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A tu per tu con Rosanna Marani – 21 apr
“Credo che si riceva quel che si offre. Educazione, gentilezza, professionalità, senso del proprio ruolo, consapevolezza del proprio talento, determinazione nella autoaffermazione, umiltà e fermezza nel rintuzzare sgarbi, polemiche, invidie e meschinità. Perché sono le parole che diventano fatti a … parlare di noi, e se noi siamo veri e restiamo noi stessi, siamo ascoltati con attenzione”.
Semplicemente lei, semplicemente Rosanna Marani. Imolese, classe 1946, la prima donna a lavorare per la Gazzetta dello Sport (grazie ad un’intervista esclusiva a Gianni Rivera in silenzio stampa da 6 mesi, ndr), la prima donna a diventare giornalista professionista sportiva in Italia e in Europa (nel 1976), la prima giornalista a condurre una trasmissione sportiva in TV.
Cavaliere dell’ordine al Merito della Repubblica Italiana per aver aperto la strada alle donne ad una professione, quella del giornalismo sportivo, a loro preclusa prima del tuo avvento (2 giugno 1983). Qual è il segreto per divenire un/a buon/a giornalista?
“Sono grata alla società che ha riconosciuto il mio valore, attribuendomi tale onorificenza, che mi onora e mi appaga. Non esiste segreto, ma una caparbia volontà di proseguire a realizzare il proprio sogno nonostante i nonostante”.
Le caratteristiche che non devono mancare?
“Le caratteristiche positive da coltivare, sono sensibilità, curiosità e ovviamente talento. Capacità di interrogarsi per interrogare. Passione, entusiasmo, coraggio e una salute di ferro. Le caratteristiche negative da tenere a freno, sono protagonismo, vanità, ambizione, arroganza”.
Sei appena stata al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, relatrice sul tema del giornalismo sportivo donna-uomo. Cosa è emerso? Quali sono stati i passi in avanti fatti nel corso degli anni?
“E’ emerso che i passi da fare sono ancora migliaia. E che fino a quando non cadranno i pregiudizi sulla donna, ancora oggi la si vede sul lavoro con sospetto, la battaglia sarà una guerra”.
Quando hai deciso di intraprendere questa professione?
“La decisione a 10 anni che avrei intrapreso la carriera di giornalista. Progettai dunque la mia vita professionale, allora. Mi conferirono un premio, dedicato al poeta Luigi Orsini, a Imola, per un tema che la mia maestra di quinta elementare Vera Poggiali, provvide ad inviare al concorso e che si meritò il primo posto”.
Quando ti sei resa conto di “avercela fatta”?
Non ho avuto mai la sensazione di “avercela fatta”, ma ho sempre creduto di “dovercela fare”.
Persone che “scrivono bene” e persone che “ci mettono vita”. Qual è la differenza? E come si arriva al salto di qualità?
“Scrivere bene, è solo descrivere, sapendo di sintassi e di grammatica. Dici .. ci mettono la vita. Ecco, ti rispondi da sola. Per arrivare al cuore del lettore si deve intingere la penna nel proprio cuore. Sentire la vita, metterci la vita, non descriverla e basta”.
Il rapporto con le colleghe com’è stato, nel corso degli anni?
“Il rapporto con le mie colleghe è stato di reciproco rispetto”.
Il più bel complimento ricevuto?
“Sei una donna da prendere come esempio, rivoltomi da donne che invece hanno insegnato a me la gioia di essere donna”.
Cosa ti è mancato o, magari, ti manca tuttora?
“Non mi è mancato nulla, poiché ho scelto sempre di scegliere ciò che avrei potuto e dovuto scegliere in quel momento preciso della mia vita, tra famiglia, affetti e carriera e renderli compatibili tra loro. Ricordo che ho messo al mondo tre figli, Gabriele, Andrea e Giulia, certamente più importanti della mia professione”.
Hai superato, nel 2006, un tumore maligno. Parlaci della “forza delle donne” che riesce a far loro superare tutto.
“Le donne che amo visceralmente, sono creature speciali. Hanno la capacità di trasformare il dolore in amore e l’amore in forza. Creano la vita, creano l’immortalità”.
Tre aggettivi che parlano di te…
“Curiosa, ribelle, indomabile”.
Se ti dovessi descrivere con un brano musicale?
“Nuda di Don Backy, cantata da Mina”.
… e con una poesia?
“Una mia, Il vino più rosso” http://lortodirosanna.wordpress.com/2012/01/21/il-vino-piu-rosso/
P’Ossessione la tua ultima fatica letteraria, un libro di poesie. Qual è la sua peculiarità?
“E’…la proésia, ovvero come scrivono nella presentazione i miei padrini e madrine, il mio stile, poesia prosaica, prosa poetica”.
Dalle emozioni letterarie a quelle sportive. Sei mai stata allo stadio Dall’Ara per qualche evento sportivo? Raccontaci le tue emozioni…
“Si, ci sono stata. L’emozione? Essere a.. casa, sentirsi .. a casa. Tornare a.. casa”.
Cosa ti piace e cosa invece non apprezzi del calcio moderno?
“Non mi piace più, non è un gioco oggi, è business”.
Quali saranno i tuoi prossimi impegni?
“Cara, ho solo un impegno, vivere, prendendo appuntamento con la gioia. Per celebrarla come le si conviene. E ne sono certa, avrò il mio bel da fare e da ricordare”.
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