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Auguri Rossoblù: Edmondo Fabbri – 16 nov

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La sfortuna che, proprio quando le cose sembrano andare per il verso giusto, compare da dietro una colonna, ti ammicca e tu sai già che, volente o nolente, anche questa volta qualcosa andrà storto. La vita di Edmondo Fabbri andava a braccetto con il malaugurato Destino, capace di presentarsi alla porta nel momento meno atteso, proprio quando tu, in panciolle sul divano, ti stavi godendo una giornata serena e felice. Nato e cresciuto a Ravenna, si approcciò al Calcio giocato ad Imola dove, in un’amichevole con il Bologna di Hermann Felsner, fu schierato dallo stesso allenatore rossoblù tra le file del suo Squadrone per un tempo, al fine di studiarlo e conoscerlo al meglio. Da questo momento in poi le strade di Edmondo e del Bologna si allontaneranno, senza toccarsi per parecchi anni. Conclusa la carriera da calciatore (era un’ala rapida e scattante), si dedicò con maestria e una superba intelligenza tattica al ruolo di allenatore, cominciando dall’Inter, orfana del Mago Helenio Herrera. Dopo qualche mese all’ombra della Madonnina iniziò un lungo girovagare che lo portò, tra le altre cose, a capitanare la spedizione azzurra al flop del Mondiale ’66 nella casa del football, in Inghilterra. Suo oggetto del desiderio e pupillo con la maglia azzurra era Giacomo Bulgarelli, per il quale nutriva una sorta di ammirazione mista ad incoscienza, visto che venne schierato anche quando il ginocchio, ormai in sciopero da parecchio, non funzionava più a dovere. La sfortuna, la tragica sorte, bussa: siamo a Torino, sponda granata, dove Edmondo vince una Coppa Italia ma perse, in mortale e tragico incidente automobilistico, l’asso Gigi Meroni. Poi, dopo anni di esilio e di strade parallele che viaggiano all’infinito senza mai toccarsi, Edmondo abbraccia Bologna; è il 1969 quando Raimondo Venturi decise di affidare la squadra felsinea a Mondino, sperando in successi. Toc Toc, eccomi qua di nuovo, mi hai riconosciuto? Fabbri vive immerso nella sfortuna, che oramai è diventata parte integrante della sua vita calcistica e non riesce più ad uscirne: Franco Liguori, uno dei giocatori più forti e promettenti di quel Bologna esce con un ginocchio maciullato dopo uno scontro con Benetti (famoso per il coro Picchia per Noi Romeo) e dovrà dire addio alla carriera calcistica, rimanendo solamente un “chissà che avrebbe potuto fare se …”. A Bologna arriva comunque la conquista della Coppa Italia ma, dopo 3 anni assieme, Edmondo e Bologna si separano nuovamente. Si incontreranno nuovamente parecchi anni più tardi quando il ravennate entrò nello staff felsineo come consulente tecnico e osservatore per altri 5 anni. Nel 1995 lascia una vita impregnata di Calcio, di emozioni, di scommesse, di idoli pallonari ma, soprattutto di sfortuna: spira a Castel San Pietro Terme, a dimostrazione di come Bologna fosse assai importante per Lui. Ciao Edmondo, e buon compleanno!

 

                                                                                                                                                  

 

 

 

 

 

Consultazione Collezione Luca e Lamberto Bertozzi

 

 

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