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Alé Bulåggna – A vói ch’al piôva, mo ch’al tinpèsta pò nå!
La rubrica “Alé Bulåggna” esplora il dialetto bolognese e lo collega al calcio. “A vói ch’al piôva, mo ch’al tinpèsta pò nå!” è un modo per ironizzare sul fatto che le cose non vadano bene
Oggi parliamo di una frase che nasce da un evento, vero o meno che sia, abbastanza divertente e che dimostra come il petroniano dei tempi che furono era sempre pronto ad utilizzare l’ironia e la goliardia per ogni cosa, anche la peggiore.
A vói ch’al piôva, mo ch’al tinpèsta pò nå!
La frase “a vói ch’al piôva, mo ch’al tinpèsta pò nå!” si traduce con: “va bene che piova, ma non che tempesti”. Si narra che in un periodo di siccità in un paese fuori Bologna si pregò il santo della chiesa parrocchiale di fare in modo che arrivasse la pioggia.
Purtroppo però invece che una salvifica innaffiatura arrivò la grandine ed un forte vento, con un danneggiamento della campagna e dei raccolti peggiore che quello apportato dalla siccità. E così un contadino sbottò in modo spiritoso dicendo: “a vói ch’al piôva, mo ch’al tinpèsta pò nå!” intendendo che poteva capire andasse male, ma non così tanto male.
Ecco che quindi quando pensiamo che una partita possa essere complicata per l’avversario di spessore, ci troviamo sotto 3-0 già alla mezz’ora (cosa che purtroppo è capitata anche in tempi non troppo lontani) ecco che il tifoso bolognese potrebbe ironizzare dicendo: “A vói ch’al piôva, mo ch’al tinpèsta pò nå!”.
Allo stesso modo, se in un momento in cui abbiamo vari infortunati ci si trovi anche da avere qualche squalificato, ecco che potremmo ancora una volta commentare “a vói ch’al piôva, mo ch’al tinpèsta pò nå!”.
A questo link troverete le precedenti uscite della rubrica dialettale bolognese.
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