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10 anni per un grande Bologna: Bigon-Sartori, due modi differenti di lavorare

Nella penultima puntata della nostra rubrica dedicata al ritorno in Europa del Bologna mettiamo a confronto Bigon e Sartori.

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Giovanni Sartori (© Bologna FC 1909)
Giovanni Sartori (© Bologna FC 1909)

In questa breve rubrica dedicata al ritorno in Europa del Bologna, siamo giunti a un momento di svolta per la storia del club rossoblù. Una svolta che porta il nome di Giovanni Sartori.
Dopo l’ennesimo campionato concluso a metà classifica, infatti, Joey Saputo compie una scelta forte: il patron canadese opta per un cambio di direttore sportivo.

Il 31 maggio del 2022 il Bologna comunica ufficialmente di aver sollevato dall’incarico di direttore sportivo Riccardo Bigon. Al suo posto Saputo sceglie un direttore sportivo reduce dal miracolo sportivo Atalanta: Giovanni Sartori. Sotto la sua guida, infatti, l’Atalanta è passata dall’essere una realtà in lotta per la salvezza a una squadra competitiva per le prime posizioni. Riccardo Bigon lascia invece il Bologna dopo sei anni.

Bigon: sei stagioni nell’anonimato

Oggi, a distanza di due anni da quel giorno, si può cominciare a trarre un primo giudizio sull’operato di Riccardo Bigon al Bologna. I risultati parlano di due quindicesimi posti, un tredicesimo posto, un dodicesimo posto e infine un decimo posto (miglior risultato raggiunto, nell’annata del miracolo salvezza targato Mihajlovic). Il record di punti dell’era Bigon è di 47, nell’anno del Covid, dove il Bologna però termina al dodicesimo posto.

Il percorso di crescita del Bologna durante l’era Bigon è stato più lento di quanto ci si aspettasse inizialmente. Il club di Saputo per sei anni ha navigato nell’anonimato, con la conseguenza di non risultare un club appetibile per molti allenatori e giocatori. Nel 2018, De Zerbi scelse il Sassuolo lasciando intendere che le idee di programmazione del club neroverde lo avevano convinto molto di più rispetto a quelle del Bologna.

Tutto il contrario della realtà che vediamo oggi, a distanza di soli due anni.

Bigon ha sempre operato con la massima professionalità per il Bologna, ma l’ambizione che oggi aleggia in quel di Casteldebole per sei anni non è stata altrettanto presente. A chi gli chiedeva un giudizio sui risultati della sua squadra, l’ex direttore sportivo rossoblù ha sempre risposto che soffermarsi sulla classifica sarebbe stato riduttivo e che essa fosse solamente «un numerino». Oggi il cambio di passo sul tema è evidente.

Diverse le risorse a disposizione, si poteva fare meglio?

Un altro punto da tenere in considerazione sono le risorse con cui Bigon ha potuto operare nei suoi sei anni di gestione. Saputo, in quelle sei stagioni, non si è mai tirato indietro quando si è trattato di mettere a disposizione più risorse possibili, pur dovendo fronteggiare l’emergenza del Covid dal 2020 in poi.

Tuttavia, in diverse occasioni le aspettative relative ad alcuni acquisti non si sono rivelate quelle sperate inizialmente. Dalla piazza e dalla stessa proprietà. Bigon, infatti, in diverse occasioni è arrivato a pagare giocatori più del dovuto, spesso con contratti lunghi e corposi.
Gli esempi sono numerosi. Citiamo alcuni di quelli più evidenti.

  • Stefano Denswil viene acquistato del Bologna per 6 milioni di euro. Al difensore ex Club Brugge viene proposto un contratto di tre anni (con opzione per il quarto) a 800.000 euro a stagione. Il difensore, dopo l’esperienza al Bologna, è tornato in patria al Club Brugge per poi finire in Turchia. Il buon rendimento in Belgio aveva indotto Bigon a puntare su di lui, tuttavia, Denswil è sembrato subire parecchio il salto dal campionato belga alla Serie A. Con Mihajlovic, infatti, ha trovato poca continuità e nel gennaio del 2021 è ritornato al Club Brugge.
  • Un caso simile è quello di Federico Santander. L’attaccante paraguaiano viene acquistato nell’estate del 2018 per prendere il posto di Mattia Destro. Santander firma un contratto di quattro anni a un milione a stagione. L’esborso per il suo cartellino è di 6,5 milioni di euro. Dopo un primo campionato discreto nel quale comunque ha portato il proprio contributo per la cavalcata della salvezza, il paraguaiano non ha più inciso.
  • Infine, prendiamo il caso di Kevin Bonifazi, giocatore ancora di proprietà del Bologna che nemmeno a Frosinone ha saputo incidere. Bonifazi al Bologna è costato quasi sei milioni di euro, con un ingaggio da un milione a stagione. Un costo forse troppo elevato se si pensa che né con Mihajlovic né con Thiago Motta ha saputo ritagliarsi il proprio spazio.

Altri giocatori che hanno disatteso le aspettative sono stati poi Diego Falcinelli, Cesar Falletti, Giancarlo Gonzalez, Sebastian De Maio, Ladislav Krejci e non ultimo Andreas Skov Olsen. Quest’ultimo, in particolare, ha ritrovato la propria dimensione al Club Brugge dopo la sua esperienza in rossoblù nel quale non è riuscito a incidere come sperato.

Ci sono state anche delle sorprese positive, non va dimenticato. Ne sono un esempio gli acquisti di Verdi, Svanberg, Tomiyasu, Hickey e soprattutto Schouten. Ad oggi, gli ultimi tre stanno facendo vedere le proprie qualità in giro per l’Europa (seppure con qualche sfortuna fisica per Tomiyasu e Hickey).

Si poteva fare di meglio? Con il senno di poi, probabilmente sì. Forse la svolta decisa da Saputo è arrivata con un anno di ritardo, ma la presa di posizione è stata comunque forte.

Sartori: il Bologna in Champions è opera sua

L’operato di Sartori è sotto gli occhi di tutti. Il Bologna in Champions è soprattutto merito suo.
In due anni, l’ex DS dell’Atalanta ha collezionato un nono e un quinto posto.

Il primo anno ha dovuto operare con pochissime risorse a disposizione, con un Bologna che di attrattivo aveva ben poco a livello di ambizione. È per questo che anche il nono posto dello scorso anno è da considerarsi un successo.

Il quinto posto di quest’anno con la conseguente Champions è stato poi un capolavoro. L’ennesimo della sua carriera dopo quelli al Chievo e all’Atalanta.

Sartori ha portato la tanto necessaria svolta sia nel modo di lavorare sia nella mentalità. Sul primo punto, è stato evidente il cambio di rotta con una politica di ingaggi al ribasso e di contratti nettamente più brevi. Sartori, a differenza di Bigon che osservava i giocatori a distanza, è un DS che a Casteldebole si vede meno proprio perché sempre in giro per il mondo a vedere dal vivo i diretti interessati.

Da quando Giovanni Sartori è alla guida del Bologna, la classifica non è più stata «un numerino» per nessuno. Nemmeno per Saputo che, dopo un anno al risparmio, ha concesso risorse economiche importantissime, smosso dall’ambizione di Sartori e di Thiago Motta.

Essi, infatti, sono stati i primi ad accorgersi ad agosto dell’anno scorso che questo campionato avrebbe davvero potuto essere la svolta per il Bologna.

Questa opera d’arte porta la loro firma.

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