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Barrow: “La fiducia è tutto, credevo in Sorrentino”
Musa Barrow è stato intervistato dal Corriere dello Sport a 360 gradi sulla sua vita, dal trasferimento in Italia dal Gambia fino al suo momento attuale a Bologna.
Il primo argomento che viene toccato dal giornalista è il più importante per il giovane Musa: la famiglia, a cui rivolge il suo primo pensiero ogni giorno. Il gambiano comincia a raccontare della madre e dei suoi fratelli, ponendo in evidenza il problema del lockdown che non gli permette di poter tornare liberamente in patria. Per questo motivo e per la salute dei suoi familiari vorrebbe che quantomeno la madre potesse venire in Italia a stare da lui nonostante là ci siano i fratelli a prendersene cura, escluso quello che vive a Bologna che aiuta Musa qua in Italia. Prosegue raccontando che non ha mai conosciuto il padre visto che è venuto a mancare quando ancora Barrow era in tenera età. Infine spende anche qualche parola sulla fidanzata e sul migliore amico; entrambi vivono ancora in Africa. Per quanto riguarda la ragazza la ritiene l’amore della sua vita e sostiene che la fiducia sia tutto; infatti vede impossibile la possibilità di non portare avanti la sua relazione e guarda al futuro a quando la porterà con sé in Italia, ma non può farlo prima che i suoi fratelli, più grandi di lui, si sposino per una questione di rispetto alla famiglia che da piccolo lo ha sempre sostenuto fino all’arrivo nella penisola. Conclude raccontando una promessa fatta al migliore amico, risalente a quando guardavano le partite in televisione al bar della cittadina in cui viveva fino a sei anni fa, in cui diceva che quando avrebbe giocato in Nazionale avrebbe portato il Gambia ad essere campione del continente africano.
Il secondo argomento raccontato dall’attaccante rossoblù è il suo rapporto con il proprio agente Sorrentino che ritiene perfetto sin da quando si sono conosciuti, da quando Musa è stato scoperto mentre giocava nella scuola che frequentava. Da quel momento l’agente prima di convincere il giocatore ha convinto la madre, che ha spinto Barrow a intraprendere quella sfida che, a posteriori, lo ha portato lontano. Dopotutto il nome Musa significa: “colui che non ha mai paura”. Dopo di chè, una volta svolto il provino con l’Atalanta, ci sono voluti due anni prima di ottenere i visti per l’espatrio, ma la fiducia in Sorrentino, quando da parte di tutti gli amici del ragazzo mancava, è risultata fondamentale. Così dopo due anni Barrow ha esordito con l’Atalanta presentandosi con una tripletta; poi dopo aver giocato le prime cinque partita i nerazzurri gli hanno preferito Zapata. Motivo per il quale il giocatore ha preferito cambiare aria visti anche i non ottimali rapporti con Gasperini dal punto di vista umano.
Proprio a questo proposito viene chiesta al giocatore una differenza tra i due allenatori che ha incontrato: Gasperini e Mihajlovic. Il gambiano non ha dubbi, il suo rapporto migliore è sicuramente con il serbo che lo tratta praticamente come un figlio: quando c’è da riprenderlo lo riprende ma quando ha bisogno di confrontarsi si rende sempre disponibile, cosa che con Gasperini non era possibile. L’allenatore italiano voleva solo i risultati. Schierava la formazione con marcature a uomo a tutto campo e chiedeva un grande sforzo; tattica totalmente contraria al modo di giocare di Mihajlovic che è molto più propositivo e coinvolgente tecnicamente.
L’intervista di Alessandro Barbano si chiude parlando delle aspettative future: “Non so cosa mi aspetta”, risponde il ragazzo rimanendo con un interrogativo anche sulla possibile permanenza in rossoblù. “Sicuramente compro casa a mia madre e ai miei fratelli e anche a me in Gambia, per quando smetterò”, prosegue. Lui vive il presente, la sua attenzione è solo al campionato e a concludere al meglio queste dodici partite che aspettano il Bologna. Il suo pensiero è quello di arrivare in doppia cifra per dimostrare di poter tornare quello dell’anno scorso che arrivò in Emilia lasciando tutti a bocca aperta.
L’ultima battuta riguarda il razzismo in Italia: “Io non mi permetto di giudicare ma è un fenomeno che non smetterà mai, ovunque; accompagnerà l’umanità fino alla fine del mondo”.
Fonte: Corriere dello Sport, intervista di Alessandro Barbano
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