Bologna FC
A tu per tu con Carlo Dellacasa – 11 dic
Se scrivesse un libro sarebbe… un giallo, magari a sfondo rossoblù (troppi colori?!) – Giornalisti a cui è legato… un nome su tutti: Montanelli; a seguire Severgnini “Per me un piacere averli letti e leggerli”. In redazione faccio un nome su tutti: Pierluigi Gambino: “Una penna sopraffina. Idee diametralmente opposte alle mie: un piacere ‘litigare’ ” – Il tratto del suo carattere che predilige… l’ottimismo (aspetto la Stella ogni anno…) – Quello da “rivedere”… “Per il resto mi rimando su tutto” (sorride) – La qualità che preferisce in una persona… la sincerità –
Il suo motto… “Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela ciascuno. Ma se tu hai un’idea, ed io ho un’idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee, di George Bernard Shaw”.
La parola a lui, Carlo Dellacasa, vicedirettore de “Il Pubblicista”, magazine distribuito al Luigi Ferraris in occasione della gare casalinghe di Genoa e Samp.
Carlo, cosa manca al Genoa rispetto alla passata stagione?
“Sarebbe facile fare il nome di qualche giocatore illustre che ha lasciato la Lanterna. Penso che in estate si sia lavorato bene per quello che era il budget a disposizione, mancano ancora tanti automatismi dovuti agli infortuni e la consapevolezza di essere squadra. L’unione fa la forza e lo scorso anno ha fatto la differenza. Quest’anno manca ancora amalgama; lo compriamo a gennaio?”
16 punti frutto di 4 vittorie, 4 pareggi, 7 sconfitte, 15 gol segnati, 20 subiti; il dato di fatto. La dimensione del Genoa invece è….?
“La dimensione del Genoa è quella di una società che deve puntare sui giovani, su qualche scommessa e su discreti elementi sicuri. Un mix che per adesso non ha dato i frutti sperati ma che potrebbe ingranare presto. Basta non mettere pressione ad un ambiente che deve lavorare con serenità”.
Si può dare di più?
“Secondo me questa squadra può crescere e non soffrire fino alla fine”.
Laxalt, Burdisso e Rincon i valori aggiunti in chiave genoa. Ma, senza il bomber Pavoletti (che ha saltato 8 gare di cui 3 per infortunio e 4 per squalifica), sono solamente 2 i gol segnati. Quelli che subentrano non riescono a incidere, l’amara verità. Nell’immediato dove devono agire Gasperini e la società?
“A mio modesto modo di vedere si deve trovare chi ricopra al meglio la fascia destra, ancora orfana di un elemento pronto per il calcio italiano; davanti Pavoletti deve trovare la continuità. Ne abbiamo parlato tanto dopo la squalifica col Carpi, ma è lui il bomber rossoblù”.
A.A.A. Cercasi bomber per il mercato riparatore di gennaio. I sogni (im)possibili quali sono?
“Il problema bomber riguarda un discorso più ampio: da che mondo è mondo è l’elemento che in termine di soldoni costa più di tutti. Allora come e dove investire? Purtroppo il tesseramento di Bruno Gomes in extremis non è andato in porto, avrebbe tamponato le assenze di Pavoletti di inizio stagione. Vedendo il bicchiere mezzo pieno possiamo dire che così ha avuto modo di ambientarsi. In chiave mercato di riparazione non penso possano arrivare grandi nomi, credo che la società dovrebbe trovare su un usato sicuro con qualche anno di troppo per lasciar modo a Pavoletti di continuare nel suo cammino di crescita”.
E i sogni di Carlo?
“Se dovessi sognare – visto che non costa nulla – avrei solo un nome: Cristiano Ronaldo. Per me ogni anno è da pallone d’oro!”
Il “primato” di cartellini rossi come te lo spieghi? E quanto pensi abbia influito in questi primi mesi di campionato?
“Un primato che ha frenato in maniera impressionante il cammino del Grifone. Tutti questi rossi denotano probabilmente una poca consapevolezza nei propri mezzi che fa affrontare la gara sempre con quel pizzico di nervosismo in più”.
Passando alla sponda felsinea, la cura Donadoni ha sortito subito gli effetti desiderati: 10 punti in 5 partite. Squadra corta, compatta, aggressiva. Quali carte calerà il Genoa per affrontare un Bfc sulle ali dell’entusiasmo? Che squadra vuole Gasperini e su che 11 punterà?
“Sugli 11 non mi sbilancio, anche perché al Ferraris saranno in 12. Sono convinto che la Gradinata Nord aiuterà i propri giocatori. Il Bologna dal canto suo ha cambiato testa; qualcosa prima non andava in seno alla squadra, ora la manovra è corale. Sarà una bella partita, è presto per fare tatticismi esasperati”.
La “partita perfetta” sarebbe risolta al fotofinish … peculiarità del Genoa di questa stagione?
“No, la partita perfetta è quella dove le squadre giocano in 20 metri scarsi, dove c’è più movimento sia senza palla che con la palla, dove magari le occasioni da rete sono tre o quattro in totale. La partita perfetta è quella dove si esprime il calcio così come si è evoluto fino ad oggi. Per me la partita perfetta è stata quella con la Juventus di qualche anno fa (2009 doppietta di Thiago Motta e Palladino per i rossoblù). Per me il più bel match giocato dai rossoblù da sempre. Poi se il gol arriva invece all’ultimo secondo, beh, quella è una partita da goduria…”
Con la gestione Donadoni anche un primato per Destro: 4 gol in 360 minuti. Un ritorno al Ferraris, quello stadio in cui Mattia – all’esordio – segnò la prima rete in serie A. Era il 12 settembre 2010 (Genoa-Chievo 1-3). Che ricordi hai?
“Destro purtroppo è stato uno dei tanti elementi che a Genova sono passati di sfuggita. Grande promessa, troppo acerbo nel 2010, che ha avuto qualche difficoltà nella scorsa stagione e nelle fasi iniziali di questa. Chi ha il fiuto del gol non lo perde mai, passato il “raffreddore” è ritornato a respirare bene l’aria di porta. Su quel Genoa-Chievo meglio non esprimersi, come su tanti Genoa-Chievo… i mussi volanti sono sempre ostici per il Grifone”.
Genoa e il “furto” della stella. Correva l’anno 1925…
“Già la parola “furto” di per sé dice che di sportivo c’è stato ben poco… Però, e qui giro la situazione in chiave positiva, penso che il Genoa lo si ami ancora di più proprio per quei 9 scudetti e quel sogno di una stella che vale una vita di speranze. Il Genoa è quello: l’eterna incompiuta che ti fa appassionare ancora di più per la sua imperfezione. Sono i difetti che ti fanno innamorare”.
Come sei approdato al giornalismo? E’ stato questo lavoro a cercare te o viceversa?
“È stato un mondo che mi ha sempre affascinato, fin dal giornale parrocchiale. Poi ho iniziato a lavorare alla Federazione Italiana Vela dove ho trovato un grande collega e amico (Luca Podestà) con il quale ho potuto portare avanti un progetto editoriale importante”.
Vicedirettore de “Il Pubblicista”; come è nata l’idea di questa pubblicazione, prima portale a seguire anche rivista distribuita al Ferraris? Altri progetti in cantiere?
“Il Pubblicista, come detto, è nato insieme al collega Luca Podestà. Siamo dei Don Chisciotte da questo punto di vista. Fare un cartaceo a Genova è un po’ come vendere pellicce nel Sahara. Il portale al contrario si dimostra molto dinamico.
Da pochissimo ho iniziato una nuova avventura che si chiama Genoa News 1893 (genoanews1893.it) inutile dire quale sia l’argomento. Siamo partiti davvero forte! In redazione ho la fortuna di avere come co-direttori Franco Avanzini e Adriano Caorsi: due macchine da guerra. Ma la redazione tutta ha bisogno di un grande plauso, in 10 giorni abbiamo fatto passi da gigante”.
Sei molto attivo sui social, specie su twitter, cosa ti piace e cosa meno di questo mondo?
“I social sono il domani, anzi l’oggi, forse anche la sera appena passata… sono entrati in maniera invadente nel nostro relazionarci con il mondo e hanno contribuito a cambiare tanto la nostra socialità. Nonostante la mia presenza su questi mezzi ne vivrei tranquillamente senza. Meglio un caffè ad un pollice blu alzato su FB, e una pizza ad una condivisione”.
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