Bologna FC
BFC Femminile – Intervista esclusiva a Beatrice Sciarrone: “Una vita da mediano, sognando la Serie A”
Accompagnati dalle immortali note di Luciano Ligabue, prosegue il nostro viaggio alla scoperta del Bologna femminile: la protagonista di oggi è Beatrice Sciarrone, mediano della squadra rossoblu. Insieme abbiamo parlato dell’attuale ma, soprattutto, degli inizi e degli obiettivi futuri.
Ciao Beatrice! Come hai vissuto questa quarantena e com’è iniziata questa fase 2?
“Ciao! Mi tengo abbastanza impegnata dai; tra videolezioni scolastiche e videochiamate con la squadra il tempo è passato e passa, tutt’ora, in fretta. Poi ci sono anche gli allenamenti a corpo libero sempre con la squadra, per il resto passo le giornate come tutti. Sono molto contenta di questa Fase 2: posso andare a correre da sola e, abitando in un paese piccolo, non ho il rischio di incontrare tanta gente. Qui c’è anche un campo da calcio messo a disposizione del paese per allenamenti individuali, quindi dai, per ora sta andando tutto bene”.
Chi è Beatrice Sciarrone?
“Una ragazza di 17 anni abbastanza alla mano, un pò come le ragazze della mie età. Frequento un Istituto Tecnico-Agrario; mi sono avvicinato al calcio da piccolissima, avevo circa 2 anni. Il merito è stato di mio nonno materno che, in Ucraina, mi portava allo stadio. A due anni facevo ancora fatica a calciare, però potevo iniziare ad affezionarmi a questo sport. Poi anche mio padre ha sempre giocato a calcio, nel Vado: era molto forte, me lo dicono in molti. Infine anche mio fratello ha giocato e allenato il Vado, quindi dovevo per forza seguire la tradizione”.
Una famiglia sportiva quindi! Che tipo di partire ti portava a vedere il nonno in Ucraina?
“Qualsiasi partita che ci fosse in quello stadio! La cittadina era piccola e la squadra non era molto conosciuta. A volte andavo a vedere le sue partite: mio nonno ha 73 anni, ma ha sempre giocato a calcio fino a tre anni fa, in cui fece l’ultimo torneo e, ovviamente, era il più maturo in campo. La sua passione è stata contagiosa per me”.
Tu hai la stessa passione del nonno invece?
“Sì, fortunatamente, e sono molto contenta di questo. Per me il calcio, oltre a una semplice passione, è un modo di esprimersi. La maggior parte delle volte in cui magari sto affrontando situazioni negative, mi sfogo con il calcio. Trasformo la rabbia in forza per diventare un degno avversario per la squadra che mi trovo di fronte”.
La tua rabbia la giudichi positiva per te o negative per le avversarie?
“Negativa per loro, assolutamente. La rabbia tende a trasformarsi in concentrazione e, la maggior parte delle volte, riesco a passarla alle mie compagne”.
Prima di una partita hai qualche rituale particolare o senti qualche canzone in particolare per caricarti e rilassarti?
“Nulla di particolare, ho qualche genere di canzone che preferisco ascoltare prima di ogni partita ma nulla di prestabilito”.
Com’è la realtà Bologna e com’è stato per te il primo impatto con la società rossoblu?
“Questa realtà è molto bella, ma bisogna avere i mezzi per affrontarla. Per portare in alto questo nome devi essere sempre determinato. Si spera di portare la squadra verso la massima categoria. Per quanto riguarda me ti dico che ho sempre giocato con la squadra maschile del mio paese, fin da quando avevo 8 anni; un giorno organizzarono un torneo, e un osservatore – in contatto con il mister di allora Daniela Tavalazzi – era venuto al campo. Mi propose di fare qualche torneo con la squadra femminile, anche perché con i ragazzi puoi giocare fino a una certa età. Decisi di fare questo esperimento con le ragazze: alla fine mi sono convinta del tutto e, di comune accordo con mia madre, mi iscrissi nel Bologna femminile”.
Che tipo di centrocampista sei?
“Mi ritengo un mediano e, come tutti i mediani, devo essere un buon sostegno alla squadra ed essere quell’uomo in più nella fase difensiva mentre, in fase di possesso, devo essere concentrata per un’eventuale ripartenza avversaria. Ricevo informazioni e cerco di applicarle, sempre nel migliore dei modi possibili”.
Una vita da mediano a recuperar palloni quindi?
“Ligabue, ecco una delle canzoni che ascolto nello spogliatoio! Mi ritrovo dentro dai, il concetto è quello”.
Hai qualche idolo?
“Non posso definirlo proprio idolo, perché non lo seguo da molto, ma ti dico Virgil Van Dijk, il capitano del Liverpool. Ha una forza fisica clamorosa e la utilizza nel migliore dei modi: recuperando palloni e aiutando la squadra, e quasi sempre ci riesce”.
Hai un obiettivo o sogno nel cassetto?
“Ho un obiettivo costante: migliorare me stessa, sempre di più. Il sogno è portare il Bologna in Serie A, e sarebbe una grande cosa fare parte del gruppo artefice di questo grande trionfo”.
Grazie Beatrice.
“Grazie a te”.
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