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Bologna 2020, cosa aspettarsi quando si aspetta?

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Ad ogni inizio di anno nuovo è come se ricominciasse una nuova vita per ogni squadra di calcio: si cerca di resettare tutto ciò che è già stato e, come in un videogioco, si inizia una nuova partita. Un taccuino tra sogni e speranze, si cerca la ricetta giusta per non cadere più negli abissi della classifica a favore di una posizione più elevata possibile. Una cosa è certa: ogni squadra si porta dietro gli strascichi dell’anno passato, tra momenti positivi e fattacci negativi. L’importante però è risalire la china, sempre; per il Bologna, ora, è doveroso continuare sulla strada giusta.

La squadra rossoblù si è aggrappata al suo condottiero, Sinisa Mihajlovic, che piano piano sta combattendo una malattia bastarda che però sembra esserla di meno se di fronte si trova un combattente come il tecnico serbo. E’ tutta una questione di mentalità, lo è stata per tutto il gruppo: trasformare una situazione negativa in un trand positivo non è mai facile, perchè ci deve essere sempre la capacità di immedesimarsi in una situazione estranea a te stesso. Missione compiuta per gli uomini di Sinisa, che piano piano sono diventati una cura preziosa per il mister. La domanda lecita da farsi parte proprio da questa riflessione: può esserci così tanto amore nel calcio, in una situazione così surreale?

Dopo periodi di indifferenza, causati anche dai risultati negativi della squadra, negli ultimi anni il popolo bolognese è ritornato prepotentemente al Dall’Ara: questione d’affetto, questione di attaccamento ad una maglia che certi personaggi son riusciti a far amare nuovamente alla propria gente. Merito di Saputo, presidente limpido che ci sta mettendo sempre la faccia; merito della dirigenza, che cerca sempre di accontentare il proprio mister; merito di Sinisa, che non riesce proprio a fermarsi davanti a nulla; infine, merito dei calciatori, che escludendo prestazioni negative stanno dimostrando di tenerci alla maglia, almeno la maggior parte di loro. Dal grande finale di stagione della passata annata fino ad arrivare all’attuale campionato: da quel 30 agosto, giorno in cui Sinisa andò in panchina nel derby vinto all’ultimo contro la Spal, fino ad arrivare ad oggi. Sembra passata una vita, son passati mesi in cui tutti gli eventi accaduti sono stati la sintesi di tre concetti fondamentali: grinta, determinazione e fiducia. Un mix potentissimo, un antidoto capace di far scalare vette inesplorabili a chiunque ne faccia uso e ora il Bologna, più carico che mai, vuole continuare sulla strada giusta.

Fino ad ora la stagione degli emiliani è stato un sali e scendi continuo che, complessivamente, può essere tradotto in pochi numeri: 6 vittorie, 4 pareggi, 7 sconfitte, 22 punti e nono posto in classifica. Bene l’inizio, meno la parte centrale, convincente il finale. Magari questo Bologna, con gli stessi giocatori, in un’altra stagione sarebbe stato più giù in classifica. I motivi: forse mancanza di convinzione, forse perchè mancava un condottiero in grado di strigliare e spronare fino all’ultima goccia di sudore. Lentamente si sta creando una vera identità, la squadra risponde all’allenatore e gioca a comando: si parte da una difesa che cerca, partita dopo partita, di trovare le tattiche giuste per arginare le offensive avversarie; un centrocampo che ha ritrovato il Pioli condottiero e uomini di assoluta affidabilità; un attacco tecnico, guidato da un Palacio che sembra non arrendersi mai, nemmeno di fronte ad un nemico imbattibile, il tempo. Sinisa è riuscito a dare un identikit preciso alla squadra, a volte ha funzionato a volte meno, ma questo Bologna ora ha una colonna portante evidente. Un mix tra esperienza (Danilo, Poli, Medel e Palacio) e giovani (Svanberg, Dominguez, Soriano e Orsolini) che si sta rivelando benevolo per la causa rossoblù.

Ora si è aperta la tremenda finestra del mercato e Sabatini ha il compito di portare a Bologna quelle pedine che mancano a Sinisa: Dominguez è già arrivato e sta già facendo innamorare i tifosi. Ora in ballo ci sono altre due questioni: difesa e attacco. Per la fase offensiva, dopo la partenza di Destro direzione Genoa, il favorito è Musa Barrow: 15 milioni chiesti dall’Atalanta, 12 offerti dal Bologna, l’impressione è che si possa chiudere abbastanza presto. Senza poi dimenticarsi di Vignato, già acquistato dal Chievo: resta da decidere solo se portarlo sin da subito al Bologna o farlo rimanere a Verona altri 6 mesi. L’alternativa è Favilli, che però Sinisa preferisce meno. Più spinosa la questione difesa: piace Juan Jesus ma ha un ingaggio elevato per la casse rossoblù, le alternative sono Lyanco e Bonifazi, anche se nemmeno qui le trattative sembrano facili da imbastire.

Cosa aspettarsi quando si aspetta? Riprendere il titolo di un film per descrivere una situazione attuale non è mai facile, anche perchè in questi casi c’è sempre una linea sottilissima tra il paradiso e l’inferno. La gente ora ci crede, si sente la grande atmosfera che c’è allo stadio ogni qualvolta il Bologna gioca in casa e il trascinare i calciatori sta funzionando sempre di più. Prefissarsi un obiettivo potrebbe essere tossico, perchè potrebbe esserci sia felicità ma anche delusione se quel determinato obiettivo fallisca. Quindi, riprendendo un’altra frase celebre, si pensa giorno per giorno e non si pensa al domani: saranno d’accordo tutti, dagli addetti ai lavori fino ai tifosi. A Bologna si è riaccesa la passione, sperando che questo 2020 possa dare a tutto il popolo rossoblù le soddisfazioni che merita.

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