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Beppe Savoldi: «Orsolini ha estro. Il Milan? Forte, ma battibile»

L’ex rossoblù protagonista della vittoria della Coppa Italia di 51 anni fa: «Sarei davvero felice se il Bologna riportasse a casa la Coppa»

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Giuseppe Savoldi con la maglia del Bologna
Giuseppe Savoldi con la maglia del Bologna (©Bologna FC 1909)

L’ultima volta la decise lui. Cinquantuno anni fa, Beppe Savoldi e l’ultimo Bologna che conquistò la finale di Coppa Italia. Oggi torna a parlare di quel tiro dal dischetto che porta la sua firma, grazie al quale i rossoblù portarono il Palermo ai rigori, per poi alzare la coppa al cielo, l’ultima, quella del 1974. Poi, le parole sul Bologna di oggi: «Orsolini ha fantasia, colpi, estro, qualità. Il Milan? È forte, ma battibile».

Beppe Savoldi e il ricordo della finale di Coppa Italia del 1974

Savoldi, il fascino di ripete… – «Devo dire una cosa: a quei tempi la manifestazione era meno considerata di oggi, anche se comunque prestigiosa, sia chiaro. Non è che le squadre puntassero come accade oggi ad arrivare alla vittoria. Oggi vale di più e sarei davvero felice se il Bologna la riportasse a casa».

A Palermo borbottano ancora per quel rigore al 90′ che diede l’1-1, risultato che aprì ai calci di rigore: qual’è la sua verità? – «Qualche anno fa vengo invitato a Palermo da una persona, un professore, che poi è diventato un amico. Aveva deciso di creare un dibattito, un incontro a scuola inquadrando ancora una volta quella finale storica per il Palermo. Beh, quella mia testimonianza sembrò quasi un ammissione».

Ammissione? Quindi parliamo di un rigorino? – «Bulgarelli prese il fallo, diciamo che fu un rigore un po così. Non so se fu Arcoleo a causare il penalty ma anche lui venne a quell’incontro organizzato per le scuole: sono onesto, quel giorno avrebbe meritato di vincere il Palermo. Noi non giocammo bene, per niente. Meritavano loro. questo posso onestamente affermarlo anche oggi senza ombra di dubbio».

L’atmosfera della vittoria del 1974 – «C’erano tanti Bolognesi a Roma e la Coppa venne presa come una bellissima gioia in città. Ora i tifosi sono un “cinema”, magari a volte esagerano, ma che la gioia abbia il sopravvento è bello. Il Dall’Ara è diventato una festa. Con grande sincerità, ricordo un altro evento che mi rimase negli occhi e nel cuore. Andammo in Inghilterra e vincemmo la Coppa di lega Italo-Inglese: finita la gara di ritorno, la nostra squadra passò attraverso due ali formate dal Manchester City. Quello fu emozionante anche più della Coppa Italia».

L’allenatore di quella Coppa Italia era “Petisso”, Bruno Pesaola – «Era genialoide e un tipo particolare, un allenatore che ci sapeva fare. Cercava, nel suo, di romperci le scatole il meno possibile. Prima della finale ci disse “Voi fate semplicemente quel che sapete fare, io se serve vi darò quel che posso nel mio piccolo”. Unico».

Il leader di quella squadra era Bulgarelli – «Lui si: e tutti gli altri sotto la stessa altezza. Non c’era il campione fra noi: c’era Giacomo e poi tutti gli altri. Io avevo 27 anni e il capitano era proprio Bulgarelli. Una guida vera, nel dire, nel fare, nel giocare, nel gestire o dire una frase in più al momento giusto. Lui in cima, noi sotto ad ascoltarlo: non succubi, ma rispettosi della sua autorevolezza e della sua statura di bandiera e giocatore».

Fra voi eravate anche amici? I ragazzi del Bologna di oggi lo sono – «Lo eravamo moltissimo. Amici è la parola giusta. Andavamo a cena assieme e stavamo bene. Andavamo in giro, ci divertivamo negli allenamenti o anche solo a chiacchierare, farci gli scherzi, prenderci in giro».

Le parole di Savoldi sul Bologna di oggi

Cosa la rapisce del Bologna di oggi? – «Tutto: il gioco, la qualità che mostra, alcune individualità, l’organizzazione».

È vero che le piacciono Castro e Orsolini in particolare? – «Orsolini ha fantasia, colpi, estro, qualità. Quando è in giornata non lo fermi proprio e merita la Nazionale, su questo non ci sono dubbi. E poi Santiago Castro. Se mi assomiglia? Qualcuno ha detto di si, ma abbiamo caratteristiche diverse. Semmai è la sua rabbia nel cercare sempre qualcosa e la porta che ne fanno un giocatore importante, ha numeri e forza non indifferenti. Poi, beh, non scende in campo ma sta diventando sempre più bravo, Vincenzo Italiano».

Italiano ha dimostrato di saperci fare in un contesto che aveva già vissuto un’annata da sogno –  «È stato bravo a capire il contesto e la città. Bologna è una città che vive bene e che ti lascia vivere. Va capita e assecondata. Ti cambia, ti fa migliore. E lui è stato bravo a capire dov’è e a cogliere l’essenza della città. Poi, sul campo, è stato altrettanto apprezzabile nell’assecondare le qualità e le caratteristiche dei giocatori che ha trovato e preso. È diventato bravo, molto bravo. Per il gioco che fa ed evidentemente per una gestione del gruppo che sa portare frutti».

Ma per battere il Milan gli servirà essere bravissimo… – «Il Milan è forte ma battibile. Tutto è possibile. Se Italiano capisce che le lacune del Milan sono difensive e su quale giocatore puntare, le attenzioni… Beh, non dico altro…» – poi sorride e ripensa un attimo – «Non so se vado a Roma ma sono col Bologna, questo è certo…».

(Fonte: Matteo Dalla Vite – La Gazzetta dello Sport)

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