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Virtus Femminile – Se ti tagliassero a pezzetti

La Virtus femminile si ferma ai quarti playoff. Adesso è tempo di riposare e analizzare cosa è andato storto in questa stagione

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Ivana Dojkic
Ivana Dojkic della Virtus femminile (©Virtus Segafredo Bologna)

Fine dei giochi. In quest’ultima rubrica musicale riguardante la stagione delle Vu nere, forse la scelta del nome risulta un po’ azzardata ma coerente con la fine della stagione virtussina. La Virtus femminile esce mestamente di scena dai playoff Lbf con larghissimo anticipo, negando  la possibilità al proprio pubblico di godersi la certamente emozionante semifinale contro Schio. Contro le Orange scledensi va Ragusa, squadra di grande cuore e coraggio, che per ben tre volte si è presentata a Bologna a giocarsi le proprie carte facendo “asso piglia tutto”.

Un riepilogo della stagione della Virtus femminile

Non si parlerà qui dell’altalenante serie con Ragusa. All’unanimità si può dire che ha passato il turno la squadra che ha avuto più voglia di vincere. Forse è proprio questo l’elemento da quale partire: come è possibile che una squadra costruita nel tempo per fare il colpaccio affronti così la gara decisiva della stagione?

Dopo la SuperCoppa, sembrava che la stagione ’23-’24 avesse un vincitore già scritto. La Segafredo supera in due partite punto a punto la Reyer e Schio, arrivando ad alzare il primo trofeo della società e lanciando un preciso segnale al campionato. Poi l’avvio, l’EuroLeague, le prime vittorie. Insomma, una partenza da “tritatutto” che ha fatto sognare in grande il mondo bianconero. Sono poi arrivate le prime sconfitte, come è logico che accada, mentre Schio e Venezia, soprattutto Venezia, hanno ingranato la sesta rendendo la Virtus un’inseguitrice e non la capolista. La truppa di Vincent, dopo la delusione dell’esclusione dall’EuroLega per un soffio, si è lanciata a testa bassa nel campionato inanellando 11 vittorie su 12 nel girone di ritorno, levandosi lo sfizio di espugnare, dopo il Palaromare, anche il Taliercio. Si chiude al terzo posto.

I playoff: cambio di musica

Poi la serie con Ragusa, con gli occhi già proiettati a Schio. Probabilmente l’epilogo più inaspettato di questa serie playoff. Allora la Virtus, dopo l’ottimo avvio, deve chiedersi: che è successo?

L’impressione è che si sia dato per scontato di vincere. Come in molte fasi dell’anno, nelle partite “bollenti” la carretta è stata trainata da poche. Buone, certo, ma poche. Lo squagliamento che si è visto in gara 3 è emblema di un problema che già da tempo si era visto tra le file bianconere. Forse con troppa fretta di arrivare in semifinale, la Virtus è rimasta incagliata nello scoglio ragusano non rendendosi conto che la marea era già salita. I tentativi di aggiustare l’ultima partita dell’anno sono sembrati quasi scotch appoggiato su un vaso in frantumi. Insomma, anche se la Virtus avesse rocambolescamente vinto gara 3, forse grazie a un’altra fiammata di Zandalasini, gli interrogativi sarebbero stati ugualmente parecchio evidenti. C’è qualcosa che scricchiola.

Una squadra da due volti

Le spie della “bipolarità” della Virtus femminile, se così si può chiamare, stanno nel continuo sali-scendi che ha caratterizzato larga parte della stagione. Una mancanza di costanza che è costata qualche partita di troppo alle bianconere, che non ha mai permesso alla Virtus di dare una sterzata decisiva nei campionati disputati. Fiammate singole, quasi mai corali, spesso poco accompagnate dall’apporto della panchina, comunque cresciuta nel corso della stagione. Quando la Virtus ha giocato di squadra, ha sempre vinto; quando si è disunita, ha quasi sempre perso.

L’uscita di scena anticipata rispetto alle aspettative costa caro alla Virtus. Oltre all’esclusione dalla corsa scudetto, taglia fuori le bianconere dalla possibilità di disputare l’EuroLeague Women il prossimo anno. In virtù del terzo posto con la quale ha concluso la stagione regolare in Italia, l’anno prossimo con tutta probabilità le Vu nere parteciperanno all’EuroCup. Salvato il salvabile, però, si tratta sicuramente di un obiettivo che non era sul taccuino della Segafredo a inizio anno.

Ancora un paio di riflessioni sulla Virtus femminile

Ci possono essere diverse chiavi di lettura della stagione della Virtus femminile, soprattutto dei motivi che l’hanno portata a un epilogo così amaro. Vincent, nonostante l’indiscussa fama e il palmares quasi senza pari in Europa, evidentemente non è riuscito a entrare appieno nei meccanismi virtussini, mancando qualche scelta chiave in partite dal peso specifico elevato e forse peccando di poca “visceralità” nello stare in panchina.

Certamente il duo USA è arrivato con folto curriculum che ha fatto sognare tutto il mondo bianconero, ma l’impressione è che, soprattutto nel finale, le due statunitensi siano arrivate senza cartucce da sparare. Se Peters, tuttavia, ha disputato una stagione solida, levando spesso e volentieri le castagne dal fuoco facendo valere tutta la propria esperienza, Cox, a parte qualche lampo qua e là, ha deluso le aspettative che si era meritata dopo la Supercoppa. La texana è lentamente scivolata fuori dai meccanismi Virtus, arrivando a disputare una serie playoff ai limiti del disastroso. Si potrebbe anche parlare di Rupert. La francese ha faticato moltissimo, quest’anno, a ritagliarsi gli stessi spazi dello scorso anno, offrendo lo stesso un bel basket in uscita dalle sue lunghe leve ma forse soffrendo il “sovraffollamento” di stelle.

Insomma, in casa Virtus sarà necessario riflettere. Guardando le finali Lbf dalla televisione, converrà ripensare agli ingranaggi che non sono stato oleati a dovere nel corso della stagione, cercando di riavvolgere il filo in vista della prossima stagione.

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