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Bologna FC

7 Giugno 1964 – Storia RossoBlù dalla nascita fino all’ultimo scudetto – 4 Luglio

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Con questa overture 1000Cuorirossoblù inizia il racconto della storia del Bologna Football club, narrato dal Nostro bravissimo Marco Tarozzi, che con la sua penna traccerà il percorso storico ed emozionale che ci condurrà, fra circa un anno, ad entrare tutti insieme in quello Stadio Olimpico di Roma dove circa 50 anni fa conquistammo il Nostro ultimo scudetto contro la fortissima Inter. A Marco un “in bocca al lupo” e un sentito grazie per avere condiviso con Noi questa   “storica” rubrica.

 

Una birreria, un pallone e un grande sogno

Molto presto di mattina. È il 3 ottobre 1909, una domenica di pallido sole autunnale. C’è un fervore insolito, alla Birreria Ronzani di via Spaderie. Emilio Arnstein guarda le persone che gli stanno intorno e sorride. Sa che condividono il suo stesso sogno. Sa che amano il football quanto lui, anche se non ne conoscono perfettamente le regole. Non tutti, almeno. Ma in tempi di pionieri, quello che conta è la volontà. Quella di Emilio è di ferro. Ci ha impiegato meno di un anno a trasformare quel sogno in realtà. Aveva trovato “i màt chi corren dri a la bàla” ai Prati di Caprara, poco dopo essersi fermato per l’ennesima volta a Bologna, ai primi del 1908. Li aveva radunati, organizzati, convinti che anche qui, come in altre città italiane, era arrivato il momento di fare sul serio. 

Dunque eccoli qui, quelli che daranno origine a una storia lunga un secolo, e a tutta la gloria che ne è venuta. Riuniti intorno a un paio di tavoli della Birreria Ronzani, che è anche la sede del Circolo Turistico Bolognese. Emil Arnstein è un suddito dell’impero Austro-Ungarico nato in Boemia, a Wotitz, vicino a Praga, il 4 giugno 1886. Durante l’Università, a Praga e poi a Vienna, si è innamorato del calcio. Gli piace giocare, ma soprattutto organizzare. A Trieste, insieme al fratello e a un gruppo di inglesi e boemi, ha da poco dato vita al Black Star FC. Qui si è subito informato, per sapere se mai qualcuno, da qualche parte, avesse a che fare col football. La “dritta”, dice la storia, gliel’avrebbe data un tranviere. E fuori porta Saffi, nella Piazza d’Armi dei Prati di Caprara, proprio dove nel 1906 si era esibito il leggendario Buffalo Bill col suo tour “Wild West in Europe”, Arnstein ha trovato quel che cercava.

Ovvero i famosi “matti che corrono dietro a un pallone”. Gli stessi che sono seduti intorno a lui in questa domenica in cui si scrive la storia rossoblù. C’è un conduttore del Collegio di Spagna che di cognome fa Builla, fondamentale perché nel gruppo è quello che porta il pallone. C’è un altro spagnolo, studente dello stesso istituto. Si chiama Antonio Bernabeu Yeste, gioca centravanti e suo fratello Santiago diventerà famoso, anni dopo: presidente e anima del Real Madrid a partire dagli anni Quaranta. Un altro “straniero” viene dalla Svizzera. Si chiama Louis Rauch, è studente in odontoiatria. Diventerà uno dei pupilli del professor Arturo Beretta, prima di aprire un rinomato studio dentistico in centro. E poi ci sono i fratelli Gradi, Vincenzi, Puntoni, Cavazza, Berti, Lambertini, Martelli, Nanni, Della Valle. C’è il cavalier Carlo Sandoni, presidente del Circolo Turistico Bolognese. È lui che ha patrocinato l’iniziativa di Arnstein e dei suoi pionieri. È l’inizio del ventesimo secolo, per far crescere una società sportiva serve un pigmalione. Le cose non cambieranno, in futuro.

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