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Amarcord: Hidetoshi Nakata

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Per tutti quelli della mia generazione, cresciuti nel bene e nel male guardando Holly & Benji (o per i patiti di manga come me Capitan Tsubasa), l’arrivo in Italia di giocatori giapponesi non è certo passato inosservato, né è un evento di secondaria importanza. Dimenticato (fortunatamente) Kazu Miura, più sponsor che giocatore del Genoa, il Sol Levante è stato degnamente rappresentato in Italia da Nakata e Nakamura. Nakata, come richiama l’immagine del già citato fumetto Capitan Tusbasa, ha fatto parte di quella che è stata davvero percepita in Giappone come la “Golden Age”, ovvero un momento storico in cui finalmente iniziarono ad uscire giocatori di calcio del Sol Levante, davvero competitivi nel resto del mondo.

Nakata è stato (e non ce ne vorranno Nagatomo, Nakamura e Miura) il miglior giocatore nipponico a calcare i campi della Serie A. Passerà alla storia come il primo giocatore di livello internazionale giunto in Europa ed in Italia, dal Giappone, ed è passato alla storia come primo giocatore del lontano oriente (non solo Giappone) a vestire la maglia del Bologna. Per poco, certo, in prestito, certo, ma nonostante tutto, è stato uno dei nostri, ed ha fatto incassare qui, come in ogni altra squadra, parecchi soldi provenienti direttamente dal Giappone.

Hidetoshi Nakata, racconta di aver iniziato a giocare a pallone a scuola (a nove anni) e per poter giocare, in una zona molto popolata, doveva aspettare il suo turno come gli altri bambini, giocando a volte all’alba ed a volte a sera tarda. Il Giappone si sa, ha una mentalità completamente differente dalla nostra. Ma la passione è tanta e così il giovane Hidetoshi decide di giocare a pallone invece che studiare all’università: scelta coraggiosa in un paese come il suo, ma decisamente ripagata dalla carriera fatta.

A 15 anni faceva parte delle rappresentative scolastiche, poi a 18 anni fece il suo esordio nella Japan League col Bellamare Hiratsuka, quella che noi definiremmo una provinciale. A Gennaio 1996 Nakata fa uno stage a Torino, sponda Juventus, conosce alcuni grandi giocatori e si aggrega alla rosa del Viareggio. Torna poi in Giappone nel suo Bellamare, ed in estate entra a fare parte della spedizione olimpica di Atlanta 1996: prima di lui nessun giapponese under 20 aveva mai disputato un’Olimpiade.

Nel 1997 la Nazionale giapponese di cui ormai fa parte si qualifica ai Mondiali di Francia 1998 e poco dopo, esplode a livello mondiale grazie a delle splendide prestazioni durante la Dynasty Cup (un torneo tra Giappone, Cina, Corea del Sud ed Hong Kong). Eletto miglior giocatore della competizione, si ritaglia uno spazio anche sul Guerin Sportivo e viene additato come l’unico di quel torneo ad essere in grado di poter competere in Europa.

Così nell’estate del 1998 sbarca a Perugia, alla corte del Presidente Gaucci, dopo una lunghissima trattativa e con un contratto estremamente preciso e pieno di cavilli. Ma il grande salto è stato fatto e l’esordio di Hidetoshi nel campionato di Serie A fra scrivere fiumi d’inchiostro:  Perugia-Juventus 3-4 con doppietta di Nakata, il numero 8 umbro che viene dal Giappone.

Hidetoshi si guadagna subito la fiducia del Mister (Castagner) e del pubblico di Perugia (10 gol in 32 presenze il primo anno in Serie A) e scatta la Nakata-mania, che farà incassare tanto non solo al Perugia ed alla ditta di Gaucci, con la vendita record delle magliette del nipponico, ma a tutta l’Umbria: la regione infatti finisce direttamente nei circuiti turistici giapponesi, e così centinaia di connazionali approdano a Perugia, per vedere il Renato Curi ed il loro nuovo simbolo nazionale in azione…ed il Perugia calcio viene seguito anche via satellite in Giappone, da un numero sempre crescete di tifosi.

Nakata fa dannatamente bene a Perugia (gol in rovesciata e giocate di alta calsse), e tanti club si interessano a lui, non per ultimo il Monaco. Ma il Perugia aspetta l’offerta della vita…che arriva poco dopo, ed è quella della Roma di Sensi. Il nuovo Imperatore nipponico si sposta alla corte del Re di Roma, Francesco Totti per 32 miliardi di lire, Alenichev e metà Blasi.

A Roma Nakata si conferma grande giocatore aiutando la squadra con prestazioni importanti ed essendo protagonista in alcune partite cruciali per la vittoria dello scudetto giallorosso del 2001. Ma Nakata ha lo stesso ruolo di Totti, e quindi le partite disputate sono sempre meno e nonostante le sue qualità, resta sempre e comunque all’ombra del Pupone; così Hidetoschi cambia aria: per 28 milioni di euro passa a sorpresa al Parma di Tanzi, nonostante l’interesse per il giapponese anche di Atletico Madrid e Milan.

A Parma Nakata torna inizialmente ad esprimersi ai livelli di Perugia vincendo la Coppa Italia 2001/2002, poi però inizia una lenta discesa ed a Genanio 2004 arriva a Bologna in prestito. Non è il Nakata che eravamo abituati a vedere, appare decisamente stanco, nonostante la tecnica e la visione di gioco siano rimaste le stesse del passato. A Bologna non lascia una traccia indelebile, qualche partita di alto livello, ma anche alcune partite anonime non degne di un giocatore come lui. A fine prestito passa alla Fiorentina, appena tornata in A, e fa peggio, molto peggio. Mai determinante e solo poche apparizioni con la maglia viola, e da qui Nakata si sposta ai Bolton Wanders (Inghilterra) , senza miglior successo. Siamo ai Mondiali del 2006, per noi meravigliosi, ma per il Giappone disastrosi, e non va certo meglio a Nakata, che dopo quella competizione, a soli 29 anni, da l’addio al calcio giocato. La sua partita d’addio venne giocata nel Giugno del 2008, con lo stadio di Yokohama completamente esaurito settimane prima dell’evento, pronto a tributargli il giusto omaggio.

Nakata scrisse una lettera aperta per spiegare il suo improvviso addio: “Sono passati più di 20 anni da quando cominciai il mio viaggio chiamato calcio. Non c’è stato nessun episodio né motivo in particolare  che mi ha portato a prendere questa decisione. Semplicemente, sentivo che era arrivato il momento di staccarmi da questo viaggio chiamato calcio professionistico e volevo cominciare un altro viaggio che mi porti a scoprire un nuovo mondo”. Hidetoshi è sempre stato un personaggio particolare, che ragionava ed ascoltava molto, una persona di poche parole e che preferiva far parlare i fatti. Ed ecco che quindi iniziò il nuovo viaggio preannunciato nella lettera ai tifosi, prendendosi un anno da “backpaker”, nel 2008 infatti Nakata partì per un viaggio zaino in spalla, lontano dai fasti ed i soldi del calcio professionistico, modificando il suo look e mischiandosi ai tanti viaggiatori che si incontrano nel mondo, visitando parecchi paesi africani, l’asia dalla sua punta sud ovest a quella sud-est, e buona parte del sud america. Ad un certo punto si palesò perfino in un campo per rifugiati al confine tra Giordania ed Iraq.

Al suo ritorno in patria, in un’intervista disse di essersi fatto un’idea più precisa del mondo, rispetto a quella che aveva prima ed aggiunse: “Se si viaggiasse di più, ci sarebbero meno pregiudizi idioti e magari si capirebbe meglio anche sé stessi”. Nakata inoltre, è stato insignito nel Dicembre 2005 del titolo di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia (già Stella della solidarietà italiana), onorificenza concessa dal Presidente della Repubblica a quanti abbiano acquisito particolari benemerenze nella promozione dei rapporti di amicizia e di collaborazione tra l’Italia ed altri Paesi.

Ecco perché, nonostante i pochi mesi giocati con la casacca rossoblu, dobbiamo ricordarci anche di aver avuto tra le nostre fila Hidetoshi Nakata. Se poi questo non vi basta e volete una motivazione “sportiva”: Pelè lo ha inserito nella sua lista dei 100 migliori giocatori di sempre ancora viventi… Nakata e Baggio sono gli unici ad aver vestito la maglia rossoblu presenti in questa lista.

 

Eldias

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