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Alé Bulåggna – L’è mei ruscher un os che on bastån

La rubrica “Alé Bulåggna” esplora il dialetto bolognese e lo collega al calcio. “L’è mei ruscher un os che on bastån” fa capire che a volte è meglio piuttosto che niente

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La pausa per le Nazionali che non farà giocare la Serie A nel prossimo week-end non blocca la nostra rubrica dialettale, che anche oggi si arrichisce di un capitolo, e di conseguenza di una frase da mantenere in vita allo stadio ed anche fuori. I precedenti articoli in dialetto li trovate a questo link.

L’è mei ruscher un os che on bastån

Il detto popolare che presentiamo oggi ci riporta al passato, come spesso accade, ad una Bologna povera e contadina. La frase in sé è decisamente banale e ricorda come sia meglio rosicare un osso che un bastone, una banalità che comunque ci deve far tenere a mente che anche in momenti di magra, le cose potrebbero andare peggio.

Frase che a Bologna dovremmo essere abituati a dire, perché “l’è mei ruscher un os che un bastån” dovrebbe rammentare a qualcuno che sperare nel peggio, solo per una rivalsa di qualsiasi natura, non solo non è lungimirante, ma non porta da nessuna parte. Chi quindi in passato abbia pensato che fosse meglio una Serie B di alto livello, piuttosto che una Serie A in costante lotta per la retrocessione, si ricordi che i bolognesi di un tempo avrebbero detto che “l’è mei ruscher un os che un bastån” e che con quella mentalità forse non si sarebbe al punto attuale, con il Bologna di Sinisa Mihajlovic che sta facendo vedere belle cose e che ambisce finalmente a posizioni più elevate della semplice salvezza.

Certo, il percorso è lungo e pensare all’Europa è ancora cosa lontana e non siamo certo pronti per giocarcela davvero alla pari con alcune formazioni del Campionato, sebbene poi una volta in campo i rossoblù ci provino sempre. Ecco allora che ancora una volta, anche quando vediamo belle partite che però non portano tre punti, oppure quando sfuma una vittoria contro una squadra più forte per una giocata di un “top player”, possiamo dire che comunque “l’è mei ruscher un os che un bastån”, e che è meglio la situazione attuale di quella di un anno o due fa…

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