Bologna FC
7 Giugno 1964 – “Storia RossoBlù dalla nascita fino all’ultimo scudetto” – 25 Agosto
7 – ANGELO BADINI E QUEI TALENTI DA SVEZZARE
C’è un’altra storia, all’inizio felice, che si tinge all’improvviso dei toni cupi della tragedia. È quella di Angelo Badini. Figura fondamentale, nella storia rossoblù, perché è a tutti gli effetti l’uomo che, prima da giocatore e poi scoprendo e coltivando talenti, ispira il primo vero salto di qualità alla società e alla squadra, portandola ai piani nobili del calcio italiano.
Passerà alla storia rossoblù come Badini I. Perché insieme a lui, pochi anni dopo la fondazione della società, torneranno dall’Argentina anche i tre fratelli: Emilio, Cesare e Augusto, detto Nene. Erano finiti a Rosario seguendo lo spirito d’avventura del padre, capomastro in cerca di fortuna. Una volta arrivata quella, il richiamo dell’Italia si fa più forte, sconfinando nella nostalgia. Tutti di nuovo a casa, allora.
Angelo debutta nel Bologna nel 1913. Ci giocherà fino al 1921, pochi giorni prima della tragica, prematura scomparsa. Diventa in poco tempo la colonna portante della squadra, centromediano dalla grande forza propulsiva e un carisma che ne fa il leader indiscusso in campo, tanto che la fascia di capitano gli viene consegnata quasi “di diritto”. E’ un trascinatore, non solo durante le partite. Siamo ancora in un’epoca di “pionieri”, nella quale la figura del trainer, come sarà intesa a partire dagli anni Venti, è di là da venire. Tocca ai giocatori più esperti occuparsi della crescita dei talenti in sboccio, dei ragazzi della seconda e terza squadra. Angiolino Badini lo fa in modo esemplare. Cura la tecnica in campo, ma anche la forza morale dei suoi giovani allievi. Ha un’idea nobile del calcio. Per lui dev’essere orgoglio e lealtà, forza e intelligenza. Trasmette il suo verbo, diventa una sorta di fratello maggiore per i giocatori più giovani. E si prodiga per tenere unito il gruppo anche nei tempi bui della guerra. Se il Bologna martoriato e depauperato uscito dal conflitto mantiene ancora uno spirito da cui ripartire, lo si deve a lui.
Sulle ceneri della guerra, Angelo costruisce il Bologna che verrà. Sono quasi tutti suoi allievi i giovani che nel 1919 vincono il Torneo Primi Calci, organizzato da alcuni dirigenti rossoblù tra cui Berti, Oppi, Gaiani e Gibelli. In quella squadra ci sono nomi che diventeranno famosi, in questa storia. Genovesi, Baldi, Cesare Alberti, Muzzioli, Schiavio, Gasperi.
Angiolino è coinvolgente, allegro, colto. Ha un diploma di architetto e studia belle arti. Sembra destinato a un grande futuro in società. Invece, il destino lo aspetta al varco. Il 9 gennaio 1921 gioca la sua ultima partita in rossoblù. Poi una malattia lo costringe a letto. Sembra un’influenza mal curata, arriva un miglioramento e il capitano promette ai compagni che lo rivedranno presto in campo. Invece la situazione si aggrava, e a metà febbraio la setticemia si porta via il primo grande personaggio della storia rossoblù. Lo piange Bologna, e l’eco della sua morte arriva in tutta la penisola, lasciando sgomento chi sa di football. Lo Sterlino sarà intitolato a lui. Doveroso.
Quindici anni dopo, nascerà anche una fondazione intitolata al suo nome. “La Federazione Italiana Gioco Calcio”, riporta un articolo del Littoriale l’11 giugno del 1936, “in una sua recente riunione, ha approvato la istituzione della “Fondazione Angiolino Badini” avente per iscopo di devolvere gli interessi annuali di Lire nominali 15,800 rappresentate da titoli di Rendita, a favore di una o più squadre di calcio partecipanti ai Campionati e Tornei della provincia di Bologna che se ne saranno rese meritevoli”.
Destino dannato. Quando Angelo lascia questa terra, l’avventura nel calcio, e nel Bologna, di Emilio, il secondo della stirpe dei Badini, si era già interrotta da qualche mese, anche se non in maniera così tragica. Drammatica, questo sì. Durante un’amichevole col Padova, di nome ma non certo di fatto. L’entrata assassina di Modulo, terzinaccio rude dei veneti, è di quelli che lasciano il segno. Carriera finita, almeno a certi livelli. Emilio, il primo bomber vero della storia rossoblù, chiude con 25 reti segnate in 42 incontri, secondo quello che ci hanno tramandato i documenti dell’epoca. Riprenderà dopo un anno di inattività, con la casacca della Virtus, sempre nella massima categoria della lega Nord, ma senza più il senso del gol che ne aveva fatto un terrore delle difese. Gli resterà l’orgoglio di passare alla storia come il primo giocatore del Bologna a guadagnarsi una maglia azzurra. In un’occasione speciale: Olimpiadi di Anversa, 31 agosto 1920, nel torneo di consolazione l’Italia batte la Norvegia 2-1, con reti di Sardi e Badini II. Dunque, anche il primo gol di un rossoblù in azzurro. Un mese esatto prima dell’incidente.
(7 – continua)
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