Bologna FC
A tu per tu con Alberto Cardi – 23 mag
Alberto Cardi, bolognese doc, classe ’87, ha svolto tutta la trafila delle giovanili nel S. Lazzaro, dalla scuola calcio alla serie D. Aggregato a 17 anni alla prima squadra del Boca S. Lazzaro (serie D), nella stessa annata è passato in prestito alla Pianorese (promozione), a seguire due stagioni in prestito al Mezzolara (serie D) per poi fare rientro al Boca S. Lazzaro in D. Successivamente, per una scelta di studi, è passato a giocare 2 anni in romagna al Bagnacavallo (promozione), poi al S. Antonio (vincendo il campionato di promozione) ed infine al Castenaso, in eccellenza, con cui il primo anno da giocatore vinse il campionato. Il secondo ricoprì il ruolo di giocatore e vice-allenatore in serie D, a fine anno disputò i playout come allenatore in prima, infine l’ultima annata, quella appena conclusasi, da allenatore in prima in eccellenza.
“A un passo dal possibile…” sono le prime parole di una delle più famose canzoni di Elisa. Perfetta, mister, per descrivere la stagione dell’Atletico Van Goof. Stagione travagliata da infortuni e giocatori determinanti venduti a campionato in corso. Con entusiasmo, grinta e determinazione stavate per sfiorare l’impresa salvezza che, purtroppo, non è arrivata. Qual è il tuo bilancio della stagione appena conclusasi?
“Paradossalmente il bilancio della stagione lo valuto come positivo, io e il mio staff ci siamo trovati a dover allenare 2 squadre differenti nella medesima stagione, complice un mercato di partenze e di pochi arrivi, per questo primo motivo credo che i playout siano già stati un “miracolo sportivo” e per poco non ce l’abbiamo fatta. Abbiamo fatto esordire 40 giovani, un numero esorbitante, aiutandoli nella crescita personale e nella valorizzazione per la società, quindi giocare ogni partita con 7 fuoriquota o anche di più in campo non è stato semplice ma i ragazzi con l’applicazione e la voglia di migliorare se la sono giocata su tutti i campi dell’Emilia Romagna. Facendo un paragone col Misano, unica squadra ad avere in campo la medesima età media, siamo arrivati a 24 punti da loro … quindi a ognuno il compito di giudicare…”
Com’è nata la collaborazione con il vice Alessandro Barbacini e come vi siete trovati?
“Alessandro ed io ci siamo conosciuti al corso allenatori, appena l’ho visto mi è sembrato un ragazzo con tanta voglia di approcciarsi al mondo delle prime squadre (date le sue precedenti esperienze nelle giovanili di diverse società), unendo la sua voglia al mio bisogno di un collaboratore ci abbiamo messo 5 minuti a trovare un percorso comune che, oltre al lato professionale, è sfociato anche in un rapporto di amicizia importante. Quindi direi che il rapporto è andato oltre ogni più rosea aspettativa. Ci siamo completati, io sono quello sempre concentrato 24 ore su 24 sul pallone e sul lavoro e questo mi porta a momenti di grande stress e lui, con la sua calma e il suo modo di ragionare, mi ha dato una grossa mano nel gestire sia me che i ragazzi, insomma un cocktail perfetto”.
Da quest’anno partita secca nei play out, vi ha danneggiato?
“Per una squadra inesperta come la nostra forse la partita secca andava vista come un vantaggio, purtroppo il fattore campo ha inciso molto essendo noi abituati a giocare al Negrini, campo stretto e piccolo, ci siamo trovati nelle praterie di Argenta e questo sicuramente ha danneggiato i ragazzi”.
Da dove ripartire il prossimo anno?
“Il prossimo anno sicuramente bisognerà ripartire da una realtà seria e con dei progetti. Quest’anno è stata fatta una scelta per il bilancio che probabilmente andava fatta a inizio stagione e non in corsa e questo è stato il danno maggiore procurato a livello sportivo; io e lo staff, per una questione affettiva e di miglioramento personale, abbiamo deciso di proseguire quando qualsiasi persona avrebbe mollato la barca, in funzione dell’esperienza appena passata speriamo arrivino proposte chiare e concrete che possano, non come quest’anno, agevolare lo staff nel fare bene sul campo”.
Passiamo la palla al Bfc. Ipotizziamo uno scambio di ruoli, al posto di mister Ballardini che modulo e che squadra avresti schierato?
“Al posto di Ballardini non sarei nemmeno arrivato a schierare una squadra, mi spiego meglio….non avrei proprio accettato la panchina! Il Bologna mi ricorda molto a paragone la nostra esperienza vissuta in quest’annata, una squadra non attrezzata per fare la serie A, senza progettazione futura e soprattutto che si è messa ancor di più in difficoltà vendendo i giocatori migliori nel mercato in cui avrebbe dovuto fare invece uno sforzo per mantenere la categoria. In Ballardini non trovo un capro espiatorio, forse in qualche occasione non ha trovato il giusto feeling per identificare l’attaccante su cui puntare e si è un po’ perso in rotazioni eccessive tra questi generando forse poca tranquillità, ma a parte questo il Bologna era destinato a retrocedere da gennaio in poi. Se fai partire il tuo giocatore più rappresentativo in un momento del genere ti tagli le gambe da solo e i fatti lo hanno confermato… ho azzeccato il paragone?” (sorride, Alberto)
Guaraldi è andato a trattare la cessione del Bologna insieme a Christian Frabboni, capo ultras della Beata Gioventù, presentandolo come un suo professionista di fiducia. Cosa pensi di questa scelta?
“Penso che Guaraldi non stia azzeccando una scelta che sia una, si circonda di collaboratori occasionali senza competenza alcuna, portare poi un capo Ultras ad una trattativa delicata e così importante per una città intera rappresenta davvero il momento di un paese come l’Italia che, per disorganizzazione e poca professionalità, si stia trascinando nel baratro da solo. Zanetti era il punto da cui ripartire già in serie A, dubito che ad oggi sborsi una cifra folle (il Bologna gli sarebbe costato meno in serie A) per una squadra retrocessa e che lo ha trattato come tutti sappiamo. Se poi l’incentivo è trattare con un tifoso allora direi che le cose sono in alto mare senza nemmeno sedersi a un tavolino. Io personalmente spero, sia per i tifosi ma soprattutto per la città, che le cose cambino alla svelta, Bologna è una piazza storica che ha visto fior fiore di campioni e non la si può pensare in mano a questa gestione scellerata, abbiamo l’esempio di realtà molto più piccole che riescono a vivere di calcio con la programmazione, Chievo e Udinese non mi sembrano piazze che abbiano qualcosa da invidiare a Bologna….forse per una volta bisognerebbe a bocce ferme farsi un esame di coscienza….ma nel 2014 è utopia….morale e etica sono due parole sconosciute ai giorni nostri, però io e Alessandro, nel nostro piccolo, ai ragazzi di Castenaso abbiamo cercato di trasmetterle”.
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