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A TU per TU – Intervista esclusiva a Marco Bellinazzo: “Sarà un campionato alterato. Dagli stadi perdite di 300 milioni: servono finanziamenti dal Governo”
Il Covid-19 sta avendo gravi ripercussioni non solo sul calcio giocato, ma soprattutto sugli aspetti economico-finanziari delle società sportive. Abbiamo parlato di questo tema con Marco Bellinazzo, giornalista de “Il Sole 14 Ore”, esperto di economia.
Si aspettava queste perdite dalle big italiane?
“Era attendibile il conto in rosso di alcune società, soprattutto quelle che hanno fatto investimenti importanti: quando acquisti un calciatore l’investimento è immediato, mentre per il ritorno dei ricavi commerciali ci vuole un po’ di tempo. Era normale attendersi i bilanci in rosso di Juventus e Inter, ad esempio; per Milan e Roma il discorso è diverso, perché hanno pagato contingenze particolari legate alla mancata qualificazione alla Champions League. Laddove il bilancio era già in bilico, gli sponsor e il botteghino hanno determinato il deficit record che abbiamo visto”.
Tre club di Serie A non hanno ancora pagato gli stipendi. Com’è la situazione?
“Ci sono situazioni di gravi difficoltà perché mancano i ricavi provenienti dagli abbonamenti e dai biglietti: quei club che pagavano gli stipendi anche grazie a queste entrate ora si trovano in difficoltà. C’è stato il rinvio di qualche settimana per saldare gli stipendi dell’ultimo trimestre dello scorso anno, ma senza fondi del Governo la situazione resterà complicata. Stando alle norme attuali, si profilano sanzioni e penali in caso di mancati pagamenti”.
Quali sono le differenze più rilevanti tra le perdite subite dai piccoli club e quelle, invece, dei grandi club?
“Tutti i club hanno ora costi più elevati rispetto alle entrate strutturali. Le perdite dei grandi club sono state determinate da grandi investimenti, sia sul mercato sia societari: i bianconeri hanno investito tanto su Ronaldo e de Ligt. Cristiano porta nelle casse bianconere circa 80 milioni di ricavo annuale. Questi sono investimenti che però fruttano solo in caso di vittorie sul campo, altrimenti i costi calano. La Juventus, al primo anno del portoghese, aveva ottenuto un buon ricavo, nel secondo tutto il ricavo è stato annullato, anche causa Covid-19. I progetti di espansione di queste squadre costano molto, e ora sono stati bloccati dal virus”.
Per risanare i bilanci servirebbe l’intervento del Governo e delle istituzioni o dipende solo dalle società?
“Nell’immediato servono finanziamenti agevolati da poter istituire nell’immediato. Ora c’è poco da inventarsi: il calcio è sempre cresciuto come industria mondiale, indipendentemente dalle crisi economiche. Questa industria ha sempre fatturato al massimo, prima di tornare a quei livelli occorrerà almeno un triennio, sempre che in Primavera il virus sia scomparso o quasi. Per recuperare forza espansiva bisognerà ammortizzare i costi, ci sarà bisogno di un nuovo patto tra club e atleti in maniera tale che si possano ridurre i costi dei calciatori almeno per un triennio, in modo tale da riprendere la crescita economica nel minor tempo possibile”.
La chiusura degli stadi quanto ha inciso e quanto inciderà ancora sulle perdite finali?
“In Serie A ha inciso per circa 80, 90 milioni, l’anno scorso. Nell’intera stagione dovrebbe invece incidere per il triplo, circa 300 milioni di euro. La chiusura degli stadi toglie liquidità al sistema, e questa situazione è ancora più gravosa per le serie minori, dalla B in giù: i club di queste categorie non hanno diritti tv, quindi fanno quasi completamente affidamento sugli introiti provenienti dal botteghino. In A pesa per il 15%, una percentuale minore rispetto ad altri paesi europei, dove questo aspetto è maggiormente sviluppato. Il vantaggio paradossale è questo: valeva meno, perderà di meno”.
Cosa si aspetta dalle prossime finestre di mercato?
“Non credo si possa andare oltre quello che è già successo quest’estate. La situazione è ancora più grave di qualche mese fa”.
Per la prossima estate si parla di un possibile affare Psg-Ronaldo: solo per il cartellino servirebbero circa 100 milioni. In questo momento, è un ipotesi fattibile o anche gli sceicchi devono stare attenti ai conti?
“E’ un momento complicato per tutti, anche per gli sceicchi. Queste operazioni sono ardue anche per Psg e Manchester City, poi molto dipenderà – in questo caso -, dalla volontà di Ronaldo. La Juventus dovrebbe ragionare molto su questa opportunità: il processo di crescita dei ricavi si è fermato con il Covid, e la società difficilmente riuscirà a recuperare le perdite. Risparmiare 80 milioni potrebbe essere un’opzione importante per il club”.
Il Barcellona ha rinnovato con Rakuten ma a cifre minori rispetto alle aspettative, Che segnale è stato per il calcio mondiale?
“Il segnale che si vive una fase di decrescita; club così importanti preferiscono mantenere saldi i rapporti, magari incassando un po’ di meno e lavorando sui costi. L’importante è non perdere posizioni per mettersi nelle condizioni di ripartire subito, appena ci sarà l’occasione. Ora è il momento dei sacrifici, anche un brand mondiale come il Barcellona deve accettare questi ridimensionamenti”.
Tornando alla Serie A, Marotta ha alzato i toni e ha denunciato le difformità tra le varie Asl italiane. Come si dovrebbe risolvere la situazione?
“Marotta ha alzato la voce facendo riferimento a un problema vero e serio: tutto questo dipende però dall’assetto costituzionale che precisa l’importanza delle regioni negli aspetti sanitari. C’è un problema costituzionale che non può essere risolto in ambito calcistico. Quello che può essere fatto, invece, è rivedere il protocollo per coinvolgere di più le regioni e avere delle valutazioni lineari, anche per quello che riguarda i tamponi: bisogna evitare queste difformità che alterano il regolare svolgimento della A. Questo campionato non sarà falsato, ma alterato: questo era inevitabile e i club hanno accettato tutto questo sottoscrivendo quel protocollo che però necessità di una revisione costante”.
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