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Torre di Maratona, e non solo: il 29 ottobre è un giorno speciale per il tifo rossoblù

Il 29 Ottobre è un giorno speciale per i tifosi rossoblù, tra la Torre Maratona, il compleanno di Carlo Nervo e la morte di Klas Ingesson

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Ci sono date che a volte intrecciano destini e situazioni particolari. Una di queste, anche se probabilmente il tifoso medio rossoblù non è solito pensarci, è il 29 ottobre. Non abbiamo vinto Coppe o Scudetti, non abbiamo fatto registrare qualche particolare record, eppure, a ben vedere, il 29 ottobre è una data che incide sui tifosi più di quanto loro stessi sappiano. È un giorno che ha fatto più volte la storia, nel bene e nel male.

Addio Klas Ingesson, gigante buono dell’Intertoto

Partiamo dall’unica data infausta: 29 ottobre 2014. Ci lasciava, in quel giorno l’indimenticabile Klas Ingesson uno dei giocatori più amati della fine anni ’90 dai tifosi bolognesi, un uomo, prima ancora che un calciatore, che in sole due stagioni seppe fare innamorare la città di cui si innamorò a sua volta. Impegno, dedizione serietà, ma anche grinta, visione di gioco e tecnica.

Dite poco? Il gigante svedese, una delle due torri calcisticamente parlando di quelle stagioni assieme al connazionale Andersson, univa tutto questo, sia in qualità che in quantità.
Impossibile per chi abbia vissuto quegli anni, non ricordarlo con amore, come avviene regolarmente quando, per esempio, il suo grande amico Andersson è a Bologna, ed è impossibile non pensare anche a Klas.

I più attenti segnaleranno che in realtà Ingesson morì nella sua città natale durante la notte tra il 28 e 29 ottobre e anche Wikipedia, che certo non è la Bibbia, indica entrambi i giorni. Fatto sta che il mondo calcistico viene a conoscenza della sua dipartita il 29 ottobre, e noi oggi lo ricordiamo così come fa ogni anno sui social Kennet Andersson (e non solo).

Compleanni in fascia destra. Auguri a Carlo Nervo e Francesco Valiani

Il destino ha voluto che nel medesimo giorno della scomparsa di Klas, ma nel 1971, nascesse una grande bandiera del Bologna del passato recente: Carlo Nervo.
Quarto giocatore con più presenze con la maglia rossoblù (417 e 42 reti) capitano per anni della formazione bolognese e compagno di squadra di Klas, assieme alzarono l’ultimo trofeo messo in bacheca dal Bologna, la Coppa Intertoto del 1998.

Nervo rimase in rossoblù dal 1994 al 2007, con una breve parentesi al Catanzaro nel 2005, restando padrone della fascia destra rossoblù dalla Serie C alla Coppa Uefa, arrivando fino a vestire la maglia della Nazionale. Le sue sgroppate, i suoi inserimenti, le sue esultanze, sono un ricordo indelebile per chi abbia vissuto quegli anni, e la sua cavalcata dal “basso” verso l’apice del calcio italiano è stata anche la nostra.

Sempre il 29 ottobre, ma del 1980, è nato anche Francesco Valiani, che sotto le Due Torri ha probabilmente vissuto i suoi anni migliori per esplosività e rendimento, nonostante la sua carriera lontana da Bologna sia proseguita an che a Parma e Siena, giusto per citare due delle formazioni di cui ha vestito i colori.

Pistoiese di nascita, ha iniziato e concluso (a quarantadue anni) con la formazione della propria città la propria carriera professionale, ma almeno secondo quanto riporta Wikipedia, la passione è talmente grande che Valiani gioca ancora in terza categoria, tra le file dell’Hellas Chiesina.
“La freccia di Pistoia”, per noi bolognesi, resterà indimenticabile per quella bellissima rete a San Siro contro il Milan nella stagione 2008/09.

29 Ottobre 2019, viene ultimata la Torre di Maratona

Ma, e non ce ne vogliano gli altri citati fino ad ora, la data del 29 ottobre 1929 è quella che ha segnato maggiormente la storia del calcio bolognese, perché, come abbiamo ricordato anche sulle pagine di Più Stadio (Corriere dello Sport – Stadio) è il giorno in cui venne ultimata la costruzione della Torre di Maratona.

Ideata e progettata dall’architetto piacentino Giulio Ulisse Arata, la Torre di Maratona è un edificio in laterizio alta 42 metri che simboleggia lo spirito di competizione e la resistenza degli atleti, costruita nei pressi in cui avvenne l’esecuzione del patriota Ugo Bassi, ma che alla sua nascita ebbe dei compiti decisamente meno filosofici.

Il pennone era in effetti un’antenna per le trasmissioni radiofoniche, oltre a far garrire al vento una bandiera di 100 mq che Marina Militare aveva regalato alla città proprio per essere sposta in questo scenario, e sosteneva una Vittoria alata, opera dello scultore modenese Giuseppe Graziosi, che realizzò anche la statua equestre di Mussolini che era allora posizionata nell’arcata della Torre.

Le due sculture di Graziosi ebbero alterne vicende. Mentre quella appena citata venne rimossa immediatamente dopo la guerra, e il bronzo utilizzato per altri progetti (come le statue dei Partigiani in porta Lame), la Vittoria alata rimase in loco nonostante vari danneggiamenti fino alle ristrutturazioni avvenute per Italia 90.

Oltre a essersi spostata per via degli anni e del vento, una volta riportata a terra si scoprì che era servita da bersaglio per i militari che si erano accampati in zona stadio nella seconda guerra mondiale, evidenziando che alcuni di questi l’avevano colpita più volte…

Una parte architettonica fondamentale

Tornando però alla Torre di Maratona, bisogna dire che ormai da tempo le sue stanze non sono accessibili al pubblico ma rimane una parte architettonicamente e sentimentalmente fondamentale per il tifoso bolognese, oltre che un marchio di fabbrica con tentativi di imitazione, se è vero che la Torre di Maratona e il Comunale di Bologna furono poi il metro con cui vennero costruiti altri stadi (vedi quello di Firenze).

Architettonicamente quindi, vantiamo il primo stadio polifunzionale con una torre al suo interno. Sentimentalmente parlando invece, non possiamo dimenticare che cinque dei sette Scudetti, entrambe le Coppe Italia e vari altri titoli, tra cui le Coppe dell’Europa Centrale e il già citato Intertoto, sono sfilati davanti alla sua mole.

Ha però anche visto le retrocessioni, la Serie B e la Serie C, e che quindi alla sua ombra non sono solo brillati sorrisi, ma sono anche state versate lacrime. E certamente non è un caso che la riprogettazione del futuro Stadio Dall’Ara, avrà come punto chiave quello di restaurare e valorizzare nuovamente questa peculiarità architettonica che è simbolo stesso dello stadio bolognese.

Si è parlato di un Museo da insediare al suo interno, di una terrazza panoramica da cui guardare le partite e la città, e di una copertura trasparente nel settore sottostante per fare in modo che mentre gli spettatori seduti in sua prossimità possano essere riparati dalle intemperie, tutti gli altri possano continuare a godere della vista integrale della Torre di Maratona. Vedremo se e quante di queste idee vedranno la luce, per ora ci rimane una solidissima realtà: la nostra Torre di Maratona ci accoglie da 94 anni ed è ormai parte integrante della storia del Bologna.

La Torre di Maratona, parte fondamentale del logo 1000 Cuori Rossoblù

In ultimo, facendo una cosa che non si dovrebbe fare, parliamo di noi. Non è chiaramente un caso che andando a ragionare del logo di 1000 Cuori Rossoblù, ne sia uscito quello che ormai tutti i nostri lettori conoscono bene. Ad un se vogliamo “banale” cuore con i colori della nostra passione, è stato aggiunto proprio l’elemento distintivo del nostro stadio, di quella che è la casa comune di tutti quei matti a cui batte il cuore quando in campo scendono quelle maglie, e quando si parla generalmente di Bologna calcio.

La Torre di Maratona è fondamentale all’equilibrio del nostro logo, così come è fondamentale per un tifoso rossoblù vederla a bordo campo.

Non ce ne vogliano le altre numerose torri bolognesi, soprattutto in questo momento in cui la Garisenda è sotto osservazione e suscita non poca apprensione, per chi ha il cuore bicolore rosso e blù è impossibile non pensare alla Torre di Maratona come la terza e fondamentale torre della nostra città. Così come quando vedi in lontananza San Luca, sai che stai tornando a casa, quando vedi la Torre di Maratona sai che stai entrando nella casa dei rossoblù. Non potevamo certamente ignorare questo sentimento nella creazione del nostro logo.

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