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Alé Bulåggna: “Piò l’è ratta e méi s’aiòsta”

La rubrica “Alé Bulåggna” esplora il dialetto bolognese e lo collega al calcio. La frase di oggi “Piò l’è ratta e méi s’aiòsta” ci parla di cambiamenti radicali

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E’ iniziato un nuovo anno, ma continua la rubrica per mantenere vivo il nostro dialetto petroniano. Ecco anche oggi il consueto appuntamento del giovedì con Alé Bulåggna, la rubrica che cerca di recuperare e tenere in vita alcuni adagi del nostro gergo, utilizzando come fonte il libro “La fantasia popolare nei modi di dire della parlata bolognese”, di Gaetano Marchetti.

“Piò l’è ratta e méi s’aiòsta”

Il detto che prendiamo in considerazione oggi è “piò l’è ratta e méi s’aiòsta”, che in italiano è rapidamente traducibile in più è rotta e meglio si aggiusta, con chiaro riferimento ad una situazione disastrosa, che ormai ha bisogno di un radicale cambiamento. Spesso si sott’intende anche che questo cambiamento radicale, per forza di cose porterà benefici.

Non sembra complesso trascinare questa frase allo stadio Dall’Ara, visto che basta semplicemente pensare a come si sono svolti gli ultimi anni: la retrocessione con Gazzoni, ha seguito l’era Cazzola, poi quella Menarini che si è evoluta in quella Porcedda che ci ha consegnato, attraverso anche Zanetti e Pavignani, la gestione Guaraldi. Le finanze sempre più dissestate ed il progetto tecnico ormai azzerato, ci hanno però portati in pochi mesi, dalla quasi mancata iscrizione alla Serie B, alla gestione Saputo. Ed ora veniteci a dire che non è vero che “piò l’è ratta e méi s’aiòsta”!

Il nostro augurio per questo anno appena iniziato, è che ora però la situazione del Bologna continui sempre a migliorare e che se a volte qualcosa in campo o fuori ci sembrerà andare male, pensate a Saputo ed al fatto che “piò l’è ratta e méi s’aiòsta”.

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