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BFC femminile – Intervista esclusiva a Martina Marcanti: “Voglio continuare a giocare e divertirmi nel Bologna”

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Oggi chiacchieriamo con Martina Marcanti, centrocampista classe 1999, giocatrice del Bologna FC Femminile. Segnalata da alcuni addetti ai lavori come una delle migliori calciatrici a livello tecnico, nell’ultima stagione e mezza ha potuto giocare poco a causa degli infortuni.
Ora attende solo la fine di questo periodo di stop forzato per tornare a giocare e divertirsi con la maglia rossoblù.

Ciao Martina, in quest’intervista partirei da te. Parlaci della tua passione per il calcio e del perché hai cominciato a giocare a calcio?

“Ho iniziato a giocare a calcio a cinque o sei anni, quando ho cominciato le scuole elementari. È stato sicuramente il primo sport, insieme al nuoto, l’unico che ho continuato. In realtà il motivo per cui ho cominciato non lo so. I miei genitori mi raccontano che ho sempre detto di voler giocare a calcio. Abito tutt’ora di fronte ad un campo di calcio, dove all’epoca c’era una Società, la Scuola Calcio Ancora, ho iniziato a giocare a calcio lì, ma il vero motivo non lo so davvero e nemmeno i miei genitori.
Ho continuato nella società finché non è fallita e sono andata al Bologna. Anche perché Pietro Bosco, il nostro attuale presidente, all’epoca era il responsabile del settore femminile dell’Ancora e lui mi ha portato al Bologna. Da quando sono al Bologna non ho più cambiato”.

È una passione innata insomma?

“Sì, ho sempre pensato che fosse una cosa che in un modo o nell’altro io dovessi fare”.

In un’intervista di qualche mese fa, qualcuno ti ha definito attaccante, in realtà tu hai risposto di essere una centrocampista. Quali sono le tue caratteristiche in campo e dove pensi di poter migliorare?

“La mia caratteristica principale è sicuramente la tecnica. Sono comunque un po’ bassa, essendo 1,60m e abbastanza magrolina dunque non spicco per il fisico.
Io mi definisco centrocampista. Ho svariato in tutti i ruoli del centrocampo: ho giocato mediano da sola o a due, mezzala a tre e trequartista, ma se dovessi scegliere io, sceglierei centrocampista centrale.
In questa stagione e un po’ nella scorsa ho cominciato a giocare da mediano davanti alla difesa, ruolo che a mio parere rispecchia molto le mie caratteristiche. Delle due fasi preferisco quella offensiva e in generale il creare gioco, perché sono dotata più a livello tecnico che a livello fisico e dunque nel gioco fisico e nei contrasti mi manca qualcosa. Penso di poter migliorare proprio nella fase difensiva. Sono consapevole di essere migliorata anche a livello di grinta, di cui inizialmente difettavo un po’, perché sono abbastanza timida e questo carattere sicuramente si riflette in campo”.

L’anno scorso hai fatto un gol e tre due stagioni fa, pur facendo il mediano? Quest’anno invece quale è il bilancio della tua stagione finora?

“In realtà i gol non li ricordo bene. L’anno scorso poi ho giocato poco per via degli infortuni, nell’ultima partita a dicembre (2018, ndr) mi sono fatta male alla caviglia e sono rientrata a febbraio, ma a fine marzo mi sono rifatta male questa volta al crociato. Dopo l’operazione e la riabilitazione, quest’anno ho riiniziato gli allenamenti a ottobre, ma ho ripreso a giocare solo a gennaio perché ho avuto bisogno di tempo per riprendermi. Fondamentalmente quest’anno ho giocato solo 2 partite di campionato più qualche amichevole.
Come squadra non abbiamo spiccato, e ora speriamo di tornare a giocare al più presto”.

Siete partite male e avete poi fatto 11 punti nelle successive 10 partite, ora però, come tutti, siete ferme dal 16 febbraio. Come state vivendo questa lontananza dal campo?

“Mi spiace molto per la situazione in generale. Nel mio piccolo mi dispiace ancora di più perché avevo appena ripreso a giocare e ora sono di nuovo ferma. Adesso ci stiamo allenando un po’ a casa, ma non è sicuramente la stessa cosa. Avevo tanta voglia di giocare perché purtroppo sono stata ferma tanto tempo e le prime settimane, come per tutti, sono state un po’ difficili, ma ora va meglio”.

Mettendo da parte questo periodo difficile e passando ad aspetti più leggeri della vita calcistica. Finché avete indossato le maglie coi numeri personalizzati (in Serie C Femminile, la numerazione è quella classica, ndr) tu vestivi il numero 23. C’è un motivo in particolare?

“Il 23 è innanzitutto il giorno del mio compleanno, 23 settembre. E tanto nella mia scelta è dovuto al fatto che fosse il numero che indossava Alessandro Diamanti al Bologna. È uno dei miei calciatori preferiti per tecnica, classe e personalità. Giocatore e Capitano del Bologna, questo ha influito tanto”.

Senza scomodare paragoni. Nel calcio femminile italiano, c’è una giocatrice a cui ti ispiri quando giochi?

“In Serie A mi piace molto Manuela Giugliano, regista della Roma. Fisicamente anche lei è un po’ bassa e tecnicamente ricopre quello che è il mio ruolo. Poi c’è anche Aurora Galli della Juventus, sempre a centrocampo, anche se le sue caratteristiche sono un po’ diverse. Entrambe sono protagoniste in Nazionale, ma se dovessi sceglierne una, sceglierei sicuramente la Giugliano”.

Avrai ovviamente seguito la Nazionale la scorsa estate, con tutto il seguito mediatico che ha avuto. Pensi e speri che il calcio femminile in Italia possa avere un’ulteriore spinta, oltre la visibilità che hanno dato gli ingressi di Juventus, Milan e altre big del nostro calcio? Ce lo auguriamo tutti.

“Sicuramente l’ingresso di Juve, Milan, quest’anno l’Inter e già altre negli anni passati come la Roma, hanno aiutato e hanno portato il calcio femminile alla luce dei riflettori. Poi hanno contribuito anche i Mondiali, anche perché era l’unica Nazionale. Col fatto che la Nazionale maschile non si fosse qualificata nel 2018, la Nazionale femminile era il faro del movimento in quel momento, e anche questo secondo me ha influito. Mi auguro che il calcio femminile possa arrivare a livelli sempre maggiori, non dico parità perché al momento sarebbe utopico dirlo, ma ad un livello di strutture e investimenti maggiore. Anche perché se poi investi e porti persone competenti, automaticamente si alza la qualità di tutto il gioco e il pubblico così andrà a guardare il calcio femminile.
Mi auguro in futuro di vedere magari una partita del Bologna Femminile al Dall’Ara, non per forza con me in campo, ma mi piacerebbe almeno vederla”.

L’obbiettivo per il calcio femminile italiano a breve termine è il professionismo?

“Sì certo, sicuramente”.

Dopo questa panoramica, vorrei tornare a te e vorrei chiederti quale è il tuo sogno, calcistico, nel cassetto.

“Sono affezionata a Bologna, è la mia città, e al Bologna, che è la squadra che tifo. Se potessi scegliere io non mi muoverei da Bologna, anche perché ora ho cominciato anche l’Università qua a Bologna. Voglio solo continuare a giocare e divertirmi. Il sogno magari potrebbero essere la Serie A e la Nazionale, ma in questo momento è ancora lontano.
Ora l’obbiettivo è quello di continuare a giocare e divertirmi e cercare togliermi delle soddisfazioni”.

 

“Ciao Martina, grazie. E auguri per il futuro rientro in campo tuo e di tutto il calcio”.

“Grazie a te”.

 

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