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La Virtus Segafredo cede a Milano come, forse, prevedibile: 94-84 per l’A|X Armani Exchange

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A|X ARMANI EXCHANGE MILANO – VIRTUS SEGAFREDO BOLOGNA   94 – 84 (27-18; 53-39; 70-65)

A|X Armani Exchange: Punter 4, Leday 21, Moraschini, Rodriguez 2, Biligha 4, Cinciarini 5, Delaney 11, Shields 35, Brooks 2, Hines 7, Datome 3, Wojciechowski n.e. All. Messina

Virtus Segafredo: Deri n.e., Belinelli 15, Pajola 2, Alibegovic 18, Ricci 3, Adams 2, Hunter 9, Weems 6, Nikolic n.e., Teodosic 15, Gamble 9, Abass 5. All. Djordjevic

Arbitri: Paternicò, Baldini, Giovannetti

Tiri liberi: MI 19/21; BO 22/30

Falli: MI  23; BO 23

Rimbalzi: MI  34; BO 40

Tiri da 2: MI  21/38; BO 19/33

Tiri da 3: MI  11/29; BO 8/24

Il “derby d’Italia” della pallacanestro non è andato come speravano i tifosi bolognesi; forse, nemmeno come speravano i milanesi che sognavano di maramaldeggiare, però l’Armani ha detto chiaramente che la Virtus Segafredo se si presenta senza il coltello tra i denti con lei non potrà mai farcela. L’incontro avrà alti e bassi, allunghi violenti e recuperi che potrebbero anche non rivelarsi velleitari, ma l’impressione è che stavolta coach Djordjevic non abbia saputo leggere la partita e gestire il roster (perché, per esempio, ad Hunter solo 15 minuti?), utilizzando i propri giocatori più per curriculum e pedigree che per quello che stavano davvero dando sul campo, per cui il risultato ha sancito alla fine una superiorità manifestatasi praticamente ad ogni livello.  

Per l’Armani in quintetto di partenza sono Delaney, Punter, Shields, Brooks e Hines; per la Virtus Pajola, Belinelli, Weems, Ricci e Gamble. Inizio tesissimo, con grande difesa bolognese e qualche contatto subito di quelli che si “sentono”. Belinelli, però, alla prima lunetta conquistata, inizia con un 2 su 3 che conferma la tendenza virtussini a non saper sfruttare al meglio i propri liberi, a differenza di quello che fa subito dopo Delaney. Così come Shields non fallisce la tripla dall’angolo a differenza di Weems. L’attacco bolognese per la verità mostra più difetti tecnici che risultati. Il suo primo canestro su azione arriva da Belinelli dopo quasi 5 minuti, quello dell’11-4. Mentre intanto crescono le palle perse. Nella seconda parte del periodo il quintetto bolognese si trasforma completamente e all’intervallo è 27-18, dopo un 17-5 in meno di 4 minuti. È chiaro comunque che tra i bianconeri alcuni elementi (come Gamble, Weems, Belinelli) paiono del tutto lontani dal poter affrontare una gara così intensa.

Shields, Leday e Delaney stanno facendo il loro per i campioni che sono, i virtussini falliscono tiri da sotto incredibili, per cui il distacco scende a -5 ma non quanto sarebbe giusto per il gioco creato. Poi, paradossalmente i cambi ritrovano la panchina e il distacco risale in ampia doppia cifra, perché con certi giocatori in campo la difesa scompare. Di là, Shields fa quello che vuole, ma è tutta la squadra ad avere una reattività che i bolognesi si sognano. All’intervallo il 53-39 spiega come domini chi ci sta credendo, provando, volendo davvero il risultato. Tra i bianconeri, notiamo i 16 punti di Alibegovic e il plus/minus di +4 di Adams, con la squadra sotto di 14.

Lo 0-5 virtussino in avvio di ripresa è foriero di un tentativo di cambiamento; dopo 3’ è 55-50. Addirittura, Milano è costretta ad una infrazione di 24”. Ma è solo un parzialino, perché Milano ci mette un attimo, dopo, a riportare in doppia cifra le distanze. L’ingresso di Pajola negli ultimi minuti del quarto contribuisce peraltro a dare nuova inerzia alla gara. Alibegovic sbaglia il canestro addirittura del possibile -3 da sotto, ed all’ultima sosta il tabellone segna un 70-65 che racconta tutt’altra partita di quella vista nel primo tempo.

L’ultimo quarto parrebbe riproporre una partita vera, nella quale sono i particolari che possono fare la differenza, e questi continuano a premiare Milano che sbaglia un po’ meno nelle occasioni in cui non puoi farlo. Shields rimane un rebus irrisolvibile per chi difende su di lui, Teodosic propone alcune delle sue magie mentre le VuNere trovano il -4 ma falliscono il -2 in contropiede con Alibegovic. Ancora Santeodosic torna in azione per le tripla del -3, solo che Milano trova sempre il protagonista della risposta adeguata (Delaney, Cinciarini…). Il dio Milos inganna un po’ tutti dando addirittura il -2 a Bologna; l’Olimpia infatti colpisce con Leday mentre Gamble e Weems leggono pessimamente due situazioni offensive che avrebbero potuto dare l’ultima chance. Che forse non sarebbe comunque mai esistita, visto che Shields uccide la gara definitivamente con un 3+1 a 56” dalla fine che suona come un “ciao” agli avversari. Finisce, infatti, addirittura 94-84, con un parziale, nell’ultimo minuto e mezzo, imbarazzante. È vero che nel secondo tempo la Virtus ha saputo almeno dare l’illusione di riuscire a rientrare in partita, ma francamente è sembrato più che l’Armani stesse giocando come il gatto col topo, piazzando al momento giusto il colpo letale. Shields, 35 punti, è al suo career-high. Chiedersi come mai proprio contro questa Virtus?

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