Bologna FC
A Bologna è nato un fuoriclasse: dopo la Nazionale, Calafiori si è preso anche l’Arsenal
L’ex numero 33 rossoblù ha ormai spiccato il volo ed è diventato un fuoriclasse di livello internazionale
Fuoriclasse: aggettivo di persona che ha qualità o dà prestazioni eccezionali, tanto da poter essere ritenuto al di sopra di ogni classifica (definizione Treccani). Da questa parola bisogna partire per prendere coscienza in quale categoria di calciatori dobbiamo inserire d’ora in poi Riccardo Calafiori.
Un talento eccezionale, sopra la media, che non può essere definito in altro modo. Perché Riccardo è questo, è fuori dalla normalità, ha caratteristiche, qualità tecniche, tattiche e fisiche fuori da qualsiasi scala di valori. Tanto che è difficile, in certi casi definirlo in un ruolo specifico. Sappiamo però, vedendolo giocare, che sa a menadito come muoversi su ogni centimetro del rettangolo verde.
Un po’ come (e permetteteci questo paragone extracalcistico) quel fuoriclasse del tennis che risponde al nome di Rafael Nadal, che ieri ha dato annuncio del suo addio ai campi da gioco professionistici, che conosceva ogni singolo granello della terra rossa del Roland Garros e non solo…
Calafiori è uscito dalla classe a Bologna e si è preso l’Italia
Quando un giorno Riccardo Calafiori, a cui auguriamo la carriera più splendente che ci sia, si guarderà indietro potrà serenamente individuare il momento in cui è entrato in un’altra dimensione. Quel momento, quel posto, quella maglietta: la stagione a Bologna, la città di Bologna, la maglietta del Bologna Football Club. E, al di là dell’addio doloroso, Riccardo non potrà essere mai dimenticato. È e rimarrà per sempre uno dei grandi artefici della cavalcata Champions League del Bologna 2023/24.
A Bologna Calafiori è entrato in un’altra dimensione è diventato un fuoriclasse. Si è accomodato fuori dalla classe perché era sopra la media. Il recente passato lo ha dimostrato di volta in volta sempre di più. Si è preso la Nazionale e non l’ha più mollata. Delle ultime 9 gare, ne ha giocato 7, di cui 6 da titolare. Una l’ha saltata per squalifica e una per turnover. Ha fatto la giocata più importante dell’Europeo dell’Italia. E poi ha spiccato il volo. Ha salutato Bologna, non senza malinconia (vedi la presenza al Dall’Ara per Bologna-Parma), e ha lasciato un tesoretto rilevante.
Un tunnel per l’altro mondo
Il tunnel sotto la Manica è forse una delle infrastrutture più incredibili e rivoluzionare del 20° secolo. Ricky l’ha attraversato metaforicamente sicuramente, concretamente non lo sappiamo, di sicuro ha esportato la sua eccezionalità, esplosa a Bologna, Oltremanica. A Londra hanno fatto di tutto per averlo. Arteta lo ha chiesto con insistenza perché sapeva esattamente cosa farci.
Nell’Arsenal, Calafiori ha impiegato qualche partita ad ambientarsi. Poi, siccome al centro della difesa i Gunners non hanno due giocatori normali e siccome Ricky non è altrettanto normale, ha esordito nominalmente da terzino sinistro, contro il Manchester City, andando in gol con uno splendido sinistro dal limite. Non una squadretta qualunque. La squadra probabilmente più forte del Pianeta. E da lì in poi Arteta non lo ha più tolto dal campo.
Lui è un rivoluzionario perché sta portando ad un altro livello il concetto di “tuttocampista”. Ti capita di vederlo schierato in formazione da terzino sinistro. Poi guardi la partita e, se non in fase difensiva, lo vedi ovunque. Persino, quasi, a svolgere il ruolo di mezzala destra del centrocampo a tre. Se non bastasse l’evoluzione in “difensore centrale di spinta” (concedeteci questa licenza, perché proprio non sappiamo come definirlo) subita lo scorso anno. Oggi, Calafiori è più di un semplice calciatore. È una stella, un faro, punto di riferimento al quale guardare quando parleremo della nuova evoluzione di questo magnifico sport.
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