Bologna FC
A tu per tu con…Franco Colomba
Franco, grossetano di nascita, ma ben presto una vita spesa sotto le due torri. Lo ricordo bene, molto bene, come un fine dicitore e, sebbene di gol nefacesse pochi, uno mi viene spesso alla mente, forse perché in quella partita giocata con la neve sulla pista d’atletica fece cose dell’altro mondo e, dulcis in fundo, un gol quasi da calcio d’angolo .
Franco persona vera, genuina e schietta, forse si troverebbe d’accordo con me nel dire che volesse crossarlo quel pallone, ma oggi è per lui un omaggio e cosa importa citare deviazioni o particolari secondari?
Quel gol rimise in piedi una partita stregata che vide un sacco di gol sbagliati al cospetto di un tiro in porta, beffa del Como che gli diede un punto.
Parlavamo di un grande Bologna dove Franco stesso , ne ricorda alcuni grandissimi interpreti che, assieme a lui, diedero il via a quella che viene per antonomasia ricordata a Bologna come “la stagione del meno 5”
Per me, un giovane che abitualmente frequentava lo stadio, Colomba rappresentava la classe pura, il giocatore che poteva sempre darti la pallabuona, nonchè il ragazzo misurato e sempre educatissimo per toni e modi che divennero poi un must anche nella sua vita da allenatore.
1000CUORI: Franco, come ti avvicini al Bologna?
COLOMBA: Facendo la solita trafila, passando attraverso le varie formazioni giovanili, nel 1974, sotto l’allora guida tecnica del “Petisso” (Pesaola) io e Pecci, entrambi centrocampisti della primavera, veniamo promossi in prima squadra, addirittura esordendo in tandem a Torino contro la Juve (ris.1-1 n.d.r.).
Per Eraldo fu subito una grande e rapida ascesa verso grandi squadre, mentre per me ci fu bisogno di un paio d’anni in prestito per una maturazione completa (Sambenedettese e Modena) prima di raggiungere definitivamente il palcoscenico della serie A.
1000CUORI: 17 anni totali di Bologna e la fascia di capitano!
COLOMBA: Certo, nell’anno di Radice. L’anno della penalizzazione dove raggiunsi, credo, l’apice della mia carriera a Bologna conseguendo molteplici premi come miglior centrocampista fino ad arrivare alla Nazionale.Un anno magnifico sotto ogni punto di vista.
1000CUORI: Cosa ti ha dato Bologna, Franco?
COLOMBA: Credo quasi tutto. L’infanzia, i miei amici, l’esordio in serie A ,la fama e, come ti dicevo, la maglia azzurra.
MILLECUORI: Dopo quell’anno trionfale, coronato oltretutto da due memorabili vittorie a Torino (n.d.r. contro Juve e Toro) , cosa accadde?
COLOMBA: Arrivarono gestioni poco facoltose e gravissimi problemi economici, tanto che fummo protagonisti in modo tragico e poco edificante di due retrocessioni che metabolizzai malissimo anche per il fatto che fossi il Capitano. Decisi di accettare Avellino dove restai per cinque stagionidiventando un beniamino dei tifosi , per poi chiudere la mia carriera a Modena con una promozione dalla serie C alla serie B, guidato da Ulivieri.
1000CUORI: Torniamo un attimo a quella stagione memorabile. Vorremmo alcune considerazioni, ad esempio, sul famosissimo “pressing di Radice”
COLOMBA: Guarda, a scanso di equivoci, lo ritengo l’allenatore che più mi ha insegnato nel calcio, un vero precursore dei tempi moderni nonostante fossimo negli anni ottanta . Portò nuove idee tattiche , spirito indomito di squadra e una grande voglia di lottare su ogni palla. Ci inculcò l’aiuto reciproco tracompagni, i raddoppi, il pressing. Queste erano caratteristiche che, in maniera molto marcata, fu tra i primi allenatori a trasmettere abbinandole a risultati vincenti. Credo, anzi ne sono convinto, che quando un mister insegna calcio e, allo stesso tempo, il suo “credo” viene recepito dal collettivo, sia il binomio massimo per la vita professionale di un allenatore .Con me, lo dico in modo schietto, ottenne il massimo e personalmente rimane sempre un riferimento importantissimo.
1000CUORI: Ora un amico di questo sito che ricordiamo sempre:” Giuliano Fiorini”
COLOMBA: Giuliano, calcisticamente parlando era un fratello e, nonostante fosse più giovane di me con la nomea di estroverso “farfallone”, era un ragazzo di grande umanità, generoso, intelligente e ricco di valori morali.
1000CUORI: Altro amatissimo di quei tempi: Eneas.
COLOMBA: Viene etichettato da molti giornali di settore come uno dei bidoni epocali del Bfc.Mi sento di fare una bella nota di disappunto: era uncalciatore fortissimo fisicamente, ma sfortunato per aver subito un gravissimo infortunio durante un gelido inverno che non gli facilitò il recupero e la consacrazione definitiva.
Era uno “spaccadifese” , molto simile a Clerici, che sapeva far salire benissimo la squadra. Fisicamente era un “animale”. Se devo trovarne un difetto , ti dico che non aveva un grande tiro e doveva affinare il fiuto del gol, ma sopperiva a queste deficienze con tante altre eccellenti virtù tecniche.
MILLECUORI: Da allenatore credo la tua esperienza simbolo per aver avuto tempo, fiducia e programmazione sia stata Reggio Calabria, con una serie di nomi altisonanti veramente di primissimo piano che raggiungeranno, in seguito, i palcoscenici più rinomati e prestigiosi della massima serie. Li vuoi citare tu?
COLOMBA: Con piacere. Kallon, Possanzini, Pirlo, Baronio, Cirillo, Oshadogan, Morabito,Cozza e qualcuno sto dimenticando sicuramente. Hai comunque ragione nel definirla “operazione perfetta”, perché ci fu progettualità ed unità di intenti tra me, il direttore sportivo e il Presidente. Mi chiesero, da subito, di costruire una squadra che, in caso di malaugurata retrocessione avesse avuto poi una robusta solidità strutturale in modo da
poter essere in grado di tornare immediatamente nel massimo campionato. Quell’anno non avemmo problemi perché fummo bravi a coniugare ottimeprestazioni ad una salvezza anticipata riuscendo nel contempo a valorizzare e lanciare tanti ottimi giocatori che poi divennero un vero patrimonio tecnico ed economico per la società.
L’anno dopo, a seguito di un depauperamento tecnico importante e svariate cessioni, disputammo un campionato sofferto, conclusosi con l’amararetrocessione agli spareggi contro il Verona.
Curioso e inusuale fu il fatto che la dirigenza apprezzò il mio lavoro e decise di mantenermi alla guida tecnica per l’anno seguente in cui, con grandesoddisfazione, vincemmo il campionato. La morale che questa esperienza insegna è che ci vuole programmazione all’interno di una Società. Presidenza, direzione sportiva e allenatore dovrebbero costruire insieme un piano, diciamo triennale, con obiettivi a step, in modo da ottimizzare investimenti economici e patrimonio tecnico. Purtroppo oggi non è così e il cambio della guida tecnica diventa la soluzione più facile e rapida per risolvere , o illudersi di farlo, i problemi.
1000CUORI: Ed ora Franco un periodo meno fortunato, dove purtroppo hai vissuto una poco edificante esperienza lavorativa, ma molto fortunata dal lato umano. Parlo di Verona e dell’Hellas Verona,. Ci racconti come e cosa accadde?
COLOMBA: Verona fu una scelta dettata dalla delusione del mio mancato approdo in rossoblù. Avevo ricevuto segnali incoraggianti da Cazzola e dal ds Salvatori per approdare al Bologna, ma alla fine optarono per strategie personali (Arrigoni, che si piazzò secondo in serie B con relativa promozione,ndr ).
Di lì a poco arrivò la chiamata di una piazza importante come Verona che, sebbene in Lega Pro, rappresentava comunque una soluzione ottimale, sia per blasone che per pubblico. Feci forse una scelta troppo istintiva e, sebbene le intenzioni e i proclami della Società fossero quelli di vincere il campionato ed entrare nel cuore degli scaligeri,”sbagliai annata” giudicando e valutando male il valore di una squadra che, anche dopo il mio esonero, raggiunse soltanto la salvezza dopo i play-out.
Una parentesi negativa della mia carriera che non mi ha però impedito di conoscere persone per bene. Un nome su tutti quello di Matteo Mascetti (il team manager, ndr) col quale nacque, da subito, un forte legame, mantenuto e consolidato nel tempo . Con gli anni questo legame si è evoluto in una sana amicizia basata sulla fiducia e sul rispetto. Un ragazzo sempre positivo anche davanti alle difficoltà.
1000CUORI: Il momento del rilancio non tardò ad arrivare. Ascoli.
COLOMBA: Per la serie ” prendiamo solo cose difficili” , con l’Ascoli subentrai in panchina quando la squadra era ultima in classifica. Iniziò in quel momento una grande rincorsa fino ad arrivare a soli tre punti dai play off promozione! La stagione fu positiva perché raggiungemmo l’obiettivo prefisso, ma sicuramente quelle 5 sconfitte finali, chiamiamole ” di fine stagione”, rimasero negli occhi di tutti e offuscarono un po’ quella che fu una splendida impresa.
1000CUORI: E finalmente Bologna ,una gran bella salvezza e tante belle vittorie.
COLOMBA: Avevo raggiunto la piazza che tanto desideravo, seppur in corsa (Papadopulo, ndr). Ricordo bene il mio esordio a Genova contro i blucerchiati. Esordio sfortunato, ma poi, una serie di gran belle partite, ci traghettarono verso una zona di classifica consona al blasone del Bologna. In tutta onestà devo dire che lo scatto decisivo lo facemmo a Gennaio quando, con Buscè e Modesto rinforzammo tantissimo le corsie esterne.
Attaccanti maturi che ruotavo, una rosa che mi seguiva al 100% e giocatori tecnicamente validi, fecero si che ci risollevammo velocemente, togliendoci anche meritate soddisfazioni grazie a vittorie importanti .
1000CUORI: Ma come fu l’esonero per mano di Porcedda?
COLOMBA: C’erano stati tanti piccoli e inequivocabili segnali. Poca trasparenza, situazioni fumose e quindi l’esonero, diciamo, che non fu unasorpresa. Se proprio vogliamo trovare un aspetto positivo fu il fatto che la rottura del rapporto avvenne prima dell’inizio del Campionato, non precludendomi la successiva esperienza di Parma che arrivò in primavera. Consette partite e quattordici punti fu salvezza!Il fatto che ci si fosse salvati e si potesse finalmente costruire una squadra in estate, e magari ripetere le gesta di Reggio Calabria con l’inserimento di tanti giovani, mi allettava molto. Questo esonerò mi ferì particolarmente.
1000CUORI: Veniamo ad oggi. Come vedi la situazione del Bologna, ultimo con nove sconfitte in dodici gare?
COLOMBA: Obiettivamente non ho mai visto il Bologna soccombere palesemente al gioco degli avversari. Questo mi spinge a pensare che manchino soltanto punti e risultati. Spesso, e parlo per esperienza, a volte basta un episodio o una situazione fortunata per cambiare l’inerzia addirittura di un campionato e, magari, apartire da domenica riprendere il cammino verso una salvezza che darei per certa.
Un grande grazie a Franco Colomba
da tutta la redazione di 1000CUORI.
Danieleang
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