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Auguri Rossoblù: Kennet Andersson – 6 ott

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«Gli arbitri vedono Andersson alto e grosso, così ritengono che possa essere in grado di incassare qualsiasi fallo. Kennet deve essere protetto né più né meno degli altri attaccanti: non è colpa sua se la mamma lo ha costruito gigante. Perché deve avere sempre addosso le mani degli avversari? Kennet sarebbe un’arma micidiale per il Bologna, ma spesso e volentieri è come se non l’avessimo, visto che non gli consentono neanche di alzarsi. Lui è corretto, leale, non è malizioso e non protesta mai, così gli avversari se ne approfittano».                    Renzo Ulivieri

 

«Picchiano Kennet perché sanno che lui è un professionista esemplare, corretto, leale. Se ci fossi io al suo posto, non mi farei maltrattare così».   Carlo Mazzone

Abbiamo deciso di affidarci a due mostri sacri come Mazzone e Ulivieri per introdurre il personaggio di oggi: a Bologna arriverà nel 1996 dopo due retrocessioni di fila (Caen, in Francia e Bari) ma soprattutto dopo il Mondiale 1994, che vide la Nazionale svedese arrivare al terzo posto, trascinata dai gol di questo gigante biondo. Sotto Le Due Torri si rende da subito protagonista delle trame rossoblù, che lo vedono come terminale offensivo col compito o di servire tramite sponde i compagni di reparto o, invece, di concludere a rete grazie ad una tecnica invidiabile. Big Kennett, al secolo Kennet Andersson, a Bologna si sentirà come a casa, grazie al calore che gli viene somministrato dai tifosi, diventando in poco tempo un idolo di tutta la tifoseria felsinea, che lui ringrazia infilando a ripetizione i portieri avversari e mettendo in ridicolo le difese avversarie, incapaci di contenere l’attaccante. A Bologna, in quegli anni, l’unico modo per fermare l’avanzata dello svedese era abbatterlo, come, all’inizio dell’articolo, sottolineavano Sor Carletto e Renzaccio, a dimostrazione dell’importanza di Kennet all’interno dell’economia del gioco petroniano. Andersson, duro e di ghiaccio all’esterno ma estremamente emotivo e “caldo” all’interno di quella scorza quasi inviolabile, con i Petroniani sotto la gestione Mazzone giunse a conquistare il trofeo Intertoto nel 1998. Arrivato a Bologna con molti dubbi e perplessità, se ne andò da Campione, beniamino delle folle ed amato da tutti grazie al suo modo gentile ed educato e al suo attaccamento alla maglia. Dopo 4 anni conditi da quasi 150 presenze, decise di passare al Fenerbache, in Turchia, prima di ritirarsi in Patria, dove concluse l’attività agonistica. Oggi Lo Svedesone compie 49 anni e questo è il nostro speciale augurio ad un idolo rossoblù come Lui; auguri Big Kennet!

 

Consultazione Collezione Luca e Lamberto Bertozzi

 

 

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