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10 Gennaio: il punto su Basket City. L’ora della riflessione?

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Le vittorie con Brescia in campionato e Lubiana in coppa, associate all’arrivo di un nuovo centro, Yanick Moreira, dovrebbero, almeno per il momento, allontanare incubi e polemiche negli ambienti virtussini. Tuttavia, se non si vuole che anche in questo caso si tratti di un ennesimo brodino rigeneratore per una nottata occorrerà che maturi qualcosa, all’interno della Virtus, che non sia semplicemente la soddisfazione per le risposte di partecipazione del pubblico alle iniziative della società. La squadra attualmente soffre di disturbi che potrebbero apparire congeniti: difetti di intensità difensiva, di mentalità a rimbalzo, di partecipazione collettiva al gioco d’attacco. Detto così, sembrerebbe un disastro, ma per onestà bisogna riconoscere che tale non è. Il dato certo è che l’attuale Virtus Segafredo è una squadra che sconta forse più del dovuto i difetti della situazione in fieri del proprio progetto, ostacolato da una serie di infortuni che hanno pesato notevolmente sulla sua crescita. Si discute l’efficacia di Taylor come regista, ma è anche vero che gli automatismi in campo possono generarsi solo con una grande continuità di allenamento, fin qui limitata dalle assenze forzate e dal doppio impegno sportivo. Taylor si sta confermando giocatore di categoria elevata, non è Spanoulis ma neppure Conroy; ha la personalità per risolvere certe partite in prima persona, ma se fosse Kobe Bryant non giocherebbe a Bologna. Per quanto riguarda i rimbalzi, certo è che il migliore, almeno potenzialmente, si è rotto a settembre e si è proceduto fin qui in balia di un equivoco sul suo stato di salute reale; ora è arrivato Moreira, vedremo cosa cambierà ma non possiamo non ripetere all’infinito che i rimbalzi si prendono di squadra con reattività e tagliafuori. Sull’atteggiamento difensivo, ieri sera si è visto qualcosa di nuovo, una zona press in grado di mettere in difficoltà i “cinni” sloveni, ma si tratta pur sempre di una buona notizia, significativa, cioè, del fatto che Sacripanti ci sta lavorando come forse era scontato che accadesse, ma anche lui potrebbe replicare: senza squadra al completo come avrei potuto costruire un “sistema”? Esiste una morale su tutto ciò? La sola che riusciamo a immaginare è che ogni cosa si costruisce con i propri tempi che, se accelerati, spesso si rivelano infruttuosi. Quindi prima di tranciare giudizi apodittici si consenta al coach il diritto di avere i giorni per lavorare con un roster completo per il tempo necessario; allo stesso modo, tuttavia, verrebbe da chiedergli una maggiore duttilità tattica, poiché troppo spesso la Virtus finisce per dover ricorre a soluzioni individuali dei suoi fuoriclasse nei momenti topici. Anche questo, in sé, fa parte del gioco, ma non è accettabile che divenga sistematico, per quanto pure questo potrebbe rientrare nei problemi accennati sopra sulla continuità di preparazione. Il discorso peraltro non può non rivolgersi alla stessa società virtussina: crede ancora nel progetto impiantato la scorsa estate, o sotto il bombardamento delle prime contestazioni ha già deciso che sia tutto da rifare? Non che trapeli granché, ma l’arrivo di un nuovo dirigente, per quanto dotato di buon pedigree, in un ruolo fondamentale dopo soli sei mesi innesca ogni tipo di supposizione in un periodo in cui sarebbe d’uopo fare un bel fronte granitico, scegliendo fra l’altro una condotta coerente. Che rapporto si vuole mantenere con l’ambiente esterno, che nella Bologna cestistica è decisamente complicato? Dialogo aperto, come è fin qui, in parte, un po’ ruffianamente, avvenuto, o isolamento lasciando che parlino i fatti, come pare succedere a questo punto? Piccoli nodi da sciogliere, dunque, in attesa di una partita, domenica a Varese, che porterà ad una prima sentenza: dentro o fuori dalle Final8? In caso negativo sarebbe il fallimento del primo obiettivo minimo, ma non si sa cosa sperare giacché a questo punto farebbe quasi meglio, alla squadra, godere di una settimana di tranquillità in palestra per medicare le tante piccole ferite, che ci sembra incidano pure sulla serenità del gruppo, come intravisto nel finale, ieri sera, con almeno un battibecco sospetto.

Sul versante Fortitudo, invece, il vento in poppa non cessa più di soffiare. A questo punto solo un suicidio dovrebbe negarle il primo posto nella stagione regolare, e di conseguenza la promozione, dopo la vittoria anche a Roseto e la sconfitta casalinga di Treviso cui ha fatto seguito quella ad Udine. Sei punti di vantaggio sulle seconde permettono un paio di passi falsi che, stando così le cose, risultano un margine massimo di errore assai compatibile con la struttura della squadra. Fra l’altro, la Lavoropiù avrà in casa tutte le immediate inseguitrici, Treviso, Verona e Montegranaro, nel girone di ritorno che comincia domenica proprio contro Verona. A questo punto si tratta solo di affrontare la situazione con la maturità necessaria ed un valido progetto per il futuro, che potrebbe rivelarsi complicato perché sul piano tecnico non ci si deve illudere, la seria A è tutt’altra cosa dalla A2 sia sul piano agonistico che su quello finanziario. Potrebbe essere un battesimo per tanti, proprietà, dirigenti, allenatore, prima ancora che i giocatori. Un rischio, ma anche un’avventura affascinante per la ricostruzione di Basket City.

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