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Bologna, cosa (non) ti porta il ritiro punitivo del Milan?

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“Chi non lavora, non fa l’amore”, cantavano Adriano Celentano e la moglie, Claudia Mori, in protesta dei bassi salari e in difesa dei proletari. Problema che, sicuramente, non tocca le corde di Casa Milan, ma il titolo suona perfetto per ciò che è accaduto ieri nei dintorni di Milanello: all’allenamento della mattina nel giorno della Festa dei Lavoratori, Bakayoko – mezz’ora prima dell’inizio della seduta – sarebbe rimasto a piedi con l’auto, perché a corto di benzina, prima di imboccare l’autostrada che da Milano l’avrebbe dovuto portare al centro sportivo rossonero. Banale scusa o meno, Gattuso non ha fatto troppi conti e, terminata la fatica, ha ordinato il ritiro punitivo in vista della sfida con il Bologna, a partire da oggi pomeriggio alle 16.
Goccia che ha fatto traboccare il vaso? Sì, l’hanno scritto tutti e, difficilmente, troveremmo uno che non la pensi uguale. Tuttavia, difficile pensare che uno come il numero 14 – uno dei pochi che si salva in quest’ultimo mese – abbia ritardato l’allenamento apposta o abbia trovato delle scuse: ma tant’è, una vittoria nelle ultime otto gare, contando anche quella di Coppa Italia, e una corsa alla Champions League con più concorrenti che altro fanno sì che – più di prima – la sfida con il Bologna sia un’ultima spiaggia dal punto di vista psicologico.

COSA NE TRAE IL BOLOGNA DAL RITIRO PUNITIVO DEL MILAN?

A Bologna dovrebbero essere felici, per la ragione che tutti pensiamo: dall’altra parte della metacampo, in un lunedì sera, ci sarà una squadra che avrà un solo risultato a disposizione ma, come ha dimostrato negli ultimi trenta giorni, non potrà fare leva sul suo gioco. Paradossalmente, su questo piano potrebbero avere il pallino proprio i rossoblù, bravi – sabato scorso – a ribaltare un Empoli che, dopo il gol, si era totalmente chiuso in difesa.
E la mancanza di gioco, di alternative vicino al portatore di palla, porta un calo psicologico non indifferente: immaginiamo che in un lunedì sera, appunto, San Siro non sarà vestito come nelle notti di Champions, per cui – se il Bologna iniziasse a creare immediatamente una o due palle gol – il pubblico rossonero sceglierebbe la via dei fischi per tentare di svegliare la squadra.
L’ultimo dato riguarda i numeri, tanto utili quanto inutili: il Milan, sì, dovrà tornare a vincere prima o poi, ma è vero anche che l’anno scorso, dopo il ritiro, è stato abbattuto in casa dell’Hellas Verona (3-0) e poi dall’Atalanta a San Siro (0-2).

Il ritiro punitivo, però, aiuta allenatore e giocatori a guardarsi in faccia più di quanto non facciano durante una settimana di allenamenti. Gattuso, come ha affermato più volte, non porta rancore e l’ha dimostrato anche ieri quando, una volta uscito dai cancelli di Milanello, si è fermato per firmare autografi e fare foto con i tifosi. Ecco perché il Bologna non dev’essere pienamente contento di questa punizione: la psicologia è il tallone d’Achille del Milan, ma è la forza di Ringhio, cresciuto in maniera esponenziale da quanto si è seduto in panchina. Occhio: il Milan non è “scarso” ed è inutile chiedersi come faccia a essere quarto, sebbene la sua mole di gioco attuale lo farebbe oscillare in zona salvezza. I giocatori sono gli stessi che nei primi mesi della stagione, e poi in quelli del 2019, hanno aiutato il Diavolo a salire nella zona calda della classifica. Chiaro, Gattuso dovrà fare un miracolo per ristabilire le vecchie abitudini – e molto difficilmente accadrà – ma giocare dopo di tutte le dirette avversarie potrebbe muovere l’orgoglio dei vari Suso, Kessie o Calhanoglu, ai quali sembra che abbiano tolto le capacità i Nerdlucks, il gruppo di alieni di Space Jam.

Insomma, il Milan ha una gran voglia di tornare a fare l’amore con la Champions. C’è da dire che, sulla carta e non, avversario peggiore non poteva capitare, ma per guadagnare si è sempre dovuto lavorare.

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