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Bologna FC

A tu per tu con… Xavier Jacobelli – 05 Sett

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Xavier Jacobelli è uno di quei giornalisti che non ha bisogno di presentazioni, ma vale la pena ricordarne lo spessore: l’attuale editorialista del Corriere dello Sport-Stadio, nella sua carriera è stato direttore del Corriere dello Sport Stadio, Tuttosport, Il Giorno, QS, Quotidiano.net e direttore editoriale di Calciomercato.com. Approfittando della pausa del campionato, affrontiamo insieme a lui alcuni temi scottanti in chiave rossoblù, ma non esclusivamente.

Il Bologna come si è approcciato a questa nuova stagione calcistica e che campionato pensa possa fare?

Il Bologna è partito bene inanellando 4 punti molto preziosi nelle prime due gare di campionato con Torino e Benevento. E’ una squadra composta da un mix di giovani talenti e di elementi di esperienza, una formazione che sotto la guida di Donadoni può raggiungere l’obiettivo principale, cioè la salvezza, con un ragionevole anticipo. Credo comunque che continui la crescita di una squadra e di un club che, non dimentichiamolo, dopo aver riconquistato la serie A aveva come primo obiettivo la permanenza nella categoria”.

Buono, discreto, sufficiente o insufficiente il mercato del BFC?

“Discreto il mio giudizio sul mercato del Bologna. Ha fatto bene la società a non prendere in considerazione le offerte per Masina e Donsah che ha ritenuto insufficienti soprattutto al tempo di un mercato impazzito coi suoi parametri dopo l’affare Neymar al Psg per la cifra folle di 222 milioni di euro, di Mbappè per 180 milioni di euro al Psg e di Dembélé per 150 milioni al Barcellona”.

Per quanto concerne le altre squadre italiane, chi si è mossa meglio?

“Per quanto riguarda le altre squadre italiane penso che il Milan – in chiave mercato – meriti il voto più alto perché, 11 acquisti mirati hanno rivoluzionato la squadra rossonera, ma credo che i tifosi del Milan ripensino con grande sentimento critico e urticante alle campagne acquisti delle passate gestioni prima di quella cinese. Nei cinque anni antecedenti non ne avevano azzeccata una. Bene l’Inter, acquisti mirati, pedine che servono allo scacchiere di Spalletti per il suo gioco, bene Lazio e Roma (seppure in extremis), bene l’Atalanta che, nonostante le cessioni di Kessié e Conti , oltre ad avere realizzato il record di plusvalenze (110 milioni, parte dei quali verranno reinvestiti nell’operazione stadio) ha riportato a Bergamo De Roon, ha preso Ilicic, ha riscattato il portiere Berisha e soprattutto ha preso dei giocatori di cui sentiremo parlare: il difensore Gosens, Hatebur, senza dimenticare  Cornelius, il centravanti della nazionale danese”.

La VAR: croce o delizia?

“La Var è di fondamentale importanza per arrivare ad ottenere un calcio pulito e trasparente. Mi fanno sorridere le polemiche e le critiche di coloro i quali sostengono che i casi problematici sono rimasti. Ovviamente ha bisogno di un periodo di  rodaggio, come ogni innovazione. Già è evidente che se non ci fosse stata la Var queste prime due giornate di campionato sarebbero state contraddistinte da discussioni sugli errori degli arbitri, corretti dalla moviola in campo. L’inizio è stato assolutamente positivo e sarà ancora meglio man mano che si utilizzerà. Occorrerà soprattutto anche da parte degli arbitri l’umiltà necessaria per ricorrere alla tecnologia, cosa che non è accaduto nel caso eclatante di Roma-Inter, in occasione del rigore di Perotti. Ripeto, si tratta di un periodo di rodaggio. Ma lunga vita alla moviola in campo”.

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