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Alé Bulåggna – Al gal al canta d’invatta al’aldamèra

La rubrica “Alé Bulåggna” esplora il dialetto bolognese e lo collega al calcio. La frase in questione ci ammonisce sull’essere offensivi, perchè questo ci qualifica

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Nuovo appuntamento con il dialetto bolognese e quindi con la rubrica “Alé Bulåggna”, con cui cerchiamo di rinfrescare o spiegare un modo di dire dialettale, cercando di inquadrarlo in ambito calcistico con la speranza di sentire qualcuno utilizzarlo sui gradoni del Dall’Ara, o in un bar, durante una partita.

Ci perdoneranno coloro che quest’oggi si sentiranno chiamati in causa da un modo di dire che non è esattamente collegato con la realtà, ma comunque quella odierna è una di quelle allegorie sagaci ed un po’ sopra le righe che il nostro dialetto utilizza molto spesso, per criticare e stigmatizzare comportamenti non proprio corretti, se non addirittura riprovevoli.

Al gal al canta d’invatta al’aldamèra

La traduzione letterale del proverbio di oggi è “il gallo canta dalla cima del letamaio”. Come si diceva poco fa, non è esattamente la realtà delle cose, ma nella frase presa in esame il gallo è accostato ai vanitosi ed a chi si sente superiore agli altri, ergendosi su un piedistallo… che però spesso non è che il letame o per l’appunto, il letamaio.

Non è certo un modo di dire che debba essere collegato direttamente al nostro Bologna o al mondo del calcio, sebbene purtroppo anche in questo ambito vi siano situazioni poco gradevoli. Questo proverbio lo vogliamo ricordare e sottolineare perché sempre più spesso la “libertà” di poter commentare ogni cosa, soprattutto sui social networks, porta le persone ad andare oltre al semplice commento.

La critica è legittima e le opinioni devono essere poter espresse liberamente, ma non bisogna mai dimenticarsi le regole delle buone maniere. Evitare insulti, evitare di sentirsi per forza superiori e nel giusto, portano ad apparire quali persone migliori e non farsi rispondere dal petroniano forbito con la frase: “al gal al canta d’invatta al’aldamèra”.

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