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Virtus Segafredo: poca fortuna, tanta determinazione, con consapevolezza ma senza presunzione

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La Virtus Segafredo che si avvia alla prima gara interna di campionato non si sa bene se possa essere più carica per un avvio di stagione abbastanza scoppiettante o depressa per la serie di infortuni fin qui patiti. La vittoria in Supercoppa, l’esordio autorevole in quel di Trento parlano di una formazione che parrebbe avere tutto per provare a perseguire gli obiettivi posti dalla società, ovvero il successo in Eurocup e la conferma ad alto livello in campionato. Che non significa per forza ottenerli (soprattutto il primo) ma diciamo che le basi – nei termini di valore tecnico, adeguatezza fisica, motivazioni – costruite con un importante restyling dell’organico e della panchina dovrebbero garantire di restarvene in corsa fino all’ultimo. I crack delle ginocchia di Udoh ed Abass si sono aggiunti ai problemi fisici di Mannion e Ceron con una cadenza inquietante, visto che, per come sono arrivati, tutti questi accidenti non possono dirsi che figli di una sfortuna appiccicosa. Da un lato, si potrebbe anche dire meglio adesso che dopo, se la percentuale di infortuni deve in qualche modo distribuirsi nell’arco della stagione; dall’altro, bisogna solo sperare che la “sfiga”, che, si sa, “ci vede benissimo”, provi a girarsi anche da un’altra parte. Di sicuro tutto questo ha obbligato la società a procedere ad un nuovo innesto – probabilmente anche ad uno ulteriore – che non so se non sarebbe comunque arrivato in condizioni normali (le strategie di mercato virtussine sono divenute più misteriose del terzo segreto di Fatima), visto che JaKarr Sampson è giocatore che in ogni caso si sarebbe potuto aggiungere con logica anche all’organico al completo; ora, arriverà un altro per tappare il buco apertosi con la lunga sosta per Abass? Potrebbe non essere indispensabile, per quanto la guardia brianzola garantisse un minutaggio più contenuto ai veterani come Teodosic e Belinelli e Alexander potrebbe dimostrarsi ancora abbastanza acerbo a certi livelli. Si parla, per la verità, di un possibile reintegro in organico di Mannion già da metà ottobre, mentre non ci sono notizie ufficiali per quanto riguarda Ceron (casa Virtus è peraltro sempre molto pudica su questo genere di informazioni). Sui social fioccano ipotesi anche suggestive (Toupane, Cordinier) che verranno regolarmente contraddette dall’azione sottotraccia che sta caratterizzando l’operato di Ronci, per cui ora non resta che fermarsi ad osservare ciò su cui sta lavorando, e bene, Sergio Scariolo. Ovvero, una Virtus bella, divertente, si spera altrettanto produttiva. In verità sono abbastanza convinto che quello che diventerà questa squadra sia ancora di là da venire sotto molti aspetti, perché le potenzialità di sviluppo, sul piano dei giochi, credo siano ancora tutte da scoprire. Di certo resterà la volontà di costruire un gioco che non può prescindere dall’intensità difensiva che riduca al massimo sul campo gli spazi agli avversari, aiutando la spettacolarità di un attacco facilmente proteso al contropiede. Ecco, rispetto allo scorso anno chissà che non si vedano un po’ meno palle perse se, come si intuisce, Scariolo rispetto a Djordjevic pare chiedere un briciolo di pragmatismo in più, per quanto già a Trento si siano visti serviti 24 assist (e diversi anche molto belli non sono stati sfruttati a dovere da chi li ha ricevuti) distribuiti fra 7 giocatori, per cui possiamo dire che la filosofia di gioco non si discosti più di tanto dall’idea di un costante coinvolgimento dei compagni nelle azioni, con non rari extra-pass per liberarli al tiro. Interessante pure il fatto che la Segafredo domenica sia stata la squadra col minor numero di tentativi da 3 punti (solo 17), con una media altissima, 58%), nonostante sia stata quella che ha segnato di più (la sola oltre quota 100). Questo per ribadire come il suo gioco porti spesso a liberare l’uomo in area con risultati che dovrebbero riverberarsi positivamente sia sulle percentuali di realizzazione che sulla quantità di falli fatti dagli avversari. Dovesse poi continuare ad avere buone percentuali ai liberi, quanto meno come l’80% di domenica a Trento, ovviamente non potrebbe che goderne la produttività. Domenica sarà di scena al PalaDozza una Varese che resta una candidata alla lotta per la salvezza: l’occasione per rodare ulteriormente i meccanismi di gioco per i ragazzi di Scariolo, ma anche per verificare la loro capacità di mantenere la giusta concentrazione in ogni contesto, quello di cui difettava maggiormente la Virtus pur campione d’Italia della scorsa stagione.

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