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Alé Bulåggna – Al vindré un capèll a òn passè da la ghigliutéina
La rubrica “Alé Bulåggna” esplora il dialetto bolognese e lo collega al calcio. Oggi parliamo di un modo di dire per indicare l’inutile e il superfluo
Curioso ed interessante detto quello che oggi andiamo a ripescare dal nostro dialetto. Un modo di dire che fa ben capire l’abilità di un venditore, o di qualche imbonitore con una buona parlantina…
Al vindré un capèll a òn passè da la ghigliutéina
Il significato letterale del proverbio motteggio di oggi è: “venderebbe un cappello ad uno che è passato dalla ghigliottina”. Ora, il fatto che un ghigliottinato non abbia più la testa attaccata al corpo (oltre ad essere morto), rende decisamente chiaro a tutti quanto possa essere superfluo ed inutile un cappello.
Diventa facile trasportare questa frase nel calcio, poichè delinea chiaramente quello che dovrebbe essere l’attributo numero uno di un Direttore Sportivo in fase di vendita. Un DS “ch’al vindré un capèll a òn passè da la ghigliutéina” è quello che sognano tutti i presidenti. Un dirigente capace di mettere a bilancio una plusvalenza con un giocatore non troppo brillante, e che riesca ad accasare qualunque atleta non sia può considerato parte del progetto. Forse sarebbe un sogno anche per gli stessi calciatori, che non rimarrebbero bloccati dai propri contratti.
In questo preciso momento, speriamo che anche Sinisa possa essere uno “ch’al vindré un capèll a òn passè da la ghigliutéina”, se è vero come hanno dichiarato sia Bigon che Sabatini, che l’affare Ibrahimovic passa quasi esclusivamente dall’amicizia tra Mihajlovic e lo svedese. Speriamo quindi che il tecnico serbo riesca a trovare le parole di uno “ch’al vindré un capèll a òn passè da la ghigliutéina”…
Se siete incuriositi dal dialetto o appassionati, non perdete le altre pubblicazioni di Alé Bulåggna.
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