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Alé Bulåggna – Al martèl d’arżànt, l’averra el pórt ed fèr

La rubrica “Alé Bulåggna” esplora il dialetto bolognese e lo collega al calcio. La frase di oggi ricorda come i soldi possano aprire porte ritenute solide

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Nuovo appuntamento per Alé Bulåggna, la rubrica dialettale di 1000 Cuori Rossoblù che cerca di mantenere vivo il dialetto bolognese e di cui potete recuperare i passati articoli a questo link. Quest’oggi proponiamo un chiaro riferimento al fatto che spesso i soldi possono aprire porte che in caso contrario sarebbero chiuse.

Al martèl d’arżànt, l’averra el pórt ed fèr

Come già anticipato, il detto popolare di oggi ci ricorda che i soldi possono sbloccare situazioni complesse, ed il significato letterale dell’adagio di quest’oggi è che “il martello d’argento apre le porta di ferro”.

Ovviamente il petroniano sostiene che un martello di argento possa letteralmente abbattere una porta di ferro, ma bensì che i soldi aprono tutte le porte, anche quelle più resistenti e che sembrano impossibili da forzare, perché hanno una grande proprietà di convincimento.

Il tifoso del Bologna ripensando ai primi anni della gestione Saputo potrebbe in effetti trovare da ridire sulla veridicità del detto in questione, infatti pur avendo il nostro Chairman un portafogli impressionante, non vennero immediatamente acquistati giocatori eccessivamente rilevanti.

Ma guardando nel complesso, l’era Saputo ha portato a spese fino a pochi anni prima impensabili (da Casteledbole allo stadio, fino all’acquisto recente di giocatori più costosi), e nel momento del bisogno, leggasi gennaio 2019, poter avere “al martèl d’arżànt” ha fatto la differenza.

E’ quindi in fase di calciomercato che il tifoso petroniano potrà ricordare alla dirigenza rossoblù come sia il caso di utilizzare subito “al martèl d’arżànt” per “avrir la pórta ed fèr”, anche in modo intelligente e parsimonioso, ma contemporaneamente in modo deciso e preventivo, per non rischiare di dover poi pagare di più in una “riparazione” e rischiando il peggio, come già accaduto.

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