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A TU per TU – Intervista esclusiva a Gianluca Pagliuca: “Tra me e Sinisa c’è sempre stata stima reciproca. Una partita che rigiocherei? Lo spareggio contro il Parma: quella gara…”

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Il calcio italiano è stato, soprattutto negli anni ’80, la grande scuola dei portieri più forti in circolazione. Tra i diversi nomi spicca, ovviamente, quello di Gianluca Pagliuca. Tra le sue tante esperienze una delle più importanti è stata proprio quella con il Bologna. L’attuale preparatore dei portieri della Primavera dei rossoblu ci ha raccontato come sta vivendo questi giorni ma, soprattutto, abbiamo preferito parlare di calcio.

Come sta in questo momento?

“In questo periodo sto abbastanza bene, sto recuperando da un infortunio a un ginocchio che mi ha dato qualche problema. Sto facendo riabilitazione a casa perché, ovviamente, non posso andare al centro medico. Però sono soddisfatto, procede tutto bene il recupero e anche in generale va tutto bene”.

Cosa pensa di questa situazione?

“Questo periodo è davvero molto brutto, abbiamo sottovalutato questo problema e adesso ne paghiamo le conseguenze. Attenzione poi a credere che il peggio sia passato, bisogna aspettare ancora un bel pò. Questo è un brutto virus, e se fosse per me io fermerei il campionato per poi ripartire a fine agosto. Dobbiamo evitare ricadute, per questo motivo bisogna rimanere fermi: mi dispiacerebbe per molte società, perché tutti avranno problemi, ma per ora non si può fare altrimenti”.

Come ha visto il Bologna in questa stagione?

“Ho visto una buona squadra, assolutamente. La classifica è ottima, anche se ci sono tutte le carte in regola per migliorare. Non dimentichiamo che nella prima parte di campionato è mancato molte volte Sinisa, e la squadra ha risentito della sua assenza: è stata condizionata da questa situazione, e per questo motivo ha lasciato qualche punto di troppo per strada”.

Similitudini e differenze tra il suo Bologna e quello attuale?

“Ormai sono passati diversi anni: con Gazzoni sicuramente c’era un buon progetto, il presidente era una persona seria e i calciatori avevano grandi valori. Questa secondo me è la similitudine più significante: il mio Bologna era una squadra seria, come la società di oggi”. 

Cosa pensa di Sinisa? 

“L’ho avuto molte volte come avversario, e ti dico che tra noi due c’è sempre stata tanta stima reciproca. Non abbiamo mai giocato insieme però: quando lui è andato alla Samp io sono passato all’Inter, mentre quando lui passò ai nerazzurri io ero già al Bologna. E questo è stato un peccato”.

Si rispecchiava più in Zoff o Albertosi?

“Io avevo e ho grande ammirazione per Zoff e per tutto quello che ha fatto. Mi identificavo meglio in Albertosi però, tecnicamente e come stile di gioco forse ero più vicino a lui. Resta il fatto che entrambi sono stati tra i portieri più forti del calcio, però se devo scegliere ti dico Albertosi”.

L’attaccante più forte che ha incrociato in campo?

“Ne ho visti tanti, ma sicuramente scelgo il Diego Armando Maradona di fine anni ’80 e inizio ’90. Non aveva eguali e, anche se all’epoca ho incrociato davvero tanti dei più forti attaccanti di tutti i tempi, devo scegliere per forza Maradona”.

Il portiere italiano più forte attualmente?

“Allora per quanto riguarda la Serie A ti dico un italiano e uno straniero: Gigio Donnarumma e Samir Handanovic. Il primo sta crescendo molto, il secondo è ormai maturo e dà molta sicurezza al reparto arretrato nerazzurro. Mentre, se dovessi dirti l’attuale portiere più forte del mondo, ti dico Jan Oblak dell’Atletico Madrid”.

Quale partita della sua carriera rigiocherebbe?

“Rigiocherei molto volentieri tre partite: innanzitutto la finale dei Mondiali ’94, Italia-Brasile. Poi ti dico Sampdoria-Barcellona, la finale di Champions League; infine lo spareggio tra Bologna e Parma, quella partita è ancora sul mio stomaco”.

L’allenatore che le ha dato di più e quello che le ha dato di meno?

“Sono stati tre gli allenatori che mi hanno dato davvero tanto: Vujadin Boskov, Gigi Simoni e Carlo Mazzone. Con loro mi sono trovato sempre molto bene, mi hanno sempre aiutato e li ringrazierò per sempre. Dall’altra parte, mi sono trovato meno bene con Andrea Mandorlini e Ottavio Bianchi”.

Tornerebbe a lavorare per la prima squadra del Bologna?

“Dipende dal prospetto, ma certo che mi farebbe piacere. Ti dico una cosa: io adoro lavorare con i giovani, quindi per ora mi va bene così. In futuro si vedrà, ma ovviamente ne sarei contento”.

 

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