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10 Curiosità sul Pescara – 04 giu
Il “Delfino Pescara 1936” ha origine alla fine degli anni ’20, quando in città sorge una società calcistica nota come “Tito Acerbo”: ha vita breve, ma getta le basi per la nascita, nel 1930, della “Società Sportiva Abruzzo”, che presto muta il suo nome in “Associazione Sportiva Pescara”. La società fallisce nel 1935, ma dalle sue ceneri l’anno successivo sorge una squadra con identico nome e che è la base storica dell’attuale società.
Nei primi anni dopo la fondazione, il Pescara utilizzava come stadio l’attuale Piazza 1º maggio. A partire dagli anni ’30 invece utilizza il campo “Rampigna”. Poi, fino all’inaugurazione del nuovo stadio stabilisce i suoi incontri nella cosiddetta “Fossa dei Leoni”. Il 29 dicembre 1955 viene inaugurato l’attuale Stadio Adriatico, capace di contenere circa 20.000 spettatori: prima della tragedia dell’Heysel del 1985, quando le norme sulla sicurezza erano meno severe, è arrivato ad ospitare circa 40.000 persone.
Dal 2009 lo stadio è intitolato a Giovanni Cornacchia, atleta pescarese specialista nei 110 metri ad ostacoli: in carriera fu 3 volte campione italiano, argento agli Europei di Belgrado nel 1962 e alle Universiadi di Budapest del 1965 e medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo di Tunisi nel 1967.
Con le sue 6 partecipazioni alla Serie A e 35 stagioni disputate in B il Pescara è di gran lunga la squadra più forte e prestigiosa di tutto l’Abruzzo. Ogni volta che ha raggiunto la massima serie, però, è tornata immediatamente in Serie B tranne che nella stagione 1987/1988, quando i biancazzurri guidati da Giovanni Galeone si salvarono per un punto grazie alle sole due retrocessioni previste e ai 5 punti di penalizzazione inflitti all’Empoli. La salvezza arrivò ai danni dell’Avellino, che dopo dieci stagioni consecutive in A salutava il calcio che conta per non ritrovarlo più. Quel 14° posto rimane a tutt’oggi il miglior risultato di sempre nella storia del Pescara.
Nella sua lunga storia il Pescara ha collezionato 7 titoli, conquistando 2 volte il campionato di Serie B e 2 volte quello di C oltre a un’edizione di IV Serie, Promozione e Serie D.
Il Pescara ha raggiunto la Serie B dopo pochi anni dalla fondazione: avvenne al termine della stagione 1940/1941, e a guidare la squadra in panchina vi era Mario Pizziolo. Egli era stato un talentuoso centrocampista che si era distinto nella Fiorentina, raggiungendo la Nazionale con cui aveva vinto anche i Mondiali del 1934 pur dovendo cedere il posto a Ferraris per un grave infortunio patito ai quarti contro la Spagna. Nel Pescara, sempre per infortunio, aveva chiuso la carriera agonistica ad appena 27 anni, diventando poi allenatore soltanto (in due occasioni) per gli abruzzesi.
La prima storica promozione in Serie A arriva nel 1977: a guidare la squadra il “mitico” Giancarlo Cadè, ex-giocatore di discreto livello cresciuto come tecnico all’ombra di Edmondo Fabbri quando questi guidava il Mantova noto come “piccolo Brasile”. Cadè è ricordato anche a Bologna, dato che fu lui nel 1984 a riportare la squadra in Serie B dopo che era caduta addirittura in C.
L’attuale allenatore del Bologna, Delio Rossi, ha allenato il Pescara in due distinte occasioni con risultati non indimenticabili: nella prima occasione, campionato di B 1996/1997, arrivò un 6° posto deludente viste le ambizioni iniziali, mentre nella seconda (Serie B 2000/2001) arrivò addirittura una clamorosa retrocessione in Serie C, con Rossi ad alternarsi in panchina con Giovanni Galeone e Tarcisio Burgnich. Oltre a questi sono diversi gli allenatori noti ad essere passati per Pescara: Zdeněk Zeman – e prima di lui il suo allievo e attuale guida del Sassuolo Eusebio Di Francesco – e poi ancora e in ordine sparso Tony Giammarinaro, Franco Scoglio, Carlo Mazzone, Edy Reja, Aldo Agroppi e Maurizio Sarri.
È Ottavio Palladini a detenere il record di presenze con la maglia del Pescara, 322 gare distribuite nell’arco di 10 stagioni non consecutive: centrocampista, Palladini ha vestito il biancazzurro dal 1992 al 1998 e poi dal 2000 al 2004. Dopo il ritiro ha allenato la Sambenedettese, società dove è cresciuto e dove ha chiuso la carriera di calciatore.
Il miglior realizzatore di sempre per il Pescara è Mario Tontodonati. Cresciuto nella Simaz Popoli, arriva in biancazzurro nel 1940 appena maggiorenne: la squadra è composta da tanti pescaresi come lui, ed è nota come “Strapaesana”. Si mette in mostra grazie a velocità e opportunismo, doti che gli permettono di segnare tanto da esser notato ai piani superiori, in Serie A: lo prende il Bari, che poi lo cede dopo due buone stagioni all’Inter che lo utilizza come pedina di scambio, insieme a Maestrelli, per arrivare a Amadei della Roma. In giallorosso fa abbastanza bene nelle prime due stagioni, nella terza delude e passa al Torino dove però gioca poco e male. Torna al Pescara, scivolato nel frattempo in IV Serie, e in sei stagioni segna una sessantina di reti, riportando i suoi in Serie C e chiudendo a 37 anni: in totale in maglia biancazzurra ha segnato 120 reti in 12 stagioni, cifre che se aggiunte alle 51 reti in 206 partite disputate in Serie A lo rendono uno dei migliori calciatori pescaresi di sempre.
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