Seguici su

Bologna FC

Alé Bulåggna: “Èssres cuért al mâtt”

La rubrica “Alé Bulåggna” esplora il dialetto bolognese e lo collega al calcio. “Èssres cuért al mâtt” come ci ha segnalato un nostro lettore, ha più di un significato

Pubblicato

il

Secondo appuntamento con la rinnovata rubrica Alé Bulåggna (a questo link trovate quelli vecchi), angolo dialettale che si propone di riportare i motti popolari ed il dialetto all’interno dello stadio. Come la precedente, anche la frase di oggi è tratta dal libro “La fantasia popolare nei modi di dire della parlata bolognese” di Gaetano Marchetti (edizione Officina Grafica Bolognese del 1977) e cercheremo di utilizzarla in un contesto da stadio, sperando di darvi uno spunto per riscoprire e riutilizzare i modi di dire dei nostri avi.

“Éssers cuért al mâtt”

La frase di oggi è decisamente facile da capire ed è legata al gioco, sebbene si parli di quello delle carte. Èssres cuért al mâtt<em”> vuol dire essersi coperto il “matto”, cioè il jolly, la carta che più di ogni altra può aiutare un giocatore a vincere, visto la sua molteplice utilità. E’ quindi anche chiaro il significato della frase, ovvero riuscire a nascondere il fatto di avere un’arma in più per poter vincere.

>Fortunatamente il dialetto bolognese ed i suoi modi di dire non sono ancora morti, e vi sono persone che ricordano queste frasi e le sanno contestualizzare ancora oggi. E’ il caso del nostro lettore Gianni Nannetti che commentando il nostro articolo in una sua riproposizione su Facebook, dissente con la definizione data dal Marchetti, e spiega che in realtà il “matto”, non sarebbe da assimilarsi al “jolly” delle carte francesi, ma ad una carta del “Tarocchino Bolognese” che avrebbe il ruolo di moltiplicatore di punti in fase di accuso o di chiusura di mano, ed “èssres cuért al mâtt vorrebbe dire rimettere nel proprio mazzo il matto, decidendo di non utilizzarlo più, dopo ovviamente averlo fatto valere per fare più punti possibili.

Per quello che ci riguarda abbiamo una fortuna, possiamo prendere per valide entrambe le ipotesi, propendendo per quella di Nannetti per filo logico rispetto al dialetto ma senza voler cancellare quella del Marchetti, uno dei punti di riferimento in questo settore. Non discutiamo quindi di filologia ma andiamo ad utilizzare questa frase in ambito stadio, cercando di utilizzarla in entrambi i modi.

  • Versione Marchetti: possiamo dire che il nostro tecnico “al s’é cuért al mâtt” quando questi inserisca un giocatore a sorpresa, che spezzi la partita. Nello stesso modo potremmo dirlo del DS, quando dopo aver trattato sulla base di una cifra, riesca poi a strappare un prezzo migliore all’ultimo momento: anche lui nella prima parte delle trattative “al s’éra cuért al mâtt”.
  • Versione Nannetti: possiamo benissimo dire che quando il nostro allenatore vada a sostituire un giocatore che ha fatto la differenza, portando la squadra alla vittoria per fargli ottenere una giusta ovazione dal pubblico, ecco che il nostro tecnico decide di coprire “al mâtt”, riportandolo nel mazzo (in panchina) dopo averlo giocato (schierato in campo) per vincere l’incontro.

Comunque la si possa guardare, non c’è motivo per lasciare passare in sordina il nostro dialetto, ricordiamocene e continuiamo ad usarlo, non solo allo stadio!

Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *