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Auguri Rossoblù: Renato Dall’Ara – 10 ott

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Renato Dall’Ara ci ha fatto ridere, ci ha fatto scherzare, ci ha fatto gioire, ci ha fatto piangere, ci ha reso tristi ma soprattutto ci ha reso orgogliosi di Lui, orgogliosi di aver avuto al timone del Nostro amato Bologna per quasi trent’anni un Uomo di altri tempi, d’altro stampo, un Uomo che ha riportato la società felsinea ai vecchi fasti d’un tempo, ridandole la lucidità e la brillantezza che da troppo tempo non si vedevano. Arrivato nel mondo calcistico un po’ per caso e un po’ per fortuna dopo anni passati nel mercato della maglieria, riesce da subito a mettere a segno un Colpo da 90 con l’innesto di Michele Andreolo, direttamente dal lontano ed esotico Uruguay. Una delle caratteristiche che più di tutte lo distinguevano dalla massa era, oltre ad un occhio fine per i commerci ed una passione quasi maniacale nell’evitare sprechi di denaro, come gestiva i rinnovi dei contratti dei suoi giocatori, spesso incapaci di controbattere alle sue estenuanti trattative e quindi obbligati a cedere alle condizioni del Presidentissimo. Poi qualcosa, a livello di gestione di risorse economiche e umane si inceppa e la squadra petroniana inizia, anno dopo anno, ad emergere sempre meno da un folto gruppo di formazioni presenti in massima serie, precludendo la vittoria di altri titoli. Siamo quindi giunti all’inizio degli anni ’60 quando il Bologna, forte di un settore giovanile invidiabile composto da prospetti davvero interessanti, reo di aver messo in piedi una foltissima rete di osservatori anche fuori dall’Italia per controllare i futuri campioni ma, soprattutto, bravo, nella figura di Dall’Ara, ad aver messo sotto contratto due fenomeni come Haller e Nielsen. Il tutto amalgamato bene da Fulvio Fuffo Bernardini portò, nello spareggio del 7 giugno 1964, i Felsinei a vincere il loro ultimo Scudetto. Ma facciamo un piccolo, ma assai significativo e commovente, passo indietro: 4 giorni prima, il 3 giugno, in seguito ad una furibonda discussione con l’allora Presidente dell’Inter Angelo Moratti avvenuta nella sede della Lega in merito alla successiva assegnazione dei premi scudetto, Dall’Ara si sente male; il cuore, in precedenza già colpito da infarti, smette definitivamente di battere, lasciando Renato con l’impossibilità di vedere la finalissima che si disputerà all’Olimpico di Roma. Quel giorno, durante quella partita che veniva appellata spareggio, furono dapprima Giacinto Facchetti, con un autorete su punizione di Romano Fogli e successivamente il capocannoniere Harald Nielsen a consegnare lo Scudetto nelle mani di Bernardini e della città intera. Un pensiero, e forse più d’uno, non poté che andare all’Uomo che aveva reso possibile tutto questo, il grande assente di quel pomeriggio: era un’assenza talmente pesante che faceva quasi confusione, un’assenza che continuava a fare battute, così come faceva quando ancora era in vita e si lasciava intervistare dalle varie emittenti televisive. Renato Dall’Ara ha rappresentato tanto, per tutti Noi, aldilà delle generazioni, aldilà dell’averlo vissuto o meno, aldilà di tantissimi fattori che ci rendono tifosi l’uno diverso dall’altro, Renato dall’Ara ci ha reso tifosi allo stesso modo, facendoci amare quel Bologna che Così si gioca solo in Paradiso. Grazie Renato, oggi è d’obbligo pensarti e dirti che, alla fine, quello Scudetto lo abbiamo vinto Noi, soprattutto grazie a Te e alle tue intuizioni. Buon compleanno Presidentissimo …

 

Consultazione Collezione Luca e Lamberto Bertozzi

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