Basket
Oggi i 40 anni di Mladen Sekularac, speranza tradita
Nell’estate del 2002 l’atmosfera non era delle più allegre: le partenze di Ginobili, Jaric, Griffith, Bonora, Messina, Brunamonti. I nuovi arrivi non accendono l’entusiasmo e tra questi c’è Mladen Sekularac, che comunque viene “ucciso” il giorno della presentazione. Il General Manager Dado Lombardi, riportando un pensiero di Tanjevic, lo definisce un Danilovic con più passaggio, anzi che passa come Bodiroga, investendolo di un peso da cui Mladen non si riuscirà mai a sollevare. Ma lo stesso Tanjevic si accorse presto che le grandi qualità tecniche del serbo erano accompagnate dall’incapacità di sopportare non solo la pressione, ma anche la benché minima tensione. Proveniente dallo Zeleznik, squadra di un sobborgo belgradese, e scelto con il numero cinquantacinque dalla franchigia NBA dei Dallas Mavericks, Sekularac arriva a Bologna da guardia-ala, ma si cerca subito di trasformarlo in play-guardia.
Quella stagione in bianconero non rimarrà un’esperienza fondamentale né per lui, né per le V nere: 16 presenze in campionato (tre delle quali senza entrare in campo) con 65 punti, un po’ meglio in Eurolega con 20 gettoni e 117 punti. Tra infortuni, equivoci tecnici e rotazioni in campionato per rispettare il numero di extracomunitari, la stagione scorre nel quasi totale anonimato, con qualche perla, come i 15 punti segnati nella vittoriosa trasferta a Madrid contro il Real il 17 ottobre, nella seconda giornata di Eurolega: 4 su 6 da due, 1 su 4 da tre e 4 su 5 in lunetta Sekularac farà registrare un bottino migliore solo a Tel Aviv a fine marzo, 19 punti, quando la Virtus uscirà nettamente sconfitta in un infausto girone di Top 16, concluso a zero punti. In campionato una sola volta in doppia cifra, alla prima giornata undici punti contro la Viola Reggio Calabria, in una gara vinta allo spasimo dalla Virtus, priva di sponsor in quella magra annata. In una stagione di problemi economici per la società (preludio all’estate 2003 con la cancellazione dell’affiliazione), che si riversarono naturalmente sulla squadra, il giovane serbo fu travolto. Anche dopo aver lasciato Bologna, fu lontanissimo dal mantenere le promesse: qualcosa di buono nel Buducnost e ad Anversa, ma nel complesso una carriera molto al di sotto delle aspettative.
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