Bologna FC
Analisi tattica: come si cura la sterilità offensiva?
Un altro match, e ancora 0 gol all’attivo per i rossoblù. Il problema sta diventando serio per il Bologna, perchè oltre a non arrivare mai a segnare, si fatica a portare a casa anche un pareggio, arrivato solo contro un Frosinone che in questo inizio si è dimostrata la squadra probabilmente più debole del campionato.
Zero reti in quattro partite è un record negativo molto pesante da assorbire, e Inzaghi dovrà trovare al più presto una soluzione a un problema che sta condizionando le prestazioni dei suoi ragazzi, che entrano in un circolo vizioso del tipo “meno faccio gol, più faccio fatica a farlo”.
Andiamo ad analizzare passo dopo passo quello che abbiamo visto in queste prime quattro partite, evidenziando i problemi nelle varie fasi di gioco.
La fase di impostazione
L’acquisto di Danilo per ora si è dimostrato il più azzeccato (a parte quel metro di troppo lasciato a Piatek domenica) sia per quanto riguarda la fase difensiva, che in quella di impostazione. Il centrale ex Udinese dialoga con i compagni con sicurezza e non ha paura di rischiare la giocata in verticale, cosa che faticano di più a eseguire quelli che gli stanno a lato. Gonzalez ed Helander sono ancora troppo timidi nel cercare i compagni avanzati, e De Maio, per quanto ci provi, non ha la tecnica per svolgere un lavoro di questo tipo.
Deficit dei difensori, ma anche di chi gli sta davanti, che non si muove al meglio per creare linee di passaggio interessanti.
Le verticalizzazioni
Come appena detto i centrali faticano a eseguire passaggi in verticale, complice un movimento delle due punte e delle mezz’ali non corretto. Dzemaili e Poli spesso si nascondono o si schiacciano troppo in avanti, facendo collassare la manovra centralmente, ingabbiandosi da soli nella retroguardia avversaria. In avanti le due punte non si muovono all’unisono. Una viene in contro e l’altra…pure, non andando mai a cercare la profondità alle spalle dei difensori avversari. Contro il Genoa, Okwonkwo ci ha provato ad attaccare lo spazio davanti a se, ma una volta arrivata la palla si è dimostrato poco efficace a mal supportato.
L’ultimo passaggio
Il passaggio illuminante e smarcante per creare la superiorità numerica ancora non si è mai visto. Forse la splendida palla di Mattiello per Dzemaili contro il Frosinone si può considerare tale, ma durante il corso del match non si riesce quasi mai a vedere anche un minimo di inventiva nei rossoblù, che rimangono ancorati a passaggi elementari e a manovre facilmente leggibili.
Dijks e Mattiello hanno fatto in generale bene in queste prime partite, ma se l’area viene occupata poco e male, anche i pochi cross che partono dagli esterni si rendono inutili.
Come si cura la sterilità offensiva?
Purtroppo non ci sono né istruzione né una ricetta semplice da mattere in pratica, ma solo con il lavoro e l’aumento degli automatismi si potrà uscire da questa crisi.
Si parla tanto di cambio di modulo, ma le caratteristiche dei rossoblù sono tutte incentrate per mettere in pratica il 3-5-2, e anche un 3-4-1-2 sarebbe complicato da eseguire per la mancanza di un vero trequartista da mettere dietro le punte. Dzemaili lo fa in Nazionale nel 4-2-3-1, in cui l’uomo dietro la punta svolge più il compito di collante, non quello di rifinitore; mentre Orsolini nasce esterno, e inserirlo sulla trequarti dove gli spazi sono intasati potrebbe rivelarsi deleterio per lui e per il Bologna tutto.
E’ chiaro che è Inzaghi che decide e noi ci affidiamo a lui per le scelte che metterà in pratica, sperando che si trovi al più presto la formula giusta.
La condizione migliorerà, gli schemi e gli automatismi si affineranno e la fortuna tornerà ad essere più benevola nei nostri confronti, ma prima di tutto ciò bisogna risolvere tanti problemi…ma questo Inzaghi lo sa già.
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