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Virtus Segafredo: comunque vada, solo applausi per una grande stagione

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Milano si è portata sul 3-1, e per quanto visto fin qui ci può serenamente stare, come d’altro canto avevamo preventivato all’avvio di questa serie di finale: L’Armani vi è giunta con uno stato di forma che si è potuto ricarburare dopo l’uscita dall’Eurolega e con motivazioni inevitabilmente maggiori, avendo la necessità di  salvare una stagione altrimenti decisamente fallimentare; la Virtus Segafredo vi è arrivata con ancora le scorie in corpo di una esaltante conclusione dell’Eurocup, primo obiettivo stagionale conquistato con grande dispendio di energie sia fisiche che mentali, senza considerare la moltiplicazione, durata tutto l’anno, dei ripetuti infortuni conditi da acciacchi vari che hanno sostanzialmente colpito l’intero roster bolognese. Tutto questo non per cercare alibi alla truppa di Scariolo, bensì solo per ribadire la particolarità della situazione. Da qui a dire che l’Armani sia sotto il profilo tecnico così più forte della Segafredo ritengo sia un passo esagerato: in precedenza la Virtus aveva vinto in SuperCoppa, in campionato nettamente in casa, dopo essere stata sconfitta al supplementare al forum con mezza squadra in infermeria o quasi, per cui andrei cauto nel fare certe affermazioni. Anche ieri, con tutti i distinguo di questo mondo e con una formazione in evidente debito se non di ossigeno di adrenalina, a fine terzo quarto le due squadre erano ancora in parità, e nell’ultimo periodo che il crollo soprattutto nervoso delle VuNere possa essere stato propiziato da alcune fischiate “chirurgiche” non significa per forza voler scaricare le colpe sull’arbitraggio, ma semplicemente rilevare quanto oggettivamente accaduto. Come rilevato da Scariolo, l’antisportivo dato a Teodosic ha nettamente invertito l’inerzia della gara; poi forse i bolognesi non ne avevamo proprio più e quanto ne è seguito sarebbe arrivato comunque, ma coi se… Infatti, coi se non si vince poi nulla, per cui smettiamo di credere di poter dire che inserendo questo o quell’altro giocatore, cambiando prima l’uno o l’altro la partita sarebbe andata diversamente. Milano ha vinto perché più in palla e anche perché per fronteggiare un clima come quello creatosi al Forum (che forse ha coinvolto anche quel fischietto che dopo una tripla di Shields è parso festeggiare saltellando coi pugni stretti?) occorreva essere pienamente al top, come accaduto la passata stagione.

Ma la serie non è finita. Domani si giocherà alla Segafredo Arena e potrebbe ancora succedere qualcosa di sorprendente. Inutile dire che oggi come oggi le possibilità di vittoria in percentuale si siano tutte spostate verso Milano, tuttavia nel basket – ma nello sport in genere – non è finita fin quando non è finita, e non sappiamo se sotto le ceneri non stia magari covando una proficua ansia di riscossa sotto le Due Torri. Chi dovesse rinunciare a partecipare alla gara di domani avendola già battezzata potrebbe anche pentirsene, poiché fatico a credere in una resa senza condizioni di troppi degli attuali giocatori in maglia bianconera. Se poi, viceversa, dovesse arrivare la fine della saga, credo che in chiave virtussina non possa che restare una considerazione da fare, e cioè che questa squadra meriti in ogni caso solo degli applausi. Perdere la finale di campionato nelle attuali condizioni non può certo sminuire il grande risultato di una stagione comunque trionfale, che saluta il ritorno in Eurolega di una squadra al suo quarto campionato di serie A (se non si conta l’anno cancellato dal Covid), al suo terzo grande successo consecutivo (BCL, Campionato, Eurocup), che ha già posto le basi tecniche per un futuro potenzialmente di tutto riguardo.

Insomma, comunque vada, direi solo applausi per questa Virtus Segafredo. E un più analitico commento tecnico lo lascerei ai leoni da tastiera che sui social stanno sostituendosi a Sergio Scariolo e Paolo Ronci. Io, nel mio piccolo, credo che non potrei che ribadire quanto scritto più volte nel recente passato, con una constatazione che domina i miei pensieri: una squadra di basket che abbia fatto divertire tanto a Bologna a mio parere non si vedeva dall’anno di Cosic, McMIllian, Caglieris e Bertolotti, con Driscoll in panchina. Pure quella immensa del grande slam era magari più vincente ed emozionante, ma non riusciva ad essere altrettanto divertente, per la spettacolarità dei giochi dettati da SanTeodosic e i suoi discepoli. A me sembra che questo sia un risultato che possa andare oltre anche a un titolo o un trofeo  

 

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