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Auguri Rossoblù: Carlo Mazzone – 19 mar

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Sor Carletto. Due parole, semplici semplici, per scatenare nel tifoso di calcio un turbinio d’emozioni. Un misto di felicità, gioia, pazzia, nostalgia e tanti, troppi, bei ricordi. Carletto lo si amava, lo si amava perché era genuino, spontaneo, era un uomo che decise di non rinunciare mai ai suoi valori, quelli nei quali aveva sempre creduto, anche a costo di non vincere mai nulla. Ed effettivamente è andata così: Mazzone non ha mai vinto nulla, se non qualche trofeo minore. Embè, direte voi, come mai ti sta tanto a cuore? Mi sta a cuore perché era l’ultimo baluardo di un calcio sano, un calcio fatto di persone vere, un calcio nel quale esisteva prima l’uomo, e subito dopo veniva il calciatore, e non il contrario. Carletto Mazzone era portatore sano di principi calcistici che non esistono più, Carletto Mazzone entrava, volente o nolente, nel cuore di tutti, li contagiava e faceva loro apprezzare il calcio, quello vero: Carletto Mazzone ha rivoluzionato il calcio italiano. Già, rivoluzionato, perché ha contribuito alla formazione di un campione che, senza il suo supporto, sarebbe diventato uno tra tanti: Andrea Pirlo è tale poiché Mazzone lo ha plasmato. Ma di aneddoti e storie nostalgiche strappalacrime su Carletto ce ne sono a bizzeffe: il suo rapporto con Baggio, la vivace e divertente storia ambientata a Bologna con protagonista Eriberto, quella spettacolare e bellissima corsa a perdifiato sotto la curva dell’Atalanta al termine di una partita folle, durante la quale il suo Brescia le stava prendendo di santa ragione fino all’ultimo minuto di recupero, quando un divino Baggio pareggia il conto e Mazzone decide che è arrivato il momento di rispedire indietro tutte le offese ricevute. Ah, dimenticavo: oggi Sor Carletto compie 79 anni ed attualmente detiene il record assoluto per panchine in serie A, 795, per la precisione. Auguri di cuore Carlo,auguri ad un uomo che mi ha fatto apprezzare, tramite racconti e interviste, un Calcio che non c’è più, un Calcio che non avuto la fortuna di vivere appieno. Giusto, dimenticavo un’ultima postilla, per finire in meglio questo ritratto: Pep Guardiola, uno degli allenatori più vincenti degli ultimi anni, al termine dell’edizione 2009 della Champions League, non ha voluto dedicare il trofeo ad amici, famigliari o chi per loro: lo ha dedicato al suo maestro, a Carlo Mazzone, perché la stima del catalano nei confronti del nostro mister preferito era immensa e sempre lo sarà. Ora capite che significa per me Carlo Mazzone?

 

(foto giallorossi.net)

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