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Analisi tattica: Mihajlovic non ha lavorato solo sulla mentalità

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Era dal 30 settembre che i rossoblù non riuscivano a guadagnare i tre punti, da quel Bologna-Udinese che aveva dato continuità casalinga dopo il successo contro la Roma. Oltre a questo dato, ce n’é un altro ancora più incredibile: il Bologna non vinceva in trasferta dal 22 dicembre del 2017. Quel giorno, al Bentegodi, Destro e compagni ebbero la meglio sul Chievo. Poi il nulla, solo sconfitte – tante – e pareggi.
Domenica la svolta. In un campo molto complicato come quello di San Siro, il nuovo Bologna di Mihajlovic ha approfittato del momento complicato dei nerazzurri e ha vinto un match che alla vigilia pareva proibitivo, proprio per la fame di riscatto dell’Inter, che al termine dei 90 minuti è uscita tra i fischi dei suoi tifosi.
Al termine del match in tanti hanno parlato di cambio di atteggiamento (vero) e di mentalità (altrettanto vero), ma c’è qualcosa di più nei primi giorni di lavoro di Sinisa a Casteldebole. I primi concetti tattici sembrano aver convinto la squadra che ha seguito le direttive subito al meglio, mettendo sul campo un primo tempo pressoché perfetto, confermando la stessa attenzione nella ripresa, pur soffrendo, come ovvio che sia, il ritorno dei padroni di casa.

4-2-3-1

Mihajlovic ha schierato al suo esordio un Bologna aggressivo, impostando un 4-2-3-1 con un baricentro piuttosto alto in entrambe le fasi. Nella fase di primo sviluppo si poteva notare il cambio di atteggiamento dei rossoblù, che rischiavano un possesso palla partendo dal basso, con i due centrali che avevano grosse responsabilità con il pallone tra i piedi. I terzini si allargavano per dare ampiezza, mentre uno dei due mediani (Poli e Pulgar) a turno arretrava per dare appoggio alla manovra. Il movimento continuo delle due linee di difesa e centrocampo creava dei varchi per le verticalizzazioni, che avvenivano spesso e velocemente verso i due esterni Palacio e Orsolini, ma soprattutto in direzione di Soriano, che si è sempre fatto trovare pronto sulla verticale centrale e dietro alle spalle di Brozovic, che ha faticato parecchio contro il centrocampista ex Villareal. Roberto ha dato il meglio in quella posizione alla Sampdoria, con in panchina proprio Sinisa Mihajlovic, che lo stima per le sue capacità tecniche, e per le conoscenze tattiche, che lo portano ad essere l’uomo chiave per il suo Bologna.
Una grande novità però per i rossoblù è stata l’applicazione nella fase di non possesso. Le linee si alzavano sempre tanto una volta che l’Inter impostava con i difensori, ma soprattutto non arretrava appena si perdeva il possesso. Soriano marcava quasi a uomo la fonte di gioco dell’Inter Brozovic, con Santander posizionato in mezzo ai due centrali. Poli usciva su Vecino una volta che l’uruguagio veniva cercato dai suoi compagni, con Pulgar che andava in copertura su Nainggolan, che non è mai riuscito a puntare fronte alla porta. Mihajlovic richiede tanta aggressività, pressing alto e il coraggio di osare con un recupero immediato della sfera. Scappare indietro verso la propria area è la regola numero uno solo in caso di palla scoperta; quando invece i rossoblù sono ben disposti una volta che si perde il pallone, il contropressing (o gegenpressing) deve essere immediato e attuato con tanti uomini.
Il dispendio fisico per il calcio pensato da Sinisa è parecchio elevato, ma la squadra fisicamente sembra stare bene  – a detta dello stesso Mihajlovic – anche se bisognerà migliorare in primis dal punto di vista dell’intensità.

Coraggio con il pallone tra i piedi e aggressività: sono queste le prime due regole date dall’allenatore serbo, che forse non si aspettava questa disponibilità da parte dei suoi giocatori, che fin da subito hanno messo in pratica quanto provato nei pochi giorni a disposizione a Casteldebole.
Ora, come ha detto lo stesso Sinisa, se non si vince contro il Genoa, la scintilla di San Siro risulterà inutile. Quindi l’obiettivo della continuità è il prossimo passo, ma le basi ci sono tutte…

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