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9 Novembre: il punto su Basket City. Tutto bene se la testa è quella giusta

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La vittoria di ieri sera ad Istanbul con un enigmatico Besiktas ha scacciato per il momento tutti gli spettri che si erano appollaiati sulle spalle della Virtus Segafredo. L’arrendevole sconfitta di Venezia aveva permesso loro invece di riaffiorare, dopo essere comparsi in conseguenza al crollo con Cremona ed essere stati per un momento mascherati dalla straripante vittoria con Ostenda. Poi, ci si è messo anche l’infortunio a Kelvin Martin a dare slancio ai corvi che sembrano annidarsi tra le gradinate del PalaDozza, sempre pronti ad involarsi al minimo contrattempo. Questa Virtus, occorre ripetere all’inverosimile, è squadra neonata sotto tanti punti di vista, ricca di talenti/talentini da finire di assemblare per la costruzione di una proposta cestistica di un certo livello. Alti e bassi si verificheranno probabilmente per tutto questo anno, per cui diventa noioso ogni volta sentir dire: Qvale non è di livello, Qvale è un grande, Kravic è da A2, Kravic è un grande, M’Baye non ha un’anima, M’Baye è un grande…. e così via, compresa la litania “ci serve un centro di livello, non si prendono i rimbalzi”, per poi pareggiarli, sostanzialmente, come ieri sera contro gente come Buva, Benzing, Cantekin o Joe Alexander. Si potrà dire finché si vuole che il Besiktas Sompo Japan è attualmente la più forte delusione della BCL, ma vincere ad Istanbul è stata comunque una piccola impresa, per cui diamo a Sacripanti quello che è di Sacripanti, ovvero la capacità di gestire questo momento non semplicissimo per la squadra, continuando a fidarsi di ragazzi come Pajola, ad esempio, che ieri ha risposto da campioncino a chi lo vorrebbe in prestito in una serie minore “per farsi le ossa”, e distribuendo il carico di lavoro sull’intero roster a disposizione, compreso il “cinno” Camara, perché la stagione sarà lunghissima e siamo si e no a un decimo del percorso, se tutto dovesse proseguire come si spera.

Il minutaggio così ripartito è probabile che neghi ai giocatori più in vista tabellini esorbitanti: se Punter continua a giocare sotto i trenta minuti, difficilmente potrà realizzare dei trenta punti; se Qvale e Kravic si spartiscono il minutaggio in campo è ben difficile che riescano ad andare in doppia cifra a rimbalzo e così è un po’ per tutti. Quello che conta, però, come ripete continuamente Sacripanti, è lo spirito col quale si entra in campo e si partecipa in generale al raggiungimento degli obiettivi; energia, entusiasmo, capacità di leggere le partite. Ieri sera è stato tutto quasi perfetto, con un Taylor nel finale stratosferico, un Qvale imprescindibile, ma tutti (o quasi: ci possono stare battute d’arresto per l’uno o per l’altro se la squadra ha gli anticorpi per assorbirne gli effetti) capaci di portare il proprio mattoncino significativo. Resta in piedi il caso Martin: si parla di un mesetto di stop. Prendere o meno un sostituto? Detto che la risposta spetterebbe solo o quasi allo staff tecnico, dall’esterno mi sentirei di dire di no, per il momento se ne dovrebbe fare a meno anche per imparare a gestire le cose senza di lui. Martin pare giocatore attualmente imprescindibile per la Virtus per la capacità che ha di trasmetterle la propria incredibile energia. Dovesse arrivare un altro esterno difficilmente potrebbe avere le sue stesse caratteristiche umane, prima ancora che tecniche, venendo ad alterare in parte la chimica in fieri della squadra. Poi, chiaro che se venisse un top player (ma la Virtus potrebbe permetterselo?) se ne dovrebbe riparlare, tuttavia l’attuale assetto promette già tanto e la cosa migliore da fare rimane attenderne la crescita, lasciando eventualmente spazio a correttivi laddove se ne avvertisse l’imprescindibile necessità per affrontare fasi molto più calde.

Sulla sponda biancoblu invece le cose continuano come meglio non potrebbero. La cena a Casa Fortitudo è lo specchio ideale della situazione: un clima di grande serenità pervade l’ambiente che tecnicamente si trova così in grado di esprimere in pieno il proprio potenziale. Pur ripetendo, saggiamente, che gli obiettivi sono ancora tutti da raggiungere, i suoi giocatori rilasciano interviste colme d’entusiasmo, come Fantinelli ed Hasbrouck che in questi giorni hanno ribadito di trovarsi nella squadra più forte in cui abbiano mai giocato. Forse Hasbrouck dimentica l’anno in bianconero assieme a Poeta, Gigli, Minard, Pullen, Steven Smith, ma potrebbe non avere tutti i torti se la differenza dovesse dimostrarsi innanzi tutto in panchina: finora Antimo Martino sta gestendo tutto al meglio, incidendo, sembra, sullo stesso DNA della Fortitudo in termini positivi. In altre parole, bravi, bravissimi Hasbrouck, Cinciarini, Fantinelli, Rosselli, Leunen, Pini, Venuto, Pini, Mancinelli e compagnia cantante, ma senza il collante giusto proprio qui l’esperienza ha insegnato che fatica ad emergere la mentalità vincente che  invece sta caratterizzando la Fortitudo versione Lavoropiù. Questione di testa, lo ribadiscono entrambi gli allenatori delle formazioni bolognesi. Diamogli retta, tifosi compresi.

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