Bologna FC
A TU per TU – Intervista esclusiva a Robert Acquafresca: “Scelsi subito Bologna. Ecco tutta la verità”
Non ha sempre brillato, in maglia rossoblu. Questa è la storia di qualcosa che avrebbe potuto essere, ma che non è stato. Questa è la storia di Robert Acquafresca, arrivato a Bologna con le migliori aspettative ma che poi, alla fine, non sono state confermate del tutto. Abbiamo voluto ripercorrere questo percorso proprio con l’attaccante italiano, giunto in Emilia dopo un periodo dettato dal caos.
L’opportunità di vestire la maglia del Bologna com’è arrivata?
“Quando ero rientrato da Cagliari mi trovavo in ritiro con il Genoa; in teoria, i sardi avrebbero dovuto riscattarmi, non l’hanno fatto perché Cellino ha avuto problemi con Preziosi. Avevo appena rinnovato il contratto con il Genoa, segnai anche nelle prime partite ma poi, da un momento all’altro, il Genoa decise di cedermi. Le due probabili destinazioni erano Parma e Bologna, scelsi il Bologna”.
Sei arrivato in rossoblu con quali aspettative?
“Ne avevo tantissime, avevo un contratto molto lungo quindi c’era fiducia. Arrivavo da 3 anni su 4 in Serie A in doppia cifra, molto bene per un ragazzo di 24 anni. Di Vaio aveva deciso di andare all’estero, io dovevo arrivare a Bologna per sostituirlo, anche se era molto difficile: per me, però, le sfide non sono un problema”.
L’allenatore che ti ha dato di più?
“Diego Lopez, anche perché è stato un mio compagno e capitano quando ero a Cagliari: con lui è un rapporto che va oltre il lavoro. Al primo posto c’è lui, poi dico Stefano Pioli: un grande allenatore, preparato. Con lui abbiamo avuto visioni differenti, soprattutto quando arrivò in squadra Gilardino, però devo essere obiettivo e ammettere la sua competenza in materia”.
Il rapporto con i tuoi compagni di squadra?
“Mi sono trovato molto bene con Portanova, Raggi, Di Vaio, lui è sempre stato molto schietto, diretto. Anche l’anno con Crisetig e Brienza è stato bello ma, in assoluto, un rapporto forte è nato con Archimede Morleo: ci sentiamo ancora oggi, è nata una grande amicizia”.
Il gol al Dall’Ara contro il Novara per omaggiare Lucio Dalla, ricordi?
“Certo, quello era uno spareggio salvezza; giocò Di Vaio unica punta, sbagliò il rigore e la partita sembrava dovesse finire così. Poi il mister mi buttò dentro. Io quando giocavo insieme a Di Vaio segnavo sempre. In un’azione di contropiede, tra contrasti e rimpalli, la palla arrivò a me e la buttai dentro: è stata una grandissima emozione, anche perché quella vittoria ci avvicinò parecchio alla salvezza”.
Il momento più bello vissuto in Emilia?
“La promozione in A, quel 9 giugno resterà per sempre indimenticabile. Quel gol contro l’Avellino poi, incredibile. La sera della finale di ritorno contro il Pescara fu ricca di emozioni”.
Qualche rimpianto?
“Sì, Bologna poteva essere tutto per fare benissimo; purtroppo non è andata come speravo, anche perché città e tifoseria costituiscono insieme una grande piazza”.
Com’è stato il rapporto con la società e in che modo poteva funzionare meglio?
“All’inizio era ottimo, poi con l’arrivo di Fusco cambiò tutto. Per ragioni economiche voleva mandarmi via, mi hanno messo fuori rosa, poi sono rientrato, segnai a Pescara: diciamo che i rapporti si erano distesi. Con Corvino, invece, andò molto male: un feeling mai nato, ma lui non ci ha mai nemmeno provato”.
A Cagliari hai avuto Massimiliano Allegri. Che allenatore è e com’era il vostro rapporto?
“Ha sempre avuto delle qualità innate, si vedeva da subito. La gestione del gruppo e la lettura delle partite sono sempre state le sue miglior qualità, e tutto questo si nota anche oggi. Negli anni si è migliorato, ma è sempre stato un grande allenatore”.
Quel dialogo con Mourinho dopo Real Madrid-Levante. Cosa ti disse?
“Mi riconobbe subito, è stato molto carino e simpatico. Siamo scesi subito in campo perché al Bernabeu gli spogliatoi sono divisi, arrivati giù ci siamo salutati, abbiamo parlato un pò e lui mi disse di voler tornare al Chelsea, infatti l’anno dopo tornò. Mi ha trattato benissimo, mi ha lasciato il numero, è una grande persona”.
Cambieresti qualcosa della tua carriera?
“Troppo facile così, come tornare indietro nel tempo già sapendo i numeri della lotteria. Credo di aver vissuto al massimo le mie esperienze, e anche adesso mi sto godendo la vita, che è una: ricordiamo sempre questa cosa. Devo solo ringraziare, sono stato bravo e fortunato. Non cambierei nulla perché significa che il mio destino era già scritto. Potevo fare qualcosa di più? Certo, soprattutto per ciò che avevo espresso all’inizio, però ripeto: va bene così”.
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