Basket
STORIE DI BASKET CITY – Travis Best: the importance of being leader – 4 giu
Indiana Pacers, Chicago Bulls, Miami Heat, Dallas Mavericks, New Jersey Nets e anche una parte nel film He Got Game di Spike Lee, interpretando uno dei compagni di squadra del protagonista Ray Allen. Travis Best arriva alla Virtus nella stagione 2006-2007 con questo curriculum non da poco e chi segue la pallacanestro d’oltreoceano saprà anche che nel 2000 sulla panchina di Indiana sedeva Larry Bird e che quell’anno Best arrivò ad un passò dall’anello, prima di essere sconfitto in finale dai Lakers di Phil Jackson. Il carisma non gli è mai mancato e anche in quella serie fu decisivo quando in gara 3 siglò la tripla che chiuse definitivamente l’incontro e mise il punto esclamativo sulla vittoria dei Pacers. Ha imparato dai più grandi: a Dallas era con Steve Nash, mentre a New Jersey era con Jason Kidd, non proprio due giocatori qualunque.
Non è mai stato un tipo banale, neanche nelle dichiarazioni. Quando arrivò disse delle semplici parole che fecero capire subito quanto fosse importante la pallacanestro nella sua vita: “Questa è una città di basket, ed è speciale arrivarci per chi è nato a Springfield” (per chi non lo sapesse è la città in cui Naismith inventò la pallacanestro ndr). Nella prima stagione in maglia bianconera arrivano il terzo posto nella regular season, il terzo posto in Fiba Cup e le finali di Coppa Italia e campionato, entrambe perse. Intelligenza cestistica, visione di gioco e leadership come pochi in Italia, si potrebbe riassumere così il giocatore Travis Best. I tifosi della Virtus avranno ancora negli occhi i pick and roll con Kris Lang, soprattutto nella trasferta in quel di Roma e ad Avellino, nella prima il lungo ne mise 25 e risultò l’Mvp della gara, ad Avellino invece ne mise 22. Di Best in maglia Virtus oltre agli assist e alla geniale regia, si ricorderà soprattutto quel Virtus-Fortitudo in cui fu decisivo e figuratevi se uno con il curriculum di Best si fa spaventare da questa gara, tutt’altro. Il numero 6 in maglia bianconera prima mette la tripla del più 4 a 48’’ dalla fine, poi ruba la palla a Shumpert e sigla il libero che chiude la gara sul 64-60. Nella prima stagione, però, un infortunio ne limitò il rendimento e costrinse la Virtus a correre ai ripari ingaggiando a gettone Doremus Bennermann. A parte il derby, vinto con due giocate decisive, due giocate da fuoriclasse puro, la sfida con più fascino resta quella contro Montegranaro. Travis Best da una parte e Randy Childress dall’altra: due menti cestistiche a confronto, due giocatori dotati di una classe sopraffina. Fu decisivo anche in gara 5 contro Biella nella partita che mandò la Virtus in finale contro Siena. Ma nella mente di Best, forse, resta anche una gara in particolare, quella in cui Peppe Poeta in un Teramo-Virtus gliene fece 26 in faccia e per ironia della sorte, qualche anno più tardi il giocatore di Teramo sarebbe diventato proprio il play della Virtus.
Travis Best in maglia Virtus è stato l’assist decisivo nei momenti difficili dei suoi, la mano che non trema (mai) dalla lunetta quando si presentava per tirare i liberi che potevano chiudere la gara; è stato il pick and roll dall’esecuzione magistrale, l’intelligenza cestistica e la regia degna di un Oscar di una Virtus che tornava in finale scudetto dopo 6 anni. Ritornò in Virtus nel 2007-2008, dopo la breve parentesi al Prokom, quando provò a rialzare le V nere che navigavano in situazione disastrosa. Alla fine i bianconeri chiusero al 15 esimo posto e con sole 2 vittorie in quell’Eurolega conquistata proprio con Best in campo la stagione prima. Esordì in una partita casalinga contro Teramo e la sua presenza in campo sembrò subito trasformare una squadra fin lì alla deriva. La classe e il carisma non cambiano e non si smarriscono con il passare degli anni. Un giocatore così in cabina di regia fa la differenza, perché lui era un allenatore in campo, l’uomo di cui Markovski si fidava ciecamente. Bastava uno sguardo al “generale” – questo il soprannome ricevuto in Italia – per infondere sicurezza nei suoi compagni. Semplicemente Travis Best, un fuoriclasse a tutti gli effetti.
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