Bologna FC
A tu per tu con Antonio Cincotta – 7 ott
ESCLUSIVA. Da oggi la consueta rubrica della nostra inviata Valentina Cristiani, aprirà i battenti al martedì, sempre alle 18,00.
Questa prima puntata ha il piacere di ospitare il mister del Football Milan Ladies, Antonio Cincotta – “Per me Bologna FC1909 significa Marco Di Vaio (che ha annunciato il ritiro dal calcio giocato, ndr), un campione del recente passato che ho sempre infinitamente apprezzato per la sua caparbietà e determinazione – ci confessa – Ho seguito in questi giorni la pista “americana” che penso sarebbe stata davvero una strada per una crescita del club, un club con una storia meravigliosa che rappresenta una delle più belle città Italiane, e che spero torni ad occupare i più prestigiosi lidi del calcio nostrano.
Dal master in Bocconi sul Marketing Sportivo insieme a Gianluca Vialli, a quello in P.N.L, alla Panchina d’Argento 2013, nonchè il premio come Best coach 2012 del Campionato Italiano femminile A2 e i premi come Winner Northwest e l’Evergreen Cup con l’AC Seattle, queste le sue tappe principali. “Per qualche anno allenai come mister in seconda, con la fortuna di affiancare maestri quali Maurizio Ganz, Stefano Nava, Stefano Eranio, per poi iniziare la carriera da primo, finendo a specializzarmi nel settore femminile”.
Antonio, com’ è nata la passione per il calcio?
“La passione vera per il calcio si accese fortemente nel 1994, i mondiali negli States, quasi una fatalità se penso che poi sarei finito ad allenare proprio lì. Io ero un “pulcino” e l’idolo del mondiale era Daniele Massaro, a cui davano la numero 11, che tipicamente indossavo io in quei primi anni da giovane calciatore.
L’emozione più bella e quella meno bella che il calcio le ha regalato?
“Quando con il Seattle conquistammo la fase finale in California, la gioia fu totale, ma non posso dimenticare la bruciante delusione della finalissima contro il Siena per accedere alla Serie A, a Sarzana scesero lacrime vere”.
Come mai la scelta del calcio femminile?
“L’avventura nel calcio femminile è iniziata diversi anni fa, provando a sostituire un tecnico, poi, allenamento dopo allenamento e errore dopo errore è diventato un segmento in cui mi sono molto specializzato”.
La sua scelta di andare all’estero a cosa è dovuta?
“Sono andato all’estero proprio perché lì il settore femminile è un eccellenza e non un ripiego, e volevo confrontarmi nei circuiti top, scelta che ha migliorato notevolmente e arricchito il mio back ground”.
Cosa pensa della proposta di Tavecchio di creare un campionato femminile a 12 squadre, associate al maschile?
“Penso sarebbe la vera chiave per una svolta”.
Parlando invece della sua squadra, il Football Milan Ladies, è soddisfatto del lavoro svolto sino ad ora?
“La squadra è partita bene, ma ad ora con i punti conquistati non siamo neanche salvi, quindi bisogna affrontare le cose secondo dopo secondo, ricordando che per vincere non è solo importante come si inizia una stagione, ma come si finisce l’opera”.
Si parla di lavoro mentale abbinato a quello sportivo, concorda?
“Nei miei corsi di formazione, nonché nelle lezioni che sono chiamato a tenere per i vari enti, uno su tutti “Coaching Italia” cerco sempre di mostrare e aggiornare gli allievi allenatori su tematiche di PNL e comunicazione inserite alle proposte tecniche e tattiche, sviscerando una nuova frontiera nell’approfondimento della programmazione didattica delle unità di lavoro”.
Quali sono le caratteristiche di un bravo mister e cosa cerca di trasmettere alle sue ragazze?
“Un buon mister per me deve essere l’uomo dell’ordinario e dello straordinario, poiché gestisce una squadra e tanti singoli, un gruppo e tanti sottogruppi, collaboratori e tifoserie (alla volte a favore, alle volte contro). L’abilità più preziosa allenando le prime squadre è quella di saper riconoscere e correggere l’errore, qualità che richiede ineluttabili competenze”.
Se non avesse fatto il tecnico quale professione avrebbe scelto?
“Adoro la pallavolo, ma sarebbero serviti alcuni centimetri in più..”
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