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1 Ottobre, il punto su Basket City. Un convincente ritorno in Europa

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La vittoria di ieri in Lituania, che Ezio Liporesi, imprescindibile conservatore della storia e delle statistiche delle Vu Nere, ricorda essere stata la loro centesima in trasferta in gare ufficiali contro squadre straniere, ha rappresentato per la Virtus Segafredo un test sotto alcuni aspetti non del tutto probante, vista l’inconsistenza degli avversari almeno in questa fase, eppure importante per diversi motivi: il primo è che l’esordio in Eurocup, quest’anno in particolare, poteva rivelarsi una trappola, soprattutto giocandolo in trasferta, per ragioni anche solo emotive. È stato così, in effetti, probabilmente per il Lietkabelis Panevezys, crollato alla distanza dopo una più che discreta partenza, quando chiaramente i lituani hanno smesso totalmente di credere in quella che loro ritenevano una mezza impresa, almeno a sentire le dichiarazioni di coach Canak prima della gara. Poi, l’assenza di Santeodosic riparatore di ogni guaio si temeva potesse creare paure o tensioni che viceversa non si sono nemmeno intraviste. Infine si è avuta l’ennesima conferma che anche una squadra come questa, in teoria di più che buona potenza offensiva, si trasforma in agnello sacrificale se non sputa l’anima in difesa, come si è potuto constatare nel primo quarto di ieri, quando Vinales e compagni hanno realizzato 24 punti in meno di dieci minuti, prima che gliene venissero concessi solo 20 nei successivi 26. È così che la Segafredo ha costruito la – apparentemente semplice – vittoria finale, oscurando il canestro, chiudendo ogni varco, rendendo complicato ogni tiro tanto da far precipitare le medie degli avversari. Va da sé che questo comporti una non infrequente apertura di spazi per il contropiede, una delle azioni più spettacolari, cosicché diviene naturale una perdita di fiducia capace di trasformarsi, come ieri sera, nelle tabellate imbarazzanti in cui si sono esibiti i baltici nella seconda metà della gara. Interessante, peraltro, è verificare come la formazione di Djordjevic stia crescendo sul piano del gioco, oltre che su quello fisico, con l’integrazione sempre più evidente dei nuovi arrivi, a cominciare da Abass e Tessitori, ma pure Alibegovic e finalmente Adams paiono sempre meno corpi estranei alle dinamiche di un meccanismo che sta rinnovandosi nel segno di una continuità assoluta, come filosofia di gioco, dalla scorsa stagione. Non tutto è stato perfetto, ieri,certo, alcune rotelle sono ancora da oliare come si deve, qualche giocatore deve completare il ritorno al proprio stato di forma ideale, ma ad esempio Ricci, che domenica era parso su un altro pianeta, ieri ha dato un contributo di buona solidità. Insomma, la strada prosegue come forse ci si poteva aspettare, con l’incognita del primo guaio fisico da risolvere definitivamente. Se non ci saranno soverchie tribolazioni sotto questo aspetto, la Virtus Segafredo quest’anno dovrebbe garantire divertimento, rimarcando che ci si diverte soprattutto quando si vince.    

Sulla sponda Fortitudo invece ci si lecca un po’ le ferite inferte da una trasferta romana rivelatasi trabocchetto malefico. Non tanto per i due punti persi, ma per come è maturata la sconfitta (“siamo stati vergognosi” ha tuonato Sacchetti, addossandosene la responsabilità); in più, Adrian Banks ne è uscito acciaccato in misura non ancora del tutto chiarita. Si comincia a parlare di possibili sostituti, di supplenze, gira il nome sempiterno di Travis Diener, che sta a corredo di Sacchetti come il cacio sui maccheroni, ma io mi permetto di dire che a questa squadra mancano alcuni pezzi importanti, se vuole proseguire il doppio, impegnativo percorso coppa/campionato. In particolare sul piano della fisicità, sotto le plance e più in generale in difesa si intravedono le lacune maggiori, ma certi giocatori, anche d’esperienza, non possono reinventarsi dall’oggi al domani nell’atteggiamento in campo, anche se guidati da un guru come Meo Sacchetti

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