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Alessandro Diamanti, Odi et amo

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Descrivere il rapporto tra il Bologna e Alessandro Diamanti può rivelarsi un compito arduo, complicato. E’ una di quelle storie d’amore che non ha vie di mezzo. Colpa di una fine burrascosa, un addio che in molti non hanno digerito, uno di quelli che fa male al cuore. Diamanti poteva essere niente ed invece è stato tutto, un intenso connubio di emozioni contrastanti, un rockettaro in una delle piazze più calde d’Italia. Un rockettaro che oggi compie 38 anni.

Un mancino come quello di Alino non l’ho mai più visto qui a Bologna“, sarà ed è ancora oggi questo il pensiero comune del tifoso bolognese. Uno spirito libero, capace di volare ovunque. Prima a Prato, con la maglia della sua città, poi a Livorno dove – con i colori amaranto – comincia a far vedere sprazzi di grande calcio. Come un artista pronto a inventare su una tela vuota. Dopo l’esperienza in Toscana arriva per lui la prima grande occasione oltreoceano. 2009. Zola chiama, Diamanti risponde: c’è il West Ham sulla sua strada. Con la maglia degli Hammers Alino non si svaluta, punisce Liverpool ed Arsenal e lascia una grande traccia in quel di Londra, tant’è che i tifosi lo premieranno come secondo miglior giocatore stagionale. La nostalgia di casa si fa però sentire e, un anno dopo, il Brescia lo riporta a casa. La stagione si conclude con la retrocessione delle rondinelle, ma un diamante non può giocare in Serie B. 1 agosto 2011; Pierpaolo Bisoli, tecnico del Bologna, vuole il calciatore in Emilia. I due si erano già incontrati a Prato, si conoscono. Diamanti accetta, Bologna è una piazza che lo stuzzica. Arriva dunque un altro capitolo di un libro, il suo, pieno di emozioni. 

Il Bologna, quell’anno, si era salvato all’ultimo. Nemmeno la permanenza in A bastò ad Alberto Malesani, che venne esonerato in favore di Bisoli. La sua avventura in rossoblù, però, durò molto poco. Venne chiamato Stefano Pioli, e quella stagione cambiò totalmente faccia: un inatteso nono posto, una squadra trascinata dal suo nuovo gioiellino. Per Diamanti la prima stagione sotto le due Torri si concluse con sette reti e sei assist, numeri che gli valsero la convocazione in Nazionale. Da lì in avanti un’ascesa pazzesca, quella di Alino, che l’anno successivo venne acquistato definitivamente dalla società rossoblù. Ormai il sentimento era reciproco. Il Bologna per Diamanti, Diamanti per il Bologna. Un altro passaggio fondamentale nel 2013 quando, con la cessione di Portanova, è lui a ereditare la fascia di capitano. D’altronde era il vero trascinatore della squadra, anima e corpo di una piazza sempre più infuocata e fiera del suo pupillo. 

Qualcosa, però, si spezza nel 2014. A Febbraio, improvvisamente, una notizia scuote gli animi dei tifosi rossoblù. Diamanti ha deciso di lasciare Bologna per volare in Cina, dove lo aspetta il Guangzhou di Marcello Lippi. Una scelta che in molti, ancora oggi, fanno fatica ad accettare. L’esperienza in rossoblù resta comunque positiva, di quelle storie che non si dimenticano mai: 83 presenze complessive e 19 reti, un apporto fondamentale dato alla squadra. Per lui, in seguito, arriveranno tante altre esperienze. Un giramondo, come si è sempre definito lui, con l’attuale tappa che si chiama Western United. A Melbourne Diamanti si trova bene, ha trovato il suo habitat ideale, e per uno come lui siamo certi non sia stato facile. 

La sua esperienza più intensa resta quella al Bologna, una storia d’amore bella e maledetta, come lo è stato il suo addio. Diamanti e il Bologna, una di quelle storie impossibile da dimenticare, nonostante tutto. E oggi, nel giorno del suo 38esimo compleanno, un pensiero per lui è doveroso. Non ci si può dimenticare di dove si è stati bene. Non lo ha fatto il Bologna, non lo ha fatto Alessandro Diamanti.

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