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7 Giugno 1964 – “Storia Rossoblù dalla nascita fino all’ultimo scudetto” – 22 set

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11 –  Perin, il “fornaio” che costò due lire

Altro che “Pirån al furnèr”. La tradizionale canzone di Carlo Musi, adattata alla storia rossoblù, cambia soggetto. E il leggendario Pirån diventa Perin. Perin Bernardo, per l’esattezza. Da Arcugnano, provincia vicentina. E’ il primo colpo di mercato rossoblù e va fatto in grande stile, con tanto di “spesa pazza” che il Bologna affronta per strapparlo al Modena. Due lire, che detto così fa sorridere ma all’epoca, siamo nel primo dopoguerra, anno 1919, sono tanti soldi. Il Modena non fa questioni di campanile, “l’argent è argent” e l’affare si fa, con buona pace di derby, secchie rapite e goliardate varie. O meglio, l’affare si potrebbe fare. Ma anche Perin vuole qualcosa, per spostarsi di una cinquantina di chilometri lungo la via Emilia. Vuole una promessa che, a ripensarla col metro di oggi, e di questo calcio che vive di contratti milionari nonostante la crisi, fa quasi tenerezza. Perin vuole un lavoro sicuro per giocare nel Bologna. Ragiona come tanti giocatori di quei tempi, appassionati che si stanno trasformando in semiprofessionisti. Nessuno pensa di sistemarsi per la vita col calcio, ma insomma, tirando calci a un pallone un’idea di futuro si può costruire.

Lui sa fare il pane, e quella potrebbe essere la chiave. Un negozio, quattro muri che gli diano certezze. Il Bologna glieli trova. Non senza che il presidente Medica convochi un consiglio direttivo, perché tra cifra da pagare al Modena, quelle stratosferiche due lire, e azienda da avviare per il giocatore l’impegno si fa notevole. Serve una decisione condivisa, e per fortuna arriva.

Così Bernardo Perin, nato calcisticamente nel Vicenza, dove ha debuttato nel 1913, passato nelle file del Modena, dove si era trasferito durante la guerra, arriva in città, veste la maglia rossoblù e comincia a sfornare pane nel suo negozio nuovo di zecca, in piazza Malpighi. E’ il titolare, ma non fa sgobbare gli altri. Lavora duro, perché la vita non è (e non sarà) soltanto calcio, e lui lo sa bene. Lavora anche la domenica, quando la ditta comincia a ingranare alla grande e ci sono tante ordinazioni da evadere. Vita dura, tutt’altro che festiva: in piedi alla mattina presto, al banco a servire (e a discutere di calcio, perché tra i clienti la percentuale di tifosi è naturalmente altissima) e all’una giù la saracinesca e di corsa allo Sterlino (e più avanti al Littoriale, perché del Bologna Perin diverrà un fedelissimo) per giocare la partita di campionato. Via il grembiule, sotto con la divisa da gioco. Con questi ritmi, Perin diventa un punto fermo del Bologna di Felsner. E di un attacco che si fa di anno in anno più sontuoso, arrivando ai vertici del calcio italiano.

Velocissimo, leggero, giocatore tecnicamente eccelso. Vincerà due scudetti, quello dei cinque spareggi col Genoa e della finale scontata con l’Alba Roma, nel 1925, e quello del 1929. Ma già molto prima, il 6 marzo del 1921, si toglie la soddisfazione di indossare la prima maglia azzurra , nell’amichevole contro la Svizzera. Uno dei primi rossoblù ad approdare in Nazionale. Di lui restano 210 presenze e 75 reti per la causa del Bologna. Nei primi cinquanta per fedeltà alla maglia, quindicesimo nella storia rossoblù nell’elenco dei bomber. Roba egregia. Tanto Bologna e anni e anni passati, durante e dopo, a sfornare pane e raccontare gli anni d’oro in quel forno in piazza Malpighi.Fino all’aprile del 1964, quando se ne andrà a 67 anni. Troppo presto, e appena prima che il suo Bologna conquisti quel settimo scudetto.

(Riproduzione Riservata)

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