Bologna FC
7 Giugno 1964 – “Storia RossoBlù dalla nascita fino all’ultimo scudetto” – 8 Set
9 – L’ingegnere e il macellaio: un pallone per capirsi (storia di Della Valle e Genovesi)
Hermann Felsner è un maestro di calcio. E a Bologna diventa per tutti “il Dottore”, con quell’aria intellettuale e forte di quella preparazione tecnica. C’è uno solo, in squadra, che può permettersi di chiamarlo “l umâz”. Solo uno: Pietro Genovesi (foto sotto). Professione macellaio. Uomo di poche parole, da esprimere preferibilmente in dialetto. Semplici, ma di quelle che vanno dritte al cuore della questione. O al bersaglio, se c’è.
Al Bologna lo chiamano “Pirén” praticamente da sempre, dal giorno in cui debuttò in prima squadra, indossando quella maglia rossoblù che non toglierà mai, per quindici lunghi anni. Abbastanza per diventare un punto di riferimento per il Bologna, in campo e fuori. Perché non serve poi discutere tanto, per farsi capire dal gruppo.
La cosa bella è che in campo l’altro leader è esattamente il suo opposto. Geppe Della Valle (nella foto di apertura), il mitico fratello di Guido, uno dei fondatori della società, e dunque profondamente radicato in quell’ambiente. Famiglia nobile, laureato in Ingegneria, di poche e precise parole. E in campo, elegante e al tempo stesso concreto. Classe 1899, ha iniziato nel 1916: chiuderà nella stagione 1930-31, dopo aver conquistato due scudetti. 208 presenze, 103 reti. E 17 volte azzurro, con sei gol. Nel ‘21 era stato proprio lui a ereditare il grado di capitano dal povero Badini. Per Felsner è una colonna inamovibile del Bologna: «Se Geppe si mette in testa di far gol, lo fa», dice il trainer. Chiuderà la carriera a trentadue anni, ma resterà sempre legato al Bologna, di cui sarà anche tecnico (sostituendo Nagy nel ‘33) e per un periodo vicepresidente, nell’era Dall’Ara.
Resta il fatto che tra i due, “Pirén” e Geppe, c’è una bella distanza. Troppo diversi, anche socialmente. Figlio del popolo e “mazlèr” il primo, di nobile discendenza e ingegnere il secondo. Niente da fare, non c’è dialogo. Nemmeno quando passano le notti dei ritiri o delle trasferte nella stessa stanza d’albergo, per volere di Felsner che prova in tutti i modi a sintonizzare i suoi due uomini più carismatici. Niente. Silenzio. Una fortuna, non esserci in quei momenti. Però in campo Pirén cerca Geppe, che là davanti è una colonna di quell’attacco stellare: “Pozzi, Della Valle, Schiavio, Perin, Muzzioli”. E lo trova, eccome. Perché non è poi necessario amarsi per parlare la stessa lingua, quella del calcio.
E sarà lui, il capitano del secondo scudetto rossoblù, a caldeggiare con Leandro Arpinati i ritorno di Della Valle, il capitano del primo. Accadrà nella stagione ’27-28, difficile per il Bologna. “Vuole che risaliamo in classifica?”, è il messaggio, chiarissimo. “Allora faccia tornare Della Valle da Fornovo, e vedrà che ci riprendiamo…”.
Genovesi, classe 1902, è uscito dalla nidiata di giovani talenti allevata dal mitico Angiolino Badini. Con lui Baldi, lo sfortunato Cesare Alberti, “Teresina” Muzzioli, sua maestà Schiavio, il “lavandaio” Gasperi. Giocherà in rossoblù ininterrottamente dal 1919 al 1933. Beniamino dei tifosi, come spesso succede alle “bandiere”, quelle che non ci sono più. Mediano destro di ottima tecnica, gladiatore senza paura, motore della squadra, capitano dalla stagione 1928-29. E anche il secondo bolognese a conquistare la maglia azzurra, dopo Emilio Badini. “Pirén” ci arriva nel 1921, a diciannove anni, e poi metterà insieme dieci presenze : nel 1928, ancora nel giro, si toglierà la soddisfazione di salire sul podio olimpico di Anversa, con la Nazionale terza classificata.
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