Basket
Un incidente fermò l’ascesa di Rebecchi, l’ala che piaceva a Peterson
Metà anni ’70. Ad allenare le V nere a Bologna c’è Dan Peterson, che ha riportato la Virtus a vincere qualcosa dopo 18 anni, la Coppa Italia 1974. A Carpi c’è un ragazzo, Roberto Rebecchi, che è alto due metri e gioca ala nella locale “La Patria”, il cui presidente era il compianto Floriano Gallesi, tifoso Virtus, arbitro internazionale di pallavolo e per una stagione presidente del Carpi calcio (a lui è anche intitolata la Palestra Comunale carpigiana). In Virtus sentono parlare di questo ragazzo, lo vanno a visionare e lo portano nel capoluogo. Rebecchi arriva alla gloriosa Virtus nello stesso periodo del suo coetaneo Mario Porto, di cui sarà, ovviamente, compagno di squadra. Roberto vive nella foresteria del club, compagno di stanza di Massimo Marchetti, che lo ricorda così: “Era forte, è stato sfortunato”. Roberto gioca per una stagione nelle giovanili bianconere, si emoziona nel disputare i primi derby, si allena a volte con la prima squadra e l’allenatore americano ha gettato l’occhio su di lui. A Roberto sembra una favola, ma non solo manca il lieto fine, anche l’inizio s’interrompe troppo presto.
Nell’estate successiva a quella stagione, in auto con un amico, ha un incidente: rottura del femore e periodo lungo lontano dai campi. La pallacanestro corre e la Virtus non può aspettare, ma soprattutto il colpo fisico e psicologico per Roberto è troppo forte. Tornerà a giocare, in C2 e in Promozione, dove per due anni è allenato da Lucio Bertoncelli, già giocatore delle giovanili Virtus, nipote di Dario Bertoncelli e figlio della cugina di Sergio Ferriani detto Gino, due campioni che hanno portato alle V nere gloria e scudetti; a 29 anni, però, Rebecchi dice basta. Il ricordo di quell’annata in bianconero è dolce-amaro: una bellissima esperienza, ma velata dal rimpianto di cosa sarebbe potuto essere, senza quel maledetto incidente.
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