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10 anni per un grande Bologna – Caro Sinisa, questa Champions è anche tua

Abbiamo voluto dedicare la quinta puntata di questa breve rubrica a Sinisa Mihajlovic, colui dal quale è partita la svolta del Bologna.

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Sinisa Mihajlovic (© Damiano Fiorentini)
Sinisa Mihajlovic (© Damiano Fiorentini)

Come detto nelle quattro precedenti puntate di questa breve rubrica, il Bologna che torna in Europa ha radici lontane. Sono stati diversi i momenti significativi negli ultimi dieci anni, momenti che hanno via via portato al presente così come lo conosciamo oggi.
Dopo aver comunicato l’esonero a Filippo Inzaghi, il 28 gennaio del 2019 il Bologna annuncia ufficialmente che il nuovo allenatore sarà Sinisa Mihajlovic. Per il tecnico serbo si tratta della seconda esperienza sotto le due torri dopo quella del 2008. Mihajlovic è chiamato a un’impresa che ha quasi dell’impossibile: salvare il Bologna che attualmente si trova a soli 14 punti in classifica dopo 21 giornate. Un’impresa, appunto. Tuttavia, a Sinisa tutto ciò non spaventa.

Una cavalcata rimasta nella storia

L’impresa compiuta da Sinisa Mihajlovic quell’anno al Bologna è ancora oggi impressa nei ricordi di tutti. La cavalcata dei rossoblù da febbraio a maggio ha dell’incredibile. Il Bologna chiude la stagione al decimo posto a quota 44 punti, 30 in più rispetto a febbraio. Un ritmo da Europa League.

La storia di quei quattro mesi è ormai nota a tutti. Oggi, che il Bologna ha ufficialmente conquistato la Champions League, viene d’istinto ripensare a quella impresa. Poiché è da lì che è partita la vera svolta per il club di Joey Saputo. Una svolta lenta, certo, complice un evento assolutamente inatteso quale è stato il Covid, che l’anno dopo ha colpito l’intero pianeta. Una svolta che però ha da ricondurre a quella salvezza il suo principio. Senza quella salvezza, il Bologna oggi non sarebbe in Champions League. Magari ci sarebbe arrivato nel tempo, ma di sicuro non dopo così pochi anni.

Quando si dice che la Champions League è anche di Mihajlovic, questo è uno dei motivi. E non è perbenismo, come qualcuno ha scritto. Questa impresa chiamata Champions affonda le radici nella salvezza compiuta da Sinisa Mihajlovic. Una cavalcata che forse poteva riuscire solo a lui. A lui che, nei mesi e negli anni che seguirono quella salvezza, ha dovuto combattere contro un mostro come la leucemia che lo ha colpito nel luglio del 2019. A lui che non ha mai voluto essere trattato da persona con problemi di salute, ma che al contrario ha sempre voluto continuare a svolgere il ruolo di allenatore. Da remoto o in presenza quando ha potuto. Mihajlovic c’è sempre stato, mostrando un grande amore verso la piazza, verso il club e verso il proprio lavoro. Ed è per questo che dire che la Champions di questo Bologna è anche di Sinisa non è perbenismo. È la storia a parlare.

Un cambio di mentalità

Nei due anni che seguono quel maledetto 13 luglio, il Bologna non ottiene i risultati sperati. Dopo la salvezza, Sinisa è chiaro: «Non rimango a Bologna per lottare per un altro decimo posto, voglio di più». Frase che sotto le due torri non era mai stata pronunciata nell’era Saputo. Fino a quel momento.

I due anni seguenti, come detto, non portano i risultati attesi. Nell’annata 2019/2020 il Bologna chiude la stagione solo al dodicesimo posto in classifica a quota 47 punti, pur dando l’impressione di poter lottare per un posto in Europa almeno fino a luglio.

L’anno successivo, i rossoblù terminano invece il campionato con 41 punti (sei in meno dell’anno prima) ma sempre al dodicesimo posto. Nonostante un ottimo girone di andata concluso con ben 27 punti, la squadra di Mihajlovic nella seconda parte di stagione sembra mollare la presa, salvo poi riprendersi nel momento del ritorno della malattia di Sinisa.

Nei due anni che seguono quella salvezza, Sinisa è costretto a rivedere le sue priorità, pur senza però cambiare la propria mentalità. Ed è qui che sta il secondo punto di svolta dell’era Saputo: il cambio di mentalità. Sinisa Mihajlovic è stato il primo allenatore dopo molti anni sotto le due torri ad ambire a qualcosa di più della semplice salvezza. Il primo tecnico che ha saputo spronare la squadra, i ragazzi, a scendere in campo sempre per provare a vincere.

Per alcuni tratti di quei due anni complicati, difficili, il Bologna ha saputo esprimere un grande calcio. La vittoria di Roma per 3-2 del febbraio del 2020 viene ricordata ancora oggi come una delle più belle partite del Bologna degli ultimi 10 anni. Per la prima volta dopo anni, i tifosi del Bologna hanno potuto accarezzare la possibilità di rivivere un sogno. Ovvero il ritorno in Europa.

In quelle due stagioni i rossoblù hanno solo accarezzato la possibilità di lottare per una competizione europea. Tuttavia, la mentalità era ormai cambiata per sempre all’interno della piazza. E forse qualcosa cominciava già a cambiare anche nella mente di Joey Saputo.

L’esonero di Mihajlovic

Dopo due anni e mezzo, nell’estate del 2022, il Bologna inizia a pensare a un cambio in panchina, ritenendo concluso il percorso di Mihajlovic alla guida dei rossoblù. Tutto ciò anche per via di un importante cambio nell’area tecnica del Bologna. Joey Saputo decide infatti di affidare le chiavi dell’area tecnica a Giovanni Sartori, che prende così il posto di Riccardo Bigon (dell’operato dell’ex ds rossoblù parleremo nel prossimo articolo, ndr).

Tuttavia, nonostante si ritenga conclusa l’esperienza di Mihajlovic sotto le due torri, il club decide di proseguire con il tecnico serbo. Il campionato del Bologna però inizia malissimo e dopo 5 giornate la squadra di Sinisa ha raccolto a malapena tre punti contro Verona, Salernitana e Spezia. Gli spettri di un’annata simile a quella del 2018/19 si rifanno vivi e Saputo decide, a malincuore, di esonerare Mihajlovic. Un esonero che genera polemiche in tutto il mondo del calcio, un esonero che non viene preso bene dal tecnico serbo. Tuttavia, come riferirà la moglie Arianna mesi dopo: «Il Bologna ci è sempre stato vicino, ha continuato a pagare lo stipendio di Sinisa anche dopo la sua morte. È un club speciale».

Il Bologna e tutto il mondo del calcio perdono Sinisa Mihajlovic solo tre mesi e mezzo dopo quell’esonero. L’epilogo amaro avvenuto tra il Bologna e Sinisa non ha però cancellato tutto l’amore reciproco che il tecnico serbo e la piazza si sono dati per quasi quattro anni. Mihajlovic per Bologna è stato un amico. Sincero, schietto e leale: Sinisa è stato quell’amico che sai che non ti tradirà mai. Bologna e il club sono stati altrettanto per lui.

Poche settimane fa Orsolini, uno che Mihajlovic lo ha conosciuto bene, ha dichiarato che Sinisa è stato il suo primo pensiero dopo aver avuto la certezza di partecipare alla Champions League. E forse è stato così per i tanti che Mihajlovic lo hanno conosciuto.

Caro Sinisa, questa Champions è anche tua.

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