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A TU per TU – Intervista esclusiva a Marcel Vulpis: “La Serie A potrebbe perdere da 200 a 720 milioni di euro. La ripresa dipende da…”

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La ripresa della Serie A pare essere sempre di più un punto interrogativo. L’industria sportiva rischia gravi ripercussioni dopo questa crisi e, per fare il punto della situazione, abbiamo intervistato Marcel Vulpis, giornalista ed economista con specializzazione in politica e sports-marketing. 

Buonasera Marcel, che idea si è fatto sulla ripresa del campionato?

“Ciao! L’idea che mi sono fatto è che siamo nelle mani del virus, dipende dal suo andamento e dalla sua diffusione all’interno del Paese. Siamo poi collegati alla scelta della politica, che si trova oggi costretta a ragionare non su un problema specifico, ma su qualcosa di incerto. Faccio un esempio: quando c’è un terremoto sappiamo che c’è stato e bisogna fare di tutto per ricostruire in una determinata area; però tutto il resto del Paese è salvo. Qui, invece, non c’è un settore specifico che è salvo, dal punto di vista economico, e il campionato rientra nell’industria del calcio. Quest’industria è un mostro da 5 miliardi di euro annui, che genera tra fisco e previdenza oltre un miliardo e mezzo. Bisogna ripartire, altrimenti quest’industria si frantuma. Il virus avrà un andamento che dovrà essere analizzato giorno per giorno, ma per l’economia dello Sport le scelte cadono in capo alla politica, che deve decidere cosa fare. Io spero si riparta”.

La ripresa da cosa dipende?

“Io spero che la politica capisca che questo è un momento particolare. Conte ha detto che l’Italia è andata incontro alla Storia; lo stesso vale per il calcio. Sottolineo: il calcio non è solo intrattenimento ma anche industria. Deve essere aiutato e sono sicuro che così sarà. L’importante è che la politica prenda le decisioni migliori per salvaguardare tutto”.

Come giudica le mosse di Spadafora e del Governo?

“Spadafora lo vedo un pò troppo cristallizzato sulle opinioni pubbliche riguardo la ripresa del campionato. Deve sedersi ad un tavolo per un incontro trasparente. Invece non riusciamo ad avere informazioni esatte ora; sta dimostrando di non essere un uomo di Sport ma un uomo che viene dal terzo settore, quello sociale. Ha una grande sensibilità per il sociale ma un pò poca per il calcio. Lui è più vicino ad altri settori sportivi forse, ma il calcio ha bisogno di risposte certe. Se il campionato non dovesse ripartire tutti lo devono sapere prima del 18 maggio. Per quanto riguarda il Governo credo che Conte stia facendo il massimo, ma ora tutti hanno bisogno di aiuto e i tempi sono ristretti. Non è colpa di Conte ma di questo momento particolare”.

Lei per quale opzione opterebbe?

“Io opto per la ripartenza del campionato nel rispetto di tutti i provvedimenti per tutelare la salute. C’è stato un Protocollo medico-scientifico e un documento fatto dal Coni insieme al Politecnico di Torino: queste informazioni potrebbero essere utili a Conte per scegliere le soluzioni migliori. Se non si deve ripartire lo si dica subito, cosi i presidenti dei club possono iniziare a programmare la prossima stagione. Arrivare tardi ad una decisione definitiva sarebbe gravissimo”.

Quanto potranno perdere le società di A?

“C’è un Report che dice che la Serie A rischia di perdere 200 milioni di euro anche solo se si ripartisse, perché comunque si giocherà a porte chiuse: già questo significa 80-90 milioni di perdite solo dal botteghino. Poi ci potrebbero essere perdite su Sponsor e Diritti Tv. Se invece il campionato non ripartirà ci saranno perdite di 720 milioni di euro e un miliardo e 100 milioni per tutte le categorie”.

Chi perderà di più?

“Se non si dovesse ripartire, le proprietà più solide perderanno di meno. La Juventus, che ha un holding importante, o l’Atalanta e l’Udinese, potranno contenere di più le perdite, anche se il lavoro duro questa volta spetta ai maggiori azionisti. Nel caso contrario, anche le altre società soffriranno, e alcune di esse potrebbero essere anche vendute. Temo che ci possano essere delle svendite di club italiani”.

Negli altri campionati cosa succederà?

“Siamo tutti nella stessa barca: la diffusione del contagio impatterà sulle decisioni di ripartenza. La Ligue 1 ha già concluso, secondo me sbagliando, mentre Inghilterra, Germania e Spagna stanno cercando di ripartire. Speriamo di seguire questi modelli. La Germania ha più possibilità di ripartire perché ha un sistema sanitario più forte rispetto agli altri”. 

Da questa crisi come ne uscirà il sistema calcio?

“Ne uscirà con le ossa rotte, comunque vada. Questo è un sistema che ha tante fragilità, tanti punti di debolezza a partire dall’esposizione debitoria nel breve e medio periodo nei confronti della banche  e del sistema dei fornitori da parte dei club. Era a prescindere un sistema fragile, il Coronavirus ha solo accelerato queste fragilità. In visione prospettica spero che ci sia un rinnovamento della classe dirigenziale sportiva: abbiamo bisogno di nuove risorse e nuovi modelli differenti rispetto a quelli usati fino ad ora. Il calcio dovrà rinascere.”

Grazie Marcel.

“Grazie a te”.

 

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